Latina

La triplice frontiera e la guerra infinita II

6 gennaio 2007
Dott. Carlos A. Pereyra Mele
Tradotto da per PeaceLink



Due anni fa avevamo segnalato la presenza di truppe speciali statunitensi in una serie di basi militari nel continente sudamericano che si concluse con l'arrivo dei Marines in Paraguay (1) e che, a quanto pare, non era estraneo alla base militare Malvine Britanniche (alleato strategico di Washington). Al tempo sottolineavamo il fatto che questo sistema di basi attive e semi attive faceva parte di una strategia a livello planetario: non ci sbagliavamo, le nostre considerazioni sui tempi a venire erano giuste, poiché queste strategie fanno parte della presenza militare globale degli Stati Uniti.

Secondo recenti sondaggi, il tema sempre più discusso della "guerra infinita" al terrorismo ormai non convince più nemmeno gli stessi statunitensi. E c'è di più, alcuni giorni fa la stella del giornalismo statunitense Bob Woodward – lo stesso che avrebbe causato la caduta del presidente Nixon con la denuncia del caso 'Watergate' – ha pubblicato un libro-testimonianza sull'amministrazione Bush. "Il libro è pieno di scene che mostrano con sorprendente minuzia la leggerezza con la quale sono state prese decisioni cruciali, dipinge Bush come un personaggio che rifiuta le cattive notizie e accetta solo le buone e che agisce con incredibile superficialità con un ottimismo che supera i limiti dell'irresponsabilità. Descrive inoltre come i consiglieri occultano le cattive notizie per non disturbare il capo e si tengono dentro le loro opinioni negative per non rimanere fuori dal gruppo". Oltretutto, mette in risalto i dissidi tra i settori dell'intellighenzia e quelli del Pentagono e la conseguente perdita di capacità strategica nella lotta unilaterale che hanno dichiarato al terrorismo internazionale.

Questa perdita di capacità strategica si sta manifestando nei due conflitti armati più importanti del momento: quello in Afghanistan dove i Talebani tornano a controllare tutto il sud del Paese e si trovano alle porte della capitale, Kabul, dopo 5 anni di guerra contro gli USA e la Nato – vedi rivista Newsweek del 4/10/06; e quello in Iraq dove le forze della ormai debole alleanza, ridotta principalmente a Stati Uniti e Inghilterra in questi giorni, hanno perso la coerenza strategica e si dedicano solo a cercare di mantenere il controllo su alcuni settori di Baghdad e Bassora. E intanto la resistenza all'occupazione si fa sempre più debole e il capo dell'esercito inglese ha chiesto il ritiro delle truppe irachene.

Tutto ciò dimostra come continua a svilupparsi allo stesso modo la politica globale statunitense: con i dirigenti che si rintanano nel loro discorso fondamentalista e praticano quella che si potrebbe chiamare la politica del 'fuggire in avanti'. È la politica della guerra contro 'l’asse del male' (Afghanistan, Iraq, Corea del Nord e Iran). E in questo drappello sfortunatamente rientra anche l'Argentina, in un cammino pericoloso per i suoi interessi regionali e continentali.

L'Argentina di oggi è un Paese stremato e illanguidito dalla sicurezza privata, dalla corruzione politica, dai negoziati, dalle 'barras bravas' (Bande di tifosi diventati pericolo pubblico; ndt.), dagli scontri sterili, dalla povertà e dall'emarginazione, con un sistema giudiziario troppo lento e di parte che a volte “sbaglia” come il giudice della donazione degli organi (nella causa di una bambina investita da un'auto, nel 2000 il giudice De La Cruz attribuì il decesso della dodicenne alla donazione degli organi che i genitori avevano autorizzato dopo la morte cerebrale e non al minore che guidava contromano che provocò la tragedia; ndt). È un Paese che ha casi irrisolti come la rapina alla banca di Ramallo o che pronuncia sentenze come nel caso dell'omicidio di Blumberg, o della morte di Menem Jr., che non riesce a ritrovare il desaparecido Jorge J. López, ecc., ecc. In questa situazione è difficile che la maggior parte dei gruppi dirigenti della società possa fare delle considerazioni strategiche sulle condizioni mondiali odierne. Purtroppo i nostri dirigenti generalmente danno ascolto soltanto ai ripetitori locali delle emittenti globalizzatrici.

Perciò nel mio lavoro sulla 'lotta per le risorse' (2) scrivevo della mancanza di capacità di pensiero strategico in Argentina (sia pubblico che privato) e aggiungevo che nel mondo globalizzato dei giorni nostri, avere una visione del Paese a lungo termine costituisce un'azione strategica validissima, poiché in questa competono le nazioni e le imprese, con somme di capitali di ogni sorta. Infatti, molti dei Paesi che negli ultimi decenni hanno avuto i tassi di crescita economica e di sviluppo più alti sono quelli che possiedono una visione nazionale a medio e lungo termine, associata alle rispettive politiche statali.

Questo vuol dire, in parole povere, che l'Argentina senza un progetto nazionale che sorga da un accordo tra i settori difficilmente potrà passare al terzo stadio: il livello di resistenza. A questo livello ora si trovano la Cina, l'India e la Russia, le quali hanno la capacità di limitare l'influenza della globalizzazione sul loro stesso territorio, cioè hanno una autodeterminazione interna e una limitatissima autodeterminazione esterna. Noi sudamericani invece ci troviamo al quarto stadio, quello della dipendenza – questo tema è ampiamente trattato ne 'I nuovi scenari mondiali del XXI° Secolo' (3). Credo che solo un progetto nazionale potrà portarci al raggiungimento di uno stato che funzioni con tutti i suoi diritti e doveri per poter consolidare una vera Strategia Sudamericana.

Quindi, tutto ciò sopraccitato serve a rendersi conto di come noi argentini ci muoviamo a raptus. Dall'incomprensione assoluta passiamo alla comprensione totale attraverso le semplici espressioni di qualche funzionario che arrivano alla gente con i mezzi di comunicazione di massa, proprio come nel caso di uno dei pubblici ministeri della causa AMIA che dichiara quanto segue: "non abbiamo ancora il risultato delle intercettazioni di 300 milioni di telefonate registrate in questa zona. Quello che dimostriamo è che, a quell'epoca, nella Triplice Frontiera c'erano cellule di persone sia coinvolte sia militanti veri e propri di Hezbollah" precisa Nisman (4). Io aggiungo che "si cerca di determinare se solo alcune o molte di queste persone sono intervenute nell'attacco all'AMIA" tuttavia "la cosa certa è che parte del gruppo operativo (che ha partecipato all'attentato) ha fatto il suo ingresso in questa zona, e che in questa zona c'erano militanti di Hezbollah". "Stiamo sistematizzando le prove che abbiamo e aspettiamo gli ultimi rapporti dei servizi segreti. I quotidiani 'La voz del interior', 'Hoy', 'La nación' e 'Página 12' esprimono i loro fondati dubbi sulla autenticità delle tesi dei legali delle due parti (26/10/2006).

Qual è il pericolo di queste dichiarazioni, che provengono dalla stessa giustizia che da quasi dodici anni cerca di srotolare la matassa di numerose false ipotesi e la cui competenza lascia molto a desiderare? Il pericolo è di utilizzare gli stessi servizi segreti che finora hanno dimostrato scarsa o nulla capacità d’indagine nel momento in cui non danno peso a comportamenti corrotti come quello di dare soldi a un detenuto per coinvolgere estranei nella faccenda. Il pericolo è di commissionare un sequestro internazionale di un diplomatico iraniano in Inghilterra (alleato strategico degli USA) e l'Inghilterra, che non si può definire bendisposta al terrorismo internazionale, lo rilascia per mancanza di prove. Prima di tutto, dunque, si dovrebbero prendere con le pinze le affermazioni dei funzionari giudiziari.

"Dal mio punto di vista la cosa più grave e anche la più importante è che – con grande leggerezza e senza contare le gravi conseguenze a venire per l'Argentina prima di tutto e poi per l'area in questione – queste dichiarazioni consolidano e rafforzano la tesi degli Stati Uniti (dell'attuale amministrazione Bush) per la quale la zona della Triplice Frontiera costituisce la base del terrorismo internazionale in America del Sud, come ha dichiarato il Capo del Comando Sud degli Stati Uniti nella sua ultima visita in Paraguay e nel suo rapporto annuale al Senato degli Stati Uniti".

Per confermare quanto detto in precedenza, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una declaratoria (girata successivamente al Senato) per esortare il presidente Bush a richiedere nella OEA (Organizzazione degli Stati Americani) la creazione di una forza a scopo antiterroristico nella regione di triplice frontiera. Questo è quanto annunciato dal quotidiano brasiliano Folha di Sao Paulo. Forse stiamo assistendo al passaggio dalla logica della società alla logica della guerra.

A riguardo non dimentichiamo Joseph Black, massimo responsabile degli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo internazionale, che dichiarò: "la Triplice Frontiera viene utilizzata come canale finanziario per l'invio di fondi ad Hamas e Hezbollah".

Le manovre della 'Fuerza Comando 2006' (competizione annuale di destrezza delle forze armate di varie nazioni americane nelle manovre antiterroristiche; ndt) in Paraguay sono state concluse dal generale Craddock, Capo del Comando Sud, che ha dichiarato in un quotidiano della Florida (USA) che avrebbe visitato la regione di Triplice Frontiera, zona che preoccupa il suo comando.

Da tutto ciò scaturisce il mio allarmismo in seguito alle dichiarazioni dei funzionari giudiziari argentini, accolte calorosamente dagli Stati Uniti perchè convalidano le loro ipotesi e offrono dei moventi per interventi “preventivi”; proprio come è successo con le false argomentazioni delle armi di distruzione di massa dell'Iraq, che oggi nessuno ricorda ma che allora furono la giustificazione per invadere l'Iraq. Che queste dichiarazioni dei membri della Giustizia Federale Argentina non siano la scusa che sta cercando l'amministrazione Bush per una nuova scalata bellica contro l'Iran, proprio ora che sta perdendo il consenso e anche le elezioni di Novembre? “il fuggire in avanti'.

Perché allora ci troveremmo nel peggiore degli scenari. Coinvolti in un conflitto internazionale, lontano, distante e diverso dai conflitti che dovrebbero preoccuparci seriamente.

Oggi l'Iran replica: Iran raccomanda all'Argentina di non ripetere gli stessi errori e nega le accuse.

Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano ha negato la partecipazione del suo Paese agli attacchi dell'AMIA e ha suggerito ai funzionari argentini di "evitare di ripetere gli errori già commessi in passato con documenti apocrifi". (5)

Inoltre, c'è da ricordare che la Riforma Costituzionale del 1994 considera i trattati internazionali firmati dalla nazione Argentina come Legge suprema della nazione e quindi, il problema non riguarda solo la politica interna e la giustizia locale, ma comprende tutti i firmatari dell'Accordo di Assunzione, poiché se si dichiara che i presunti terroristi hanno agito da una città paraguaiana, devono aver attraversato il territorio brasiliano e devono essere entrati in Argentina. Ciò richiede una riunione dei rappresentanti del MERCOSUR con le cancellerie e gli organismi di sicurezza degli stati partecipanti per adottare una politica comune di fronte agli avvenimenti descritti.

Dunque il nostro dovere primario deve essere quello di consolidare l'intesa del forte nucleo Brasile-Argentina, rafforzare il MERCOSUR e da lì cercare di passare ad uno spazio continentale economico proprio per superare la condizione di dipendenza e raggiungere quella di resistenza. E questa dovrebbe essere la nostra idea strategica e il nostro interesse nazionale che solo in questo modo potrà essere genuinamente sudamericano. E non concederci gentilmente alla geopolitica mondiale degli Stati Uniti.

Dott. Carlos A. Pereyra Mele
Politologo e Specialista in Geopolitica Sudamericana
Fundaciones CeeS
Córdoba, Ottobre 2006

(1) http://www.espacioseuropeos.com/hmvisor.aspx?NewsID=94
(2) http://www.rodolfowalsh.org/spip.php?article2342
(3) http://www.rodolfowalsh.org/spip.php?article2352
(4) http://www.lavoz.com.ar/06/10/26/secciones/politica/nota.asp?nota_id=12572
(5) http://www.urgente24.com/index.php?

Note: Tradotto da Laura Lacanale per www.peacelink.it.
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.

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