Ecuador: la mia esperienza di volontaria ad Esmeraldas
Esmeraldas é casa mia. Non lo é dal giorno in cui vi sono atterrata, ma dal giorno in cui il venditore di arance sotto casa ha iniziato a darmi il buongiorno.
Per me Esmeraldas é prima di ogni altra cosa una serie di relazioni, distratte o karmiche, fugaci o straboccanti; una serie di fili rossi sospesi ai bordi di quell’abisso che fino a ieri separava le nostre vite.
Esmeraldas é l’altro lato dell’abisso. E’ per me quel Terzo Mondo in cui da anni ormai sapevo che avrei posto la mia casa.
Sì, Esmeraldas é Terzo Mondo. Quello sciroppo di immagini senza cornice, che intervallano le nostre abbuffate quotidiane di tette e di culi, di calci d’angolo e di rigore, di confessionali e televoti.
Un quadretto di tutto rispetto nella collezione degli ultimi, che ho anche perso la voglia di descrivere se non per puro rispetto dei fatti: 77% di popolazione in stato di povertá; 1 bambino su 3 denutrito crónico; il 38% dei bambini al di sopra dei 5 anni é económicamente attivo; un sistema educativo insufficiente tanto che solo il 18% della popolazione accede all’istruzione superiore. Il tutto da aggiungere ad un sistema economico depresso e un panorama político corrotto e constantemente sull’orlo del tracollo.
Non so se fa piu male la situazione di per sè o la normalità con cui essa si vive. Perché, senza cercare giustificazioni alle nostre evidenti colpe, capisco che il così detto Primo Mondo si sia adagiato sugli allori, che altro non sono che le teste di milioni di persone.
Ma ciò che fa ancor piu male è l’assoluta normalità con cui ad Esmeraldas ci si fa lustrare le scarpe da un bambino, si raccoglie un mendicante morto dopo due giorni, si contratta una prostituta incinta di vari mesi. Per non parlare della disarmante normalità con cui una classe dirigente di stampo simil feudale sta conducendo il paese verso Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti o il Plan Colombia.
Lo stato di negligenza e rassegnazione, locale e globale, che vive questo paese trova espressione solo nelle parole di Edoardo Galeano: l’America Latina un continente dalle vene aperte. Una emorra gia costante che non si tenta neppure di tamponare, che ruba forze, energia, vita a questo continente. Perché c’è un’unica soluzione che i paesi dell’America Latina riescono ad adottare: in nome della mancanza di risorse, si svendono le risorse. Esmeraldas, chiamata provincia verde dell’Ecuador, ha dato il via libera alla nipponica EucoPacifico per la piantagione di 2000 ettari di eucalipto, albero totalmente estraneo al medioambiente locale, destinato a prosciugare il terreno in pochissimi anni.
70.000 barili di petrolio ogni anno vengono succhiati, raffinati e poi pompati dalla Petroecuador di Esmeraldas. L’oro nero sfiora la vita degli esmeraldeñi ma senza modificarla: solo il 30% di chi lavora nella raffineria é della cittá e ricopre le manzioni piú basse. Quello che sí rimane é l’inquinamento delle acque e dell’aria che la raffineria provoca.
Ad Esmeraldas si produce cacao e si importa cioccolato, si produce zucchero e si importano caramelle, si produce caffé si importano polverine solubili.
Sto scrivendo dunque un necrologio a questa città? Con decisione rispondo No! Mi trovo qui ad Esmeraldas come Volontaria delle Nazioni Unite, per lavorare con un gruppo di 80 volontari locali, coinvolgendoli in iniziative di mutua solidarietà, nelle scuole, nei quartieri piu marginali, attraverso i mezzi di comunicazione locali. Il loro impegno gratuito è per me una iniezione di speranza quotidiana. Anche se sembra difficile, anche se non abbiamo risorse economiche, anche se a volte ci si sente solo un granello... se loro non hanno perso la speranza, come posso perderla io? Ma per questa e per tutte le altre Esmeraldas del mondo si fa necessaria una presa di coscienza collettiva e globale. Perchè creare meccanismi economici piú giusti è l’unica maniera per togliere quel granello di polvere che ha inceppato a 40 anni fá la clessidera sudamericana.
Per questo, scrivendo, ora sì, ho iniziato ad immaginarvi. Immagino i miei conterranei, che siano amici o sconosciuti, tra i profumi delle morbide colline, il silenzio dei paesini arroccati, i colori delle animate spiagge con cui l’Italia ci ha cresciuto, unirsi per cambiare il destino non ancora scritto di Esmeraldas.
Nicoletta Marinelli
i dati sono tratti dal documento CCA – Common Country Assessment – Evaluaciòn Comùn del Paìs – Ecuador – Nazioni Unite – 2003
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