Latina

Le comunità indigene chiedono di essere consultate in merito al progetto di legge

Guatemala: perplessità dei movimenti sociali e ambientalisti sulla nuova Ley de Minería

Già in passato le consultazioni popolari si sono espresse negativamente in materia
26 marzo 2009
David Lifodi

Il 18 Giugno 2005, quando le tredici comunità del municipio di Sipakapa (dipartimento di San Marcos) organizzarono un referendum autogestito per cacciare l'impresa di estrazione mineraria Montana Exploradora (creazione sul territorio guatemalteco della multinazionale canadese Glamis Gold, vera madre e ideatrice dei progetti di estrazione e sfruttamento intensivo del territorio), ben dodici si espressero a favore dell'espulsione: era solo l'inizio e soprattutto il movimento contro la costruzione di nuove miniere, il conseguente avvelenamento dei fiumi, l'inquinamento delle acque e lo sconvolgimento della biosfera naturale sarebbe cresciuto ampiamente nel corso degli anni.
Lo scorso 25 febbraio mezzo milione di abitanti dei 33 municipi del Guatemala occidentale hanno espresso in maniera netta e inequivocabile il loro rifiuto alla concessione del via libera allo sfruttamento minerario nelle terre abitate dalle comunità, considerandolo un pericoloso attacco all'integrità e alla vivibilità del loro territorio. E' per queste motivazioni che le principali organizzazioni sociali guatemalteche, tra cui il Colectivo Ecológico Madre Selva (storica associazione da sempre impegnata nella lotta contro le concessioni minerarie), la Asamblea para la la Defensa de los Recursos Naturales e il Consejo de los Pueblos de Occidente hanno chiesto che si svolga un dibattito trasparente e aperto al pubblico prima che il governo prenda qualsiasi decisione in merito all'approvazione di una nuova Ley de Minería, ricordando innanzitutto il parere contrario espresso dalle popolazioni del Guatemala occidentale in occasione delle recenti consultazioni itineranti autogestite, secondo le quali lo sfruttamento minerario è un modello di sviluppo inaccettabile per le comunità. La richiesta di una nuova legislazione in campo minerario obbligatoriamente condivisa con tutta la popolazione, in particolare quella delle zone finora maggiormente danneggiate (Quetzaltenango, San Marcos, Sololá, Totonicapán, Huehuetenango) è stata consegnata al presidente della Commissione Energía y Minas del Congresso guatemalteco.
Secondo Delfino Tema, sindaco del municipio di Sipakapa, nei tre anni di attività estrattiva praticata nella miniera Marlin, di proprietà della Montana Exploradora, le condizioni di vita della popolazione, già precarie, sono ulteriormente peggiorate: l'acqua scarseggia e la contaminazione del terreno aumenta a causa della continua estrazione di metalli pesanti quali arsenico, mercurio e piombo. E ancora: "circa sessanta abitazioni costruite con mezzi di fortuna", racconta il sindaco di Sipakapa, "sono sul punto di sgretolarsi a causa delle vibrazioni causate dal frequente passaggio di camion ad alto tonnellaggio nella zona".
Luis Ortiz, ministro dell'Energia, si difende: è stata costituita una commissione di alto livello incaricata di discutere sugli effetti di impatto ambientale che avrà una nuova Ley de Minería sul territorio e sulla popolazione e affrontare gli aspetti più controversi della legge. Il governo intende affrettare i tempi e portare rapidamente la legge (su cui si sta già lavorando da alcuni mesi) di fronte al Congresso per il dibattito. Dei 95 articoli che compongono l'attuale Ley de Minería, sembra che ne cambieranno almeno 16. La Ley de Minería vigente fu approvata l'11 Giugno del 1997 dall'allora presidente Alvaro Arzù e porta la stesura del generale in pensione Arturo de la Cruz, deputato del Partido de Avanzada Nacional (Pan), decisamente poco incline ai valori del progressismo e al rispetto delle comunità e del loro ambiente naturale. L'intento della legge, quello di aprire le porte del paese all'investimento delle grandi imprese straniere, era talmente evidente che fu approvata molto velocemente senza tenere in alcuna considerazione le obiezioni della società civile. Glamis Gold e le altre imprese minerarie (quasi tutte canadesi e statunitensi secondo i dati in possesso del Movimiento Mundial de los Bosques Tropicales) fiutò immediatamente l'affare, ottenne luce verde per ogni suo progetto estrattivo (nonostante risultasse chiara l'insostenibilità ambientale), raggiunse i suoi maggiori profitti sotto il governo del presidente Oscar Berger.
Secondo il quotidiano Prensa Libre la nuova Ley de Minería sarebbe vincolata a precedenti studi di impatto ambientale da effettuarsi sul territorio, assicurerebbe in ogni caso eventuali risarcimenti alle comunità che potrebbero essere danneggiate dai progetti di estrazione mineraria, non consentirebbe alle multinazionali di evitare l'esonero dal pagamento delle tasse in relazione allo sfruttamento e all'estrazione stessa dei minerali. Il Colectivo Madre Selva, al pari del Fronte nazionale contro l'industria mineraria e il resto dei movimenti popolari (da sempre impegnati in una durissima battaglia contro le provocazioni e le diffamazioni di Glamis Gold) attendono di conoscere il testo completo della legge per dare una propria valutazione. Sull'iniziativa di legge che vorrebbe modificare la legislazione vigente in materia mineraria resta comunque il giudizio già negativo del Consejo de los Pueblos de Occidente, che in una recente conferenza stampa ha espresso il suo no a qualsiasi progetto di estrazione e sfruttamento condotto in assenza dell'approvazione delle comunità coinvolte e che violi i loro diritti. Secondo la deputata Rosa María de Frade, del gruppo indipendente "Guatemala", la nuova legge in realtà conterrebbe i soliti privilegi, a partire dall'esenzione delle tasse per le imprese straniere, mentre ancora una volta potrebbe prevalere la possibilità di non tenere in considerazione il parere delle organizzazioni sociali. Ancora più duro il commento di Álvaro Ramazzini, vescovo della diocesi di San Marcos e costantemente a fianco delle popolazioni in lotta, tanto da subire più volte minacce di morte: "ciò che mi allarma è il modello economico escludente e portatore di povertà che si è instaurato in Guatemala", ha commentato il religioso riferendosi alla volontà di aprire (ulteriormente) le porte del paese agli investimenti stranieri.
La nuova Ley de Minería sarà ambientalmente sostenibile o si rivelerà di nuovo uno strumento per impadronirsi delle ricchezze che si trovano nei territori delle comunità indigene guatemalteche?

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it.
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.

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