Latina

Nicaragua - "Recuperata" la Plaza de la Revolución

Verrá inaugurata nuovamente celebrando l´anniversario della nascita di Carlos Fonseca Amador
23 giugno 2007
Giorgio Trucchi

Plaza de la Revolución a Managua il 20 luglio 1979

Quando il 20 luglio 1979 la popolazione in festa e le truppe guerrigliere del Frente Sandinista s'incamminarono verso il centro storico di Managua per celebrare la vittoria, la Plaza de la República (vedi foto di Susan Meiselas), fino a quel momento simbolo della dittatura somozista, divenne simbolo del cambiamento rivoluzionario in atto e luogo di festa per accogliere la nuova Giunta di Ricostruzione Nazionale.
Questo ampio spazio dominato dalla figura decadente, ma allo stesso tempo affascinante, della vecchia cattedrale resa inagibile dal terremoto del 1972, venne ribattezzato Plaza de la Revolución e divenne il luogo prescelto per celebrare, ogni anno, l'anniversario della vittoria rivoluzionaria.
Con la sconfitta elettorale del FSLN nel 1990, la maggior parte dei simboli di quell'epoca (murales, sculture, musei, nomi di edifici pubblici, vie e piazze) subì il feroce attacco della nuova classe governante criolla e dei settori neosomozisti ritornati in Nicaragua dopo anni di esilio. L'obiettivo era evidentemente quello di fare tabula rasa del passato rivoluzionario e cancellare i simboli della memoria collettiva, convinti che questo sarebbe bastato per "estirpare" dalle coscienze dieci anni di esperienza rivoluzionaria.
La Plaza de la Revolución ritornò a chiamarsi "de la República" e nel 1999, l'allora presidente Alemán decise che era giunto il momento di dare maggior sicurezza al suo nuovo palazzo presidenziale fatto costruire sul lato nord della vecchia cattedrale. Già non era possibile permettere la presenza delle "orde" sandiniste tutti i 19 luglio e quindi fece costruire una fontana luminosa e musicale, i cui getti d'acqua si muovevano al ritmo delle ballate nicaraguensi. Fece costruire orrendi spalti metallici per i turisti ed illuminare l'intera zona, che cominciò ad essere presidiata dalle forse di Polizia e dai corpi di sicurezza del presidente.
La nuova plaza perse così la sua anima, che si divise tra un progetto turistico mai avviato e una zona di sicurezza fortemente presidiata. Con il passare degli anni la fontana musicale smise di suonare e ballare per gli altissimi costi dei pezzi di ricambio, ma l'obiettivo di Alemán era stato raggiunto e la Plaza de la Revolución aveva smesso di incarnare, nella pratica, il significato storico che aveva assunto quel lontano 20 luglio 1979.
Come unico ricordo tangibile del passato recente rimase il mausoleo dove ancora oggi riposano i resti di Carlos Fonseca e nemmeno la bomba messa nel novembre del 1991 riuscí a eliminare questa presenza.
Ora la storia cambia nuovamente e il presidente Daniel Ortega ha ordinato la distruzione di tutte le opere realizzate da Alemán e il trasferimento della fontana in una piazza adiacente. Secondo la coordinatrice del Consejo de Comunicación y Ciudadanía, Rosario Murillo, "la Plaza de la Revolución rappresenta il momento più importante nella storia recente del Nicaragua. Rappresenta il momento del trionfo di un progetto rivoluzionario che ci ha uniti. Rappresenta l'incontro ed il ritrovo delle famiglie nicaraguensi dopo essere riusciti a sconfiggere l'obbrobrio, la repressione, l'oppressione, la tirannia. Credo che ora corrisponda a noi recuperare i simboli di Riconciliazione ed Unità Nazionale e la Plaza de la Revolución è uno di essi. Quella Piazza, quel simbolo deve essere recuperato oggi, per vivere, celebrare, riunirci, autoconvocarci, per unire energie e continuare a coltivare il presente e il futuro".
Ma recuperare la Plaza de la Revolución non è stato facile ed ha creato enormi critiche che hanno invaso le prime pagine dei giornali ed i titoli dei telegiornali. Le immagini e le foto di ruspe che distruggevano panchine, muretti e l'intera fontana hanno dato adito all'opposizione per lanciare una violenta campagna antigovernativa, riproponendo l'immagine di un Frente Sandinista distruttore. Nonostante sia evidente la forte carica di faziosità della maggior parte dei mezzi di comunicazione e delle forze di opposizione, resta ancora una volta l'enorme perplessità sulle modalità di azione del governo, il quale, ancora una volta, non ha saputo gestire un evento che sarebbe potuto essere strategico e che invece si è trasformato un boomerang a livello d'immagine, in cui nemmeno il sindaco di Managua era stato coinvolto.

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