Latina

Guatemala: a Panabaj la situazione è ancora critica

13 giugno 2006
Diego Brugnoni

Rilancio l'allarme di Benedetta Lettera dal Guatemala, diffuso oggi attraverso la newsletter degli amici di LATINOAMERICA.

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Cari amici,
vi scrivo perché la situazione qui a Panabaj é di nuovo molto grave e la comunitá ha bisogno di tutto l'aiuto possibile.
Come la maggior parte di voi giá sanno, il 5 di ottobre 2005 una frana ha completamente sepolto il cantone di Panabaj, Santiago Atitlán, Guatemala, lasciando 600 famiglie senza casa, 100 morti, 600 dispersi, 77 vedove, 25 orfani di padre e madre e 50 bambini privati di uno dei genitori. La
comunitá su cui si é abbattuta la tragedia é una comunitá maya Tzutujil, giá castigata dalla violenza del genocidio degli anni '80 e dalla conseguente povertà, in molti casi estrema, analfebismo, subnutrizione.
Gli Tzutujiles sono un popolo forte e guerriero, e anche questa volta si sono organizzati per difendere i propri diritti e prendere parte nel complesso processo di ricostruzione: é nata la associazione comunitaria ADECCAP (Associazione per lo sviluppo comunitario del Cantone Panabaj) che rappresenta quasi 400 famiglie nel processo di costruzione delle case, che sta lavorando tutti i giorni perché la ricostruzione di Panabaj sia rapida e giusta e che sta realizzando vari progetti, con l'auito della comunitá internazionale, in beneficio della popolazione colpita (stiamo lavorando
nell'educazione, sicurezza alimentaria, salute mentale, esumazioni, diritti umani).
ADECCAP ha assunto un ruolo importante nel panorama nazionale, e la battaglia piú ardua che ha vinto é stata riuscire a fermare il governo nella costruzione di 290 case in un terreno ad alto rischio di minaccia naturale, terreno scelto senza consultare la popolazione ed in base a criteri economici: il governo non ha dovuto spendere soldi nell'acquisto poiché gli era stato donato. ADECCAP ha fatto pressione a tutti i livelli, fino ad ottenere tutto il materiale tecnico necessario e fino ad arrivare
al Congresso della Repubblica. Alla fine il governo ha dovuto abbandonare la costruzione e ammettere l'errore, peró l'atteggiamento incompetente e arrogante mantenuto da gennaio fino a maggio é costato molti soldi (100 case erano sul punto di essere finite) e 8 mesi buttati al vento.
Ora siamo di nuovo nella stagione piovosa, il governo ancora non ha comprato un terreno per le case e di nuovo la vita delle persone é in pericolo: 100 famiglie stanno vivendo nella zona ad alto rischio, ai piedi della frana che ha sepolto Panabaj, nell'attesa di essere trasferiti nella nuova urbanizzazione.
ADECCAP ha individuato molti terreni adatti alla costruzione, ha contattato tutti i propietari e messo tutta l'informazione a disposizione del governo, però passeranno almeno altri 3 mesi prima che siano disponibili i soldi per l'acquisto. Allo stesso tempo stiamo lavorando con la cooperazione internazionale affinché apporti i fondi che garantiscano una urbanizzazione dignitosa e di cui il governo é carente.
Il problema é che la pioggia non ha aspettato i tempi della burocrazia, e venerdí scorso abbiamo dovuto evacuare in tutta fretta 650 persone dopo 1 ora di pioggia intensa: un'altra volta un fiume di fango e pietre, un'altra volta bambini che piangevano terrorizzati e vecchiette portate in braccio tremanti e bagnate.
Da venerdí, tutte le sere, alcune famiglie raccolgono le loro cose e se ne vanno a dormire nel salone municipale, per paura. Ora sta piovendo e tutti siamo in allerta pronti ad organizzare l'evacuazione: ogni mezz'ora un giro di telefonate per sapere se la corrente é cresciuta, se la pioggia continuerá, se le scuole sono pronte per una eventuale emergenza.
La pioggia continuará fino ad ottobre, e la comunitá non puó vivere cosí: 100 famiglie stanno rischiando la vita tutte le notti. Quello che la gente ha chiesto al governo é che si costruiscano, al piú presto possibile, rifugi in un posto sicuro, per poter lasciare le case in zona di alto rischio e aspettare che sia completata la costruzione delle nuove (1 anno almeno). Per la costruzione di questi rifugi bisogna compare un terreno, e questo é di nuovo il problema: la lenta burocrazia e la cronica mancanza di fondi d'emergenza.
ADECCAP ha trovato un terreno utile e iniziato la negoziazione con il propietario, se avessimo i soldi sufficienti potremmo comprare domani stesso il terreno e iniziare l'installazione dei rifugi. Abbiamo bisogno di 15.000 dollari, una cifra ridicola ed enorme.
Il terreno che ci serve é nella stessa zona in cui si realizzerá la costruzione delle case, secondo gli accordi presi con il governo, ADECCAP comprerebbe il terreno a suo nome e lo rivenderebbe al governo allo stesso prezzo quando il governo disporrá dei fondi. Se il terreno acquistato non rientrasse nel piano di urbanizzazione, sará utilizzato da ADECCAP per la costruzione di infraestruttura di uso pubblico.
Che altro dire? So che ognuno di voi fará il possibile, e per questo vi mando la piú profonda gratitudine da parte delle persone di Panabaj.
Nel frattempo continua a piovere, e tutti viviamo la stessa tensione e la stessa paura: l'evacuazione di venerdí scorso é avvenuta di pomeriggio, gli uomini afferrati alle funi potevano camminare nella corrente e guardare di casa in casa in cerca di persone in pericolo, i bambini potevano guardarci in viso e aspettare che attraversassimo la corrente per andarli a prendere, tutti potevano vedere dove mettevano i piedi.
Ma se fosse successo di notte come sarebbe andata?
Cosa accadrebbe se dovessimo evacuare la popolazione stanotte?
Un grande abbraccio da Panabaj
Benedetta

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