Latina

Movimento studentesco: “Siamo il futuro dell'Honduras e non ci lasceremo intimidire”

Gli studenti non accettano il risultato ufficiale delle elezioni presidenziali. Il Partito Libre convoca un’assemblea
29 novembre 2013
Giorgio Trucchi

Protesta degli studenti (Foto G. Trucchi)

Nè la repressione della polizia, nè la chiusura dell’università e la sospensione delle lezioni hanno scoraggiato centinaia di studenti che, per il secondo giorno consecutivo, si sono mobilitati per le strade di Tegucigalpa, denunciando una frode nelle elezioni generali di domenica scorsa (24/11), e chiedendo un ricontrollo immediato dei verbali e il riconteggio dei voti.

Con l'80% dei voti scrutinati, il TSE (Tribunale Supremo Elettorale) ha annunciato che il candidato del partito di governo uscente, Juan Orlando Hernández, “è il vincitore delle elezioni” con il 35,26% dei voti. Al secondo posto Xiomara Castro, del partito Libre (Libertà e Rifondazione) che al momento conta con il 29,14%.

Libre e PAC (Partito Anticorruzione), il cui candidato era il presentatore televisivo Salvador Nasralla, hanno denunciato un gran numero di irregolarità accadute durante la giornata elettorale e non riconoscono i risultati.

Il PAC ha presentato una denuncia formale alla Procura e assicura di tenere prove certe della presunta frode. Al contrario, Xiomara Castro ha annunciato che questo venerdì presenterà tutte le prove alla stampa nazionale ed internazionale, oltre a fare una dichiarazione al popolo honduregno, difendendo la volontà popolare.

Per le strade

“No al fraude! No al fraude!” e “Urgente! Urgente! Si cerca un presidente! Che non sia cachureco (appellativo dei militanti del Partido Nacional) e che non fotta la gente!”, hanno gridato in coro gli studenti, che sono usciti di mattina presto dalla UNAH (Università Nazionale Autonoma dell’Honduras – la principale università pubblica del paese) e che hanno marciato per vari chilometri, passando per quartieri sensibilizzando la popolazione, fino ad arrivare di fronte agli edifici dell'Università Pedagogica, luogo da cui tradizionalmente partono tutte le mobilitazioni del FNRP (Fronte Nazionale di Resistenza Popolare) e di Libre.

“Ieri c'è stata repressione, ci hanno tirato gas lacrimogeni e ci sono alcuni compagni feriti. Oggi hanno chiuso l'università per smobilitarci, ma non ci riusciranno. Abbiamo deciso di uscire per le strade e ci siamo uniti agli altri studenti per organizzare un movimento studentesco contro la frode”, ha detto Moisés Cáceres del Movimento Studentesco della UNAH a Opera Mundi.

Gli studenti chiedono il riconteggio dei voti. “E' necessaria una revisione e che vengano ricontrollati pubblicamente tutti i verbali, perché la frode c'è stata non solo nei seggi, ma soprattutto durante la digitalizzazione dei verbali. Non ci fermeremo e ci uniremo a tutti gli spazi di denuncia e mobilitazione” ha affermato Caceres.

Durante un'inaspettata apparizione a Radio Globo, la candidata Xiomara Castro e l'ex presidente Manuel Zelaya hanno assicurato che continueranno a non riconoscere i risultati del TSE. “Ci hanno rubato le elezioni, ma hanno perso il controllo del paese, perché chi comanderà nel Parlamento sarà l'opposizione”, ha detto Zelaya.

Inoltre, ha dichiarato che: “c'è stata una manipolazione dei dati, alterazione di atti pubblici, e usurpazione della sovranità popolare”. Per questo, Libre sta convocando una grande assemblea pubblica il prossimo sabato 30 novembre.

La frode

“E' evidente che c'è stata una frode! Ci hanno garantito che sarebbero stati trasparenti e noi abbiamo sbagliato a credergli. Quello che stanno facendo oggi questi giovani e pretendere la verità, perché l'Honduras ha il diritto a vivere in libertà”, ha detto Diana Mendoza, una passante del quartiere Kennedy mentre sollevava la mano per salutare gli studenti universitari.

Arrivando all'Università Pedagogica, gli studenti hanno trovato i cancelli chiusi con grossi lucchetti. Alcuni hanno scavalcato, mentre altri si sono seduti nella via con i loro cartelli.  Molti hanno iniziato a raccontare ai presenti delle irregolarità a cui hanno assistito domenica scorsa mentre lavoravano come garanti della regolartà (custodios) del processo elettorale.

“Stiamo vivendo in una dittatura istituzionale in questo paese. Juan Orlando Hernández ha  preparato questa frode insieme ai diversi poteri dello Stato, controllati e gestiti a suo piacimento. Quello che ci aspetta ci preoccupa, e questi cancelli chiusi dimostrano l'intenzione di fermare i ragazzi che sono il futuro del paese. Costi quel che costi questa è una lotta che vogliamo vincere”, ha spiegato lo studente Rubén Munguia a Opera Mundi.

Per domenica prossima, le organizzazioni sociali, popolari, i popoli indigeni e afrodiscendenti dell'Honduras si concentreranno nella storica sede dello STIBYS (Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e affini) per analizzare la situazione e prendere decisioni unitarie e coordinate di fronte a questa nuova congiuntura.

“Questo processo elettorale avrebbe dovuto far tornare l'Honduras nell'istituzionalità, riannodando il filo democratico che si era rotto con il colpo di Stato. Quello che stanno facendo adesso è accentuare la crisi e polarizzare ancora di più la società”, dice Luis Méndez, membro della Piattaforma dei Movimenti Sociali e Popolari dell'Honduras.

Note: Traduzione: Sergio Orazi
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