Latina

Il 16 giugno si terranno le presidenziali

Guatemala al voto: dominano violenza e corruzione

L'unica speranza, con poche probabilità di vittoria, è l'indigena Thelma Cabrera del Movimiento para la Liberación de los Pueblos
6 giugno 2019
David Lifodi

elezioni presidenziali Guatemala 2019

Lo scenario politico che si presenta in Guatemala a dieci giorni dalle presidenziali del prossimo 16 giugno non è dei migliori. Violenza, corruzione e impunità la fanno da padrone e inquinano una contesa elettorale da cui probabilmente non uscirà nulla di buono, a meno di risultati clamorosi. Il paese che si presenta alle urne è stato fiaccato e umiliato dalla presidenza di Jimmy Morales, l'ex comico che ha governato con il sostegno delle associazioni dei veterani – i quali hanno contribuito al genocidio maya degli anni Ottanta con l'operazione "terra bruciata" - del partito di estrema destra Frente de Convergencia Nacional e nel segno dell'immediato allineamento alla politica di Trump. Peraltro, le presidenze precedenti non erano state migliori, all'insegna del neoliberismo e caratterizzate, nel caso di Pérez Molina, predecessore di Morales, dagli scandali per corruzione, tra cui La Línea, che alla fine lo hanno travolto.

Nell'ultimo mese pre-elettorale tre donne hanno fatto discutere il paese: Zury Ríos, Thelma Aldana e Sandra Torres.

La prima, figlia dell'ex presidente e militare genocida Ríos Montt e già vicepresidente del Congresso, non potrà partecipare alle elezioni a causa di una denuncia che la rende ineleggibile, nonostante le proteste degli ex combattenti che hanno condotto la guerra sporca contro gli indigeni maya e le organizzazioni sociali. Per la cronaca, Zury Ríos si è appellata a Luis Almagro, il segretario dell'Osa (Organizzazione degli stati americani) già espulso dal suo partito, il Frente Amplio dell'Uruguay, per via dei suoi evidenti legami con il golpismo antibolivariano in Venezuela.

Non sarà della partita neppure Thelma Aldana, che si era candidata per il partito Semilla. Ex presidente della Corte suprema e ex procuratore generale, Aldana è stata anch'essa accusata di corruzione. Contro di lei si è scatenata una vera e propria macchina del fango i cui mandanti vanno ricercati nella folta schiera dei detrattori della Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala (Cicig), che il presidente Morales ha deciso di cacciare dal paese. La prima denuncia contro Thelma Aldana è stata presentata dal partito Todos, di Felipe Alejos, secondo il quale la donna, in qualità di procuratore generale, aveva assunto due collaboratori che però non avrebbero mai lavorato per lei.

Da questa situazione sembra che abbia tratto vantaggio soprattutto Sandra Torres, la terza donna protagonista degli intrighi elettorali e che dovrebbe fare il pieno dei voti di coloro che non potranno dare la propria preferenza a Zury Ríos o a Thelma Aldana. Sandra Torres parteciperà alle presidenziali, nonostante su di lei penda, a sua volta, l'accusa di aver beneficiato di finanziamenti illeciti in occasione della campagna elettorale del 2015. Già moglie dell'ex presidente Álvaro Colom dal quale ha dovuto separarsi per potersi candidare alle elezioni, la donna è assai vicina a Mario Estrada, in carcere negli Stati uniti e già addetto alla sicurezza del presidente Colom. All'epoca quello di Colom, della Unión Nacional de la Esperanza, era stato ritenuto un governo di pallido centrosinistra, ma adesso tutto fa pensare che il cosiddetto Pacto de Corruptos abbia voluto far fuori la seppur impresentabile Zury Ríos insieme a Thelma Aldana.

Sul voto peserà molto anche il partito anti-Cicig, composto dalla poco raccomandabile Liga Pro Patria, che inneggia allo stato di diritto, ma intende togliere di mezzo la Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala, la Fundación Contra el Terrorismo en Guatemala, di orientamento apertamente negazionista a proposito del genocidio maya, Guatemala Inmortal, che insieme ai proprietari del quotidiano Siglo XXI hanno promosso almeno venti azioni legali contro la stessa Cicig, il Cacif (Comité Coordinador de Asociaciones Agrícolas, Comerciales, Industriales y Financieras), l'Asociación de Veteranos Militares de Guatemala, che ha molti suoi esponenti coinvolti nelle indagini della Commissione e Albavision, la rete di canali tv diretta dall'imprenditore messicano Ángel González.

Difficilmente conquisterà la presidenza, ma Thelma Cabrera, donna indigena di 49 anni, rappresenta l'unica luce di queste elezioni ormai vicine. Maya mam, da 26 anni nelle organizzazioni sociali, è candidata insieme al compagno Neftalí López, in qualità di vicepresidente, per il Movimiento para la Liberación de los Pueblos. Già dirigenti del Codeca (Comité de Desarrollo Campesino), entrambi ritengono necessaria una vera e propria rifondazione dello Stato guatemalteco attraverso un'Assemblea nazionale costituente popolare e plurinazionale. Nazionalizzazione dell'energia elettrica, impegno reale contro la corruzione, proibizione del libero mercato delle armi da fuoco, democratizzazione dei mezzi di comunicazione, l'acqua come diritto umano inalienabile e la restituzione dei territori ancestrali alle comunità indigene sono tra i punti principali del programma del Movimiento para la Liberación de los Pueblos.

Inoltre, Thelma Cabrera si batterà contro il Plan de la Alianza para la Prosperidad imposto dagli Usa, contro la stretta sull’immigrazione, anch’essa voluta dalla Casa Bianca con il beneplacito degli attuali governanti guatemaltechi, ma soprattutto si impegnerà affinché gli indigeni maya, la maggioranza del paese, godano di quei diritti finora negati. Questa è la sfida più difficile che dovrà affrontare il Movimiento para la Liberación de los Pueblos nel desolante contesto politico guatemalteco.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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