Latina

La Ley Chorizo fa nuove vittime

Panama: vietato costituirsi in sindacato

Licenziati trentatrè lavoratori
2 giugno 2011
David Lifodi

A Panama i diritti civili, sociali e politici continuano ad essere un miraggio. Di recente lo hanno sperimentato 33 lavoratori a cui è stato impedito di costituirsi in sindacato. Questo è solo uno degli effetti perversi generati sulla società panamense dalla Ley Chorizo, approvata nel Giugno 2010 e fortemente voluta dal presidente-padrone Ricardo Martinelli.

La Ley Chorizo, così ribattezzata dalla popolazione, ma ufficialmente denominata Ley 30, mette in discussione i diritti fondamentali dei lavoratori e apre fortemente agli investimenti stranieri a scapito della sovranità territoriale del paese. A provarlo sulla propria pelle i 33 impiegati della società Gaming and Services de Panama S.A., specializzata in gestione e amministrazione di casinò e slot-machine: non solo è stato impedito loro di formare un sindacato, ma sono stati licenziati dalla stessa Gaming and Services. Purtroppo, spiegano sia la Confederazione Sindacale Internazionale sia il Consejo Nacional de Trabajadores Organizados, non è stato possibile tutelare in alcun modo questi lavoratori poiché Panama fa parte di quei 47 paesi che hanno sempre rifiutato di riconoscere il Convenio 87 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oit). La Ley Chorizo ha, purtroppo, contribuito all'applicazione di politiche antisindacali nel paese, poiché non è la prima volta che viene negata ai lavoratori la possibilità di costituirsi in sindacato e il diritto alla contrattazione collettiva. Le proteste di movimenti ecologisti, indigeni, attivisti per i diritti umani e, più in generale, della società civile, non sono riusciti a smuovere il governo che, come ulteriore atto di sfida, ha deciso di modificare la legge peggiorandola ulteriormente in relazione ai diritti basilari della popolazione. Un'aperta provocazione diretta all'opposizione sociale dopo i fatti di Bocas del Toro dello scorso luglio, quando la polizia represse con violenza una manifestazione dei movimenti sociali contro la Ley Chorizo che si concluse un saldo di alcuni morti e centinaia di feriti. E' per questo che il 31 Maggio un'accorata lettera dell'Asamblea Ciudadana (composta da un ampio numero di organizzazioni sociali) ha lanciato l'allarme sull'agibilità democratica e sulla preoccupante situazione nel paese in merito ai diritti umani. Si denunciano i ripetuti tentativi di imbavagliare la libertà d'espressione nel paese tramite attacchi alla stampa indipendente, la persecuzione nei confronti di giornalisti e militanti sociali, infine si sottolinea una corruzione dilagante. Per i fatti di Bocas del Toro, prosegue l'Asamblea Ciudadana, nessuno ha ancora pagato, mentre prosegue inarrestabile la svendita delle risorse del paese alle grandi multinazionali, soprattutto tramite la costruzione di miniere a cielo aperto e la progettazione di mega-centrali idroelettriche. Lo sanno bene gli indigeni Ngäbe Buglé, che più volte hanno dato vita a blocchi stradali per evitare l'estrazione mineraria dal Cerro Colorado, ma anche le comunità contadine che da tempo chiedono allo Stato di impegnarsi a favore di politiche realmente rispettose dell'ambiente.

Per il momento Martinelli, imprenditore miliardario di origine italiana attento soprattutto ai guadagni personali e a quelli delle imprese a lui collegate, ha sempre mostrato chiusura, ma l'Asamblea Ciudadana giura che "la lotta contro l'impunità sarà permanente e non si fermerà fin quando non sarà fatta giustizia". 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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