Brasile: quell'imboscata contro i Sem terra
Tra gli incriminati per l’uccisione di Fusquinha e Doutor, questi i soprannomi dei due Sem terra, vi furono nove fazendeiros e nove militari, ma l’omicidio, come spesso è accaduto per casi simili, rimane ancora impunito.
Soprattutto in quegli anni, la regione di Parauapebas e l’intero sudest paraense erano al centro della lotta condotta dai Sem terra per la riforma agraria. Solo due anni prima, il 17 aprile 1996, c’era stato uno dei peggiori massacri compiuti contro i contadini senza terra dalla polizia militare, a Eldorado dos Carajás, che si era concluso con 21 vittime.
Quel 26 marzo 1998, in realtà, gli occupanti stavano smontando l’accampamento alla Fazenda Goiás 2, per spostarsi in un’altra zona nei dintorni di Parauapebas, ma i fazendeiros si sentivano minacciati dalla crescente presenza del Mst nella regione. Convocati dagli stessi fazendeiros, alla presenza dei militari, Onalício Araújo Barros e Valentim Silva Serra, tesoriere dell’Associação de Produção e Comercialização dos Trabalhadores Rurais do Assentamento Palmares, si mostrarono subito disponibili al dialogo, certi che si trattasse di un incontro formale. In realtà, quella che sembrava una riunione per intavolare un negoziato, si trasformò ben presto in un’imboscata. I fazendeiros che avevano convocato Fusquinha e Doutor li fecero salire su una Chevrolet bianca insieme a loro e li assassinarono.
Onalício Araújo Barros aveva 39 anni, Valentim Silva Serra 33. La vile uccisione dei due senza terra scatenò un’ondata di proteste che spinse l’allora presidente tucano Fernando Henrique Cardoso, apertamente ostile al Mst, ad inviare oltre 500 militari nella regione. Si trattò di un nuovo segnale dell’offensiva contro il movimento, iniziata, in quegli anni, con la strage di Eldorado dos Carajás. A ricevere minacce di morte, successivamente, fu anche la moglie di Onalício Araújo Barros, costretta ad abbandonare Parauapebas.
Fusquinha era entrato a far parte dei Sem terra fin dai primi anni di vita del movimento. Nel 1990 partecipò ad una delle prima occupazioni nello stato del Pará, quella della Fazenda Ingá, nel municipio di Conceição do Araguaia ed era già noto, anche di fronte ai fazendeiros, perché amava ricordare che un dirigente ha il dovere di stare sempre con il suo popolo, dove sta il popolo deve stare il dirigente. Le minacce nei suoi confronti erano costanti, tanto che spesso Onalício Araújo Barros dichiarava di considerare l’eventualità di rimanere ucciso perché non avrebbe mai smesso di lottare.
Il giorno seguente al suo funerale, proprio per omaggiare il suo spirito combattivo, i senza terra rioccuparono la Fazenda Goiás 2, denominandola Assentamento Onalício Barros e, nel primo anniversario della sua morte, portarono a termine un’altra occupazione, nella regione di Marabá, intitolandola significativamente Assentamento 26 de Março in ricordo del giorno in cui lui e Valentim Silva Serra erano caduti vittime dell’imboscata.
Una settimana dopo l’omicidio, i senza terra Maria Zilda Pereira Alves e Paulo Rodrigues de Araújo furono ricevuti dalla Commissione dei diritti umani alla Camera dei deputati, a Brasilia, in qualità di testimoni del delitto. Denunciarono le minacce di morte ricevute tramite lettere anonime e si dissero disposti, nonostante il rischio per la propria vita, a riconoscere gli autori del crimine.
Nel 2022 uno dei fazendeiros che sarebbero stati coinvolti nell’uccisione dei due senza terra, Lázaro de Deus Vieira Neto, “Lazinho”, aveva donato 100mila reais al Partido Liberal di Bolsonaro per sostenere la rielezione del Messia Nero al Planalto. Accusato, inoltre, del reato di occultamento di cadavere, il corpo di Valentim Silva Serra fu ritrovato a 15 chilometri dal luogo dell’imboscata, l’uomo si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di non trovarsi sul luogo dell’esecuzione dei Sem terra, ma ha costantemente appoggiato le dichiarazioni di Bolsonaro, non ultima quella del 2018 in cui fece scalpore il suo appoggio ai poliziotti condannati per la strage di Eldorado do Carajás.
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