Latina

Nicaragua - Amnistia, perdono e oblio

Deputati liberali introducono progetto di amnistia che ha nome e cognome: Arnoldo Alemán
18 dicembre 2007
Giorgio Trucchi

Deputati dell'autodenominato "Bloque contra la Dictadura" (© Foto G. Trucchi)

L'autodenominato "Bloque contra la Dictadura", formato nei giorni scorsi dai deputati dei gruppi parlamentari che si oppongono al governo di Daniel Ortega, hanno deciso di boicottare i lavori parlamentari, senza tra l'altro approvare il Bilancio Generale della Repubblica per il 2008.

La violenta crisi istituzionale che sta scuotendo il Nicaragua e lo scontro tra i principali Poteri dello Stato, a causa delle riforme istituzionali promosse con veemenza dal governo, hanno lasciato come risultato la paralisi pressoché totale della Asamblea Nacional e l'introduzione di tre Disegni di Legge da parte dell'opposizione (PLC, ALN ed Alianza MRS).

Tra i progetti che includono l'interpretazione autentica della Ley de Amparo ed un Decreto Legislativo per respingere la risoluzione della Sala Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (CSJ), che ha dichiarato incostituzionale la Legge 630, approvata dai 52 deputati dell'opposizione per eliminare la facoltà del Presidente della Repubblica di creare i Consejos come organi istituzionali (vedi: "Scoppia crisi istituzionale" dicembre 2007 www.itanica.org ), assume particolare rilevanza l'introduzione del progetto per una Legge di Amnistia ed il suo invio alla Commissione Diritti Umani del Parlamento.
Quest'ultimo disegno di legge non è stato avallato dalla Alianza MRS.

Il capogruppo del Partido Liberal Constitucionalista (PLC), Maximino Rodríguez, ha ricordato ai giornalisti che "la Legge di Amnistia significa perdono e oblio e ha a che vedere con quei reati vincolati alla politica. Questo è il senso della proposta ed è necessaria perché coincidiamo con molti settori che Daniel Ortega sta cercando di mantenere molti politici come ostaggi".
Malgrado i membri del PLC insistano nel dire che questa legge non "ha né nome né cognome", è evidente che il principale obiettivo sia la "liberazione" dell'ex presidente Arnoldo Alemán.

C'è un elemento chiave in tutta questa situazione: Daniel Ortega sta governando dopo aver ottenuto la percentuale di voti più bassa durante i suoi quattro tentativi per ottenere nuovamente la presidenza e grazie alla divisione della destra liberale, che unita avrebbe nuovamente vinto le elezioni con un ampio margine.
Come risultato di questa situazione, il Frente Sandinista è attualmente in minoranza nella Asamblea Nacional, con solo 38 dei 91 deputati.
Con le riforme costituzionali del 1995 e del 2000, si è verificato un lento ma progressivo trasferimento di poteri dall'Esecutivo al Legislativo, fino ad arrivare alle riforme del 2005 (attualmente congelate fino a gennaio del 2008 da una Legge Quadro, di rango ordinario, che odora fortemente di incostituzionalità e che ha creato un pericoloso precedente nel paese) che attribuiscono ai deputati la facoltà di ratificare o meno i ministri ed il personale diplomatico nominati dal Presidente della Repubblica.

Risulta perciò evidente che in questo momento il Presidente Ortega, per poter promuovere i suoi progetti, debba mantenere un clima di collaborazione e dialogo con la Asamblea Nacional e soprattutto, col PLC di Arnoldo Alemán, la cui condanna in primo grado a 20 anni è stata recentemente ratificata dalla Corte di Appello di Managua (TAM), lasciando aperta la possibilità di una sua incarcerazione nella prigione "La Modelo" di Tipitapa.
Ad Alemán è stata inoltre notificata la decisione dei tribunali di Panama di processarlo per il delitto di riciclaggio di 58,2 milioni di dollari in questo paese.
In poche parole, per il FSLN, Arnoldo Alemán continua ad essere l'asso nella manica per poter forzare le decisioni del PLC, godere di un "alleato occasionale" nella Asamblea ed evitare la riunificazione della destra in previsione delle elezioni municipali del 2008.
La prosecuzione del Patto libero-sandinista, come amano chiamarlo le forze oppositrici al governo, è tuttavia in forse, poiché all'interno della base liberale e dai deputati dei due gruppi parlamentari (PLC ed ALN) provengono chiari segnali di voler svincolare il partito dai problemi personali del leader liberale.

Una Legge di Amnistia verrebbe a facilitare la difficile situazione del PLC e contemporaneamente, favorirebbe l'ex presidente Enrique Bolaños, attualmente accusato di essere stato a conoscenza delle attività illecite dell'ex direttore di Migración legate all'immigrazione clandestina, ed all'ex candidato presidenziale della ALN, Eduardo Montealegre, vincolato al caso dei CENIs.
Solo la Alianza MRS ha dichiarato di essere contraria a questo progetto di legge.
Secondo Mónica Baltodano, "non possiamo ristabilire la legalità nel Parlamento con l'impunità. Bisogna fare giustizia e chi ha commesso un delitto deve essere punito, perché non possiamo permettere che tutta questa gente non risponda per quello che ha fatto".

Quale sarebbe il costo di un'amnistia?

Il progetto presentato in Parlamento dal deputato del PLC, Enrique Quiñonez, non è niente di nuovo, poiché sono circa tre anni che questo partito sta cercando di farlo approvare.
Ciò che propone è di amnistiare i reati di frode, riciclaggio di denaro sporco ed attivi provenienti da attività illecite non relazionate col narcotraffico, delitti per i quali Alemán è stato condannato. Secondo Edwin Castro, capogruppo del FSLN, "questa proposta potrebbe mettere in libertà narcotrafficanti dei Cartelli colombiani e messicani che attualmente sono in carcere in Nicaragua e si starebbe mettendo in pericolo la sicurezza nazionale, la lotta contro il narcotraffico e gli impegni internazionali che si sono sottoscritti".

Ancora più dura la posizione del deputato sandinista Gustavo Porras, il quale durante l'ultima sessione della Asamblea Nacional ha accusato l'opposizione riunita nel "Bloque por la Corrupción" di "promuovere l'impunità dei ladri in giacca e cravatta e fomentare la corruzione nel paese".

Di parere opposto l'ultra reazionario Enrique Quiñonez del PLC. "Questa amnistia è necessaria perché il paese non vuole più queste forme di ricatto e di violazione delle istituzioni da parte del FSLN. Questa amnistia non ha né nome né cognome. La democrazia in questo momento è rappresentata dall'amnistia, per togliere la pistola dalla testa di un'infinità di politici. E voglio essere chiaro. Quello che potrà accadere al dottor Alemán o ad altri politici potrà bloccare la nostra opposizione al governo per dire un Basta al Frente Sandinista", ha concluso il deputato liberale.

Le Leggi di Amnistia in America Latina

Parlare di Legge di Amnistia in America Latina risveglia sempre brutti ricordi.

Una decade fa, l'Argentina sembrava avesse saldato i conti con le gravi e sistematiche violazioni ai diritti umani commesse durante le giunte militari che governarono il paese dal 1976 al 1983.
Le Leggi di Punto Finale ed Obbedienza Dovuta vennero promulgate nel 1986 e 1987, durante il primo governo democratico, che presidiò il radicale Raúl Alfonsín.
Il 9 novembre del 2001 la Camera Federale di Buenos Aires annullò queste leggi di amnistia, dopo che il giudice federale Gabriel Cavallo le aveva dichiarate incostituzionali e contrarie agli impegni internazionali dell'Argentina in materia di diritti umani. (Human Rights Watch).

In Uruguay la Ley de Caducidad venne approvata dal Parlamento nel 1986 con i voti dei partiti conservatori Blanco e Colorado e col rifiuto del Fronte Amplio, e non poté essere annullata con un referendum popolare convocato due anni dopo.
La norma impedisce di giudicare e condannare militari e poliziotti che commisero sequestri durante il regime, torture, omicidi, occultamento di cadaveri, violazioni di prigioniere ed appropriazione di bambini. Nel 2005 il governo del Fronte Amplio di Tabaré Vázquez cominciò ad applicare l'articolo 4 della Ley de Caducidad che esclude la protezione per i delitti iniziati fuori dal paese. (Telam).

In Brasile la Legge di Amnistia originale, promossa nel 1979 da un Congresso ubbidiente, ha concesso l'amnistia per tutti "i crimini relazionati con la politica o per motivazioni politiche". Col passare degli anni, quella frase, apparentemente ambigua, ha significato che né i membri della sinistra che si opponeva alla dittatura militare, comprese le guerriglie armate, né i loro carcerieri e torturatori sarebbero potuti essere giudicati per le loro azioni.
Il libro "Derecho a la Memoria y la Verdad" contiene i dettagli delle torture effettuate dal regime dittatoriale che governò il Brasile tra il 1964 ed il 1985. Come segnala l'editorialista del giornale Folha di Sao Paulo, Kennedy Alencar, "questo dossier di 500 pagine ha fatto crollare la tesi secondo la quale la legge di amnistia avrebbe protetto i militari dai processi per i crimini commessi e la sparizione di 400 persone". Ricorda inoltre che i Tribunali internazionali hanno dichiarato che "i delitti contro i diritti umani sono imprescrittibili". (Adnmundo.com).

In Cile la Legge di Amnistia fu promulgata nel 1978 dall'ex dittatore Augusto Pinochet.
La normativa, dettata a cinque anni dal colpo di Stato che abbatté il governo democratico di Salvador Allende, cercava di ostacolare le indagini giudiziarie su tutti i casi di violazione ai diritti umani commesse da agenti dello Stato, militari e civili, durante gli anni più duri del regime di facto (1973-78) che lasciò un saldo di 10 mila vittime e 3.600 scomparsi. (lukor.com).

In El Salvador la Legge di Amnistia fu decretata dall'ex presidente Alfredo Cristiani pochi giorni dopo la pubblicazione della relazione della Commissione della Verità nel 1993, in cui si addossava allo Stato ed ai gruppi ad esso collegati la maggior parte di responsabilità per la violazione ai diritti umani. Uno dei casi emblematici di impunità nel paese è l'assassinio dell'arcivescovo di San Salvador, Monsignor Óscar Arnulfo Romero nel 1980.
Venticinque anni dopo nessuno è ancora stato condannato per la sua morte in Salvador. La guerra civile lasciò un saldo di 75 mila morti. (prensa.com).

La Legge di Riconciliazione Nazionale del Guatemala (1996) limitò specificamente i benefici potenziali dell'amnistia, escludendo i crimini di genocidio, sparizione forzosa e tortura, ed i crimini non soggetti a leggi di prescrizione in virtù di norme guatemalteche ed internazionali.
La Commissione di Chiarificazione Storica del Guatemala include esplicitamente i procedimenti nei casi esenti dalla legge di amnistia ed i gruppi per i diritti umani che lavorano con le vittime, in un contesto molto difficile, hanno cercato di incoraggiare le indagini ufficiali sui peggiori crimini commessi. I procedimenti per trovare i responsabili delle gravi violazioni commesse contro i diritti umani in Guatemala hanno incontrato numerosi ostacoli, includendo minacce ed attacchi contro avvocati, testimoni e giudici, oltre a sentenze d'appello arbitrarie che hanno revocato le poche sentenze già emesse. (Ko'aga Roñe'eta).

A metà del 1995, le autorità del Perù fecero un passo avanti nella "istituzionalizzazione dell'impunità", garantendo la sua inclusione nell'ordinamento giuridico. Il 14 giugno del 1995, il Congresso approvò la Legge 26.479 il cui articolo numero Uno concedeva un'amnistia generale a tutti i membri delle forze di sicurezza ed a tutti i civili che erano stati denunciati, indagati, processati, o condannati per le violazioni ai diritti umani commessi tra il maggio 1980 ed il 15 giugno 1995 (Amnesty International).

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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