Paraguay: arresti domiciliari per i cinque contadini del caso Curuguaty
Hanno ottenuto gli arresti domiciliari, al termine di una durissima battaglia e di uno sciopero della fame iniziato lo scorso 14 febbraio che avrebbe potuto avere dei risvolti drammatici, i cinque campesinos paraguayani detenuti dal 15 giugno 2012 per il cosiddetto caso Curuguaty.
Quel giorno, la polizia fu inviata a Curuguaty, nella tenuta agricola di Marina Cué, dipartimento di Canindeyú, per restituire le terre a Blas Riquelme, senatore del Partido Colorado ed uno tra i latifondisti più ricchi del paese fin quando non è deceduto, nel settembre 2013. Per i campesinos, la terra di Marina Cué avrebbe dovuto essere restituita allo stato per l’attuazione della riforma agraria. I cinque, Arnaldo Quintana, Adalberto Castro, Felipe Benítez Balmori, Néstor Castro e Rubén Villalba, facevano parte del gruppo di cinquanta sin tierra aggrediti dalla polizia e dai franco tiratori a colpi di fucile: l’ordine era quello di sloggiarli a qualsiasi costo. Lo scontro si risolse con sei contadini e undici poliziotti morti, ma soprattutto fu il casus belli utilizzato dalla destra dei colorados per destituire l’allora presidente del paese Fernando Lugo, l’ex monsignore vicino alla Teologia della Liberazione che aveva portato per la prima volta alla vittoria la sinistra in 

Sembra difficile che la riserva di Marina Cué sia attribuita ai campesinos, la cui posizione, nonostante la concessione degli arresti domiciliari, rimane di difficile risoluzione, ma la solidarietà nazionale d internazionale nei confronti dei cinque helguistas ha sorpreso colorados, il presidente Cartes e i latifondisti: il piccolo Paraguay ha dimostrato, nelle piazze, che non vuol fare la fine dell’Honduras.
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