Brasile: nella Riserva Biológica do Gurupi spadroneggiano i madereiros
Creata il 12 gennaio 1988 allo scopo di tutelare la regione delle foreste tropicali umide denominata Pré-Amazônia Maranhense, la Riserva Biológica do Gurupi è da tempo nel mirino dei madereiros, i taglialegna che agiscono in maniera illegale con il supporto istituzionale della bancada ruralista che ne garantisce l’impunità. Gestita dall’Istituto Chico Mendes per la conservazione della biodiversità, la riserva biologica Gurupi è abitata dagli indigeni Awá, la cui etnia è sempre più a rischio estinzione: la loro integrità e i loro diritti sono da tempo sotto attacco mentre lo stato non riesce a difenderli, così come non è in grado di tutelare l’ambiente circostante. Acqua, agricoltura e difesa del suolo sono strettamente legati alla vita degli Awá, ma una lettera di allarme indirizzata addirittura nel 2013 alla Camera dei Deputati da ricercatori e studenti del Programa do Pesquisa em Biodiversidade è rimasta inascoltata. Anche a causa di questa mancata risposta si sono create le premesse per l’uccisione, il 26 agosto scorso, di Raimundo Rodrigues, popolarmente conosciuto come Zé Dos Santos, consigliere nel municipio di São João do Bom Jardim Carù. Conosciuto per il suo impegno ambientalista e membro del consiglio della Riserva Biológica do Gurupi, Zé Dos Santos è stato assassinato da guardie armate inviate da quei taglialegna che lui stesso aveva denunciato. Appartenente al Sindacato dei lavoratori rurali di Bom Jardim, Zé Dos Santos è stato ucciso proprio mentre funzionari dell’Istituto Chico Mendes per la conservazione della biodiversità si trovavano all’interno della Riserva Biológica do Gurupi per un’ispezione. Un chiaro avvertimento e un guanto di sfida lanciato a tutti coloro che sono impegnati a tutelare flora, fauna e biodiversità della regione. La Riserva Biológica do Gurupi è infatti l’unica Unità di conservazione e protezione completa nella regione amazzonica del Maranhão. All'interno della riserva sono proibite le visite pubbliche, ad esclusione di quelle che hanno come fine dichiarato la ricerca scientifica, che deve comunque ottenere l'autorizzazione degli organi che amministrano l'Unità di conservazione. A questo proposito, vi hanno effettuato attività di ricerca l'Universidade Federal do Pará e le università federali e statali del Maranhão, ma gli studi di carattere scientifico non hanno arrestato lo sfruttamento della foresta ad opera dei madereiros. Eliminare l'Unità di conservazione della Riserva Biológica do Gurupi rappresenterebbe un pericoloso passo all'indietro per l'intero Brasile, il cui governo, peraltro, ha perso completamente il controllo sul proprio territorio. Il municipio di Buriticupu rappresenta il centro nevralgico del disboscamento illegale nello stato del Maranhão, la cui devastazione è cresciuta soprattutto negli ultimi mesi del 2015. A fine dicembre un gigantesco incendio doloso nella parte di foresta amazzonica dove vivono gli Awá, che l'organizzazione Survival International definisce una delle popolazioni più minacciate del mondo, ha rischiato di provocare un vero e proprio genocidio, come ha denunciato la Fundação Nacional do Índio, che peraltro non è esente da responsabilità quanto alla demarcazione e alla tutela delle comunità di indiani isolati. Di fronte a questi ultimi episodi, associazioni ambientaliste, leader delle comunità indigene del Pará e del Maranhão e istituzioni scientifiche si sono riuniti allo scopo di gettare le basi per un piano di disboscamento zero per l'Amazzonia maranhaense. Al centro del dibattito la richiesta di stabilire il reato di crimini ambientali per il disboscamento illegale della Riserva Biológica do Gurupi, la tutela del sistema agroforestale che permetta alla popolazione che vive nei municipi all'interno dell'Amazzonia maranhaense attività economiche sostenibili e in grado di generare impieghi senza più dipendere dalle attività di disboscamento illegale, infine il rispetto degli impegni assunti dal Brasile in ambito internazionale in merito alla biodiversità.
Suor Dorothy Stang, la religiosa statunitense uccisa il 13 febbraio 2005 per il suo impegno ambientalista in difesa dell'Amazzonia, sosteneva che “la morte della foresta è la morte di tutti noi”. Per ora, purtroppo, il suo sacrificio e quello di molti altri, non è riuscito a fermare l'aggressione contro l'Amazzonia, il suo ecosistema e la sua gente.
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