La resistenza di Messico e Paraguay
A poco più di un mese dal colpo di stato che ha cacciato il presidente paraguayano Fernando Lugo da Palacio de López ed a tre settimane dalle discusse presidenziali messicane che hanno consacrato Enrique Peña Nieto al governo a Los Pinos, va in scena la resistenza di due popoli che non vogliono veder calpestata la loro dignità: in entrambi i paesi sono in corso iniziative a livello istituzionale e movimentista per evitare che Paraguay e Messico si trasformino in un nuovo Honduras.
In Messico non c’è stato un golpe: le elezioni hanno certificato il successo, peraltro assai modesto, di Peña Nieto, su López Obrador, con poco più del 38% dei voti. Televisa e Tv Azteca, che da mesi hanno tirato la volata al presidente priista, ripetono che questa è la democrazia: Amlo ha perso ancora una volta (dopo la colossale frode elettorale del 2006) e deve rassegnarsi. Al contrario, López Obrador non intende darsi per vinto, e nemmeno i movimenti, che da mesi avevano promesso un’ampia mobilitazione nel caso in cui Peña Nieto si fosse aggiudicato la presidenza, sembrano intenzionati ad alzare bandiera bianca. Domenica scorsa in migliaia hanno marciato per le strade di quasi cento città del Messico per esprimere il loro rifiuto verso Peña Nieto ed il Partido Revolucionario Institucional (Pri). Nel mirino l’Instituto Federal Electoral (Ife), che non ha mai preso seriamente in considerazione la denuncia di Amlo relativa alla compravendita di almeno cinque milioni di voti ad opera dell’entourage priista, avvenuta con l’appoggio fondamentale dei media commerciali. Era evidente che l’Ife non avrebbe mosso un dito, ordinando un parziale riconteggio dei voti solo perché obbligato: del resto i vertici sono in maggioranza legati al Pri. Eppure i messicani attendono con ansia il prossimo 6 Settembre, data in cui il Tribunal Electoral si pronuncerà sull’eventualità di annullare o meno le presidenziali del 1 Luglio. Per quella data López Obrador, insieme al suo Movimiento Progresista, ha già lanciato una giornata in difesa della democrazia, mentre tra il 29 Luglio ed il 5 Agosto sono previste oltre 170 assemblee nelle piazze delle principali città del paese. Sulle elezioni che hanno incoronato Peña Nieto presidente del Messico pesano forti dubbi, a partire dalla scarsa trasparenza sui fondi utilizzati dal Pri per sostenere la campagna elettorale del neopresidente: su questo punto insistono gli artisti, gli intellettuali e quelli del movimento #YoSoy132. Per loro, per il Frente de Pueblos en Defensa de
Il gigante Messico e la formica Paraguay sono accomunati, per ora dallo stesso triste destino: entrambi sono nelle mani di una borghesia rapace e di un sistema volto a spolpare le risorse nazionali a vantaggio delle grandi imprese transnazionali: per questo
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