Presidenziali Ecuador: Andrés Arauz al ballottaggio
Dallo sfidante di Andrés Arauz dipenderanno anche le prossime mosse del candidato di Unión por la Esperanza, che si concentrerà sulle battaglie per il diritto alla terra, all’acqua, per una sanità in grado di risollevarsi dai disastri compiuti dal suo predecessore Moreno, soprattutto in relazione all’emergenza sanitaria, per risollevare il paese a livello economico a seguito del pericoloso avvicinamento con il Fondo monetario internazionale e per sfuggire alla stretta dell’agronegozio e dell’agroindustria.
Se sarà Lasso a partecipare al ballottaggio, probabilmente l’oligarchia ecuadoriana proseguirà più facilmente nelle manovre di discredito di Arauz, ma nel caso in cui al secondo turno ci arrivi Pérez sicuramente il movimento indigeno, ma anche le destre, si troveranno di fronte ad un bivio. I sostenitori delle destre saranno disposti a sostenere Pérez pur di non far vincere Arauz? E le comunità indigene, a partire dalla Conaie, che ben presto si sono separate dal correismo per via di una visione profondamente diversa sull’estrattivismo minerario e sulla gestione dei beni comuni, quale strada prenderanno?
Peraltro, va ricordato che in queste elezioni la Conaie, una delle più forti confederazioni indigene del paese, non ha appoggiato l’indigeno ambientalista Yaku Pérez e che Arauz ha promesso di impegnarsi affinché siano ridotte le disuguaglianze sociali e di dare impulso alla Costituzione del 2008, che riconosce la costruzione dello stato multiculturale e plurinazionale, i diritti dei popoli indigeni, la sovranità alimentare e rifiuta il modello economico neoliberista.
Indipendentemente da chi sarà lo sfidante al ballottaggio, Arauz ha comunque ottenuto un ampio numero di consensi in tutti i dipartimenti del paese e, in un’intervista rilasciata a caldo poco dopo lo scrutinio, ha dichiarato che preferirebbe proseguire la battaglia per Palacio de Carondelet contro Lasso, il quale esprime idee radicalmente differenti dalle sue e quindi la disputa con l’esponente di Creo risulterebbe più chiara di fronte all’elettorato.
Arauz, 36 anni, è il candidato più giovane che potrebbe raggiungere la presidenza del paese. Delfino di Correa, presidente dell’Ecuador dal 2007 al 2017, se conquisterà la presidenza dovrà far fronte ad uno stato distrutto economicamente da Moreno e che di certo non migliorerà se andrà nelle mani dell’ultraliberista Lasso. Anche per questo motivo Pérez giustificherebbe male un sostegno proveniente dall’elettorato di Lasso, giunto alla terza candidatura consecutiva (dopo due sconfitte) vantando per tutta la campagna elettorale la sua appartenenza all’Opus Dei e le amicizie con personaggi come José María Aznar e Vargas Llosa, oltre ad essere azionista di una delle più importanti banche del paese.
La situazione resta tuttavia molto complessa e in divenire anche all’interno del movimento indigeno. Una vittoria di Arauz al secondo turno rappresenterebbe l’unico modo per dare voce a tutti coloro che avevano partecipato al levantamiento dell’ottobre 2019 contro gli aggiustamenti strutturali che Moreno aveva cercato di imporre al paese tramite il Fondo monetario internazionale. Le comunità indigene parteciparono in massa a quella mobilitazione che si concluse con 11 morti, 1340 feriti e oltre 1190 arrestati. Anche per questo sarebbe poco credibile un’alleanza tra Lasso (le cui politiche saranno molto simili, se non peggiori, di quelle di Moreno) e Pérez.
In questo contesto, la destra ecuadoriana non è rimasta comunque con le mani in mano, sia scatenando una violenta campagna mediatica sui social network contro Arauz sia sfruttando la pandemia per compiere un processo di depoliticizzazione della società ecuadoriana.
Se fosse Pérez a partecipare al ballottaggio, saranno le modalità di prosecuzione della sua campagna elettorale a dire se si tratterà di un secondo turno all’insegna della sfida tra due diversi progetti di sinistra o meno. Al tempo stesso, una vittoria di Arauz potrebbe far partire nel migliore dei modi le sinistre latinoamericane in un 2021 che sotto il punto di vista elettorale si annuncia impegnativo, soprattutto se manterrà il suo impegno per rianimare le principali strutture dell’integrazionismo latinoamericano, Unasur e Alba, attualmente in difficoltà, e non intraprenderà repentini cambiamenti di rotta come alcuni sui predecessori, in particolare Moreno e Gutiérrez.
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