Guatemala: La corte costituzionale del Guatemala sospende il pagamento alle ex Pac, i paramilitari che appoggiarono i governi dittatoriali dal ‘60 al ‘96
Guatemala Ciudad, 28 settembre 2004
5 mila 700 quetzal, quasi 550 euro, poco agli occhi di un cittadino europeo, molto per un guatemalteco che in media guadagna 600 quetzal al mese. 5 mila 700 quetzal è la 'buonuscita' con cui il governo del Guatemala prevedeva di pagare le ex Pac, le Patrullas de Autodifesa Civil, ovvero i paramilitari che negli anni del conflitto interno (1960 -1996) affiancarono l’esercito regolare nella lotta alla guerriglia, perpetrando alcuni dei più crudeli massacri contro la popolazione indigena Maya.
Approvato con la legge 24/2004 del 19 agosto scorso, confermato dallo stesso Presidente della Repubblica Oscar Berger, dopo mesi di proteste da parte di gruppi della società civile il pagamento è stato ‘temporaneamente sospeso’ il 28 settembre 2004 dalla Corte Costituzionale del Paese Centro Americano. "Si tratta di un azione incostituzionale - ha affermato la Corte - perche conferisce al Ministero delle Finanze la facoltà di gestire parte del patrimonio pubblico. Secondo la nostra Costituzione - ha aggiunto la Corte - spetta al congresso della Repubblica stabilire gli investimenti, salvaguardare l'unita del .patrimonio dello Stato, e controllare la legittimità e la razionalità della spesa pubblica"
Dopo la decisione della CC si sono scatenate le polemiche, sopratutto all’interno del Congresso, dove i deputati dei partiti di maggioranza hanno ribadito la volonta di “apporre adeguate modifiche alla legge per risolvere le illgalita riscontrate dalla Corte e poter cosi’ effetture il pagamento”. La Gran Alianza Nacional, GANA, (ovvero il partito del Presidente Oscar Berger), ha gia’suggierito di istituire una nuova tassa di durata temporanea, per raccogliere i fondi per gli ex patrulleros, mentre il Partito Patriota, PP, ha proposto di innalzare il livello di indebitamento dello Stato. “C’e stata una promessa da parte del governo - aggiunge Roseda Perez, esponente Frente Repubblicano Guatemalteco, FRG, (ovvero, il partito dell’ex presidente e Alfonso Portillo, oggi in Messico per non sottoporsi a un processo penale in Guatemala e del Generale-dittatore Rios Montt, responsabile di numerosi eccidi compiuti all’inizio del anni ottanta) - deve essere rispettata, altrimenti si potrebbero verificare veri e propri scontri armati”
Un’affermazione che pare quasi una minaccia, quella dell’FRG, e che dimostra quanti e quanto forti siano ancora oggi, a 8 anni dalla firma degli accordi di pace, i legami tra esercito, paramilitari e politca. Il pagamento alle pattuglie che negli anni del conflitto contribuirono a sterminare la popolazione indigena solleva numerosi problemi di carattere etico, oltre che costituzionale. E giusto pagare chi, almeno in parte, fu complice di veri e propri massacri? E giusto che, mentre molte vittime del conflitto non hanno ancora ricevuto un risarcimento maternale e morale per i traumi subiti, per i parenti morti, per le case perdute, i paramilitari ricevano una buonuscita, quasi una medaglia al merito per il servizio reso allo Stato? E lo Stato non sono tutti i cittadini, anche quelli che i regimi militari hanno perseguitato ed ucciso?
Per Nineth Montnegro, deputata di Alianza Nuova Nazione, ANN, e fondatrice del GAM, Gruppo di Mutuo Appoggio per i parenti delle vittime e dei desaparecidos del conflitto ”Il Congresso non deve piegarsi di fronte alle minacce di alcuni deputati che vogliono ricompensare chi sistematicamente violo’ i diritti umani durante il conflitto”. Montnegro e’una dei molti esponenti della società civile che da mesi si sono mobilitati contro il pagamento delle ex Pac; convegni, conferenze, una marcia nazionale per la pace (agosto 2004) hanno assunto carattere di vera e propria richiesta collettiva di giustizia, in nome di una memoria storica che non puo e non deve essere dimenticata.
Gli ex patrulleros, intanto, in caso di mancato pagamento, minacciano di scendere un’altra volta in piazza, bloccando le maggiori strade del Paese. “Con questa sospensione – precisano dal Consiglio Nazionale delle ex Pax - la Corte viola il diritto di un milione e trecento mila persone ad essere retribuite per un 'lavoro' fatto molti anni fa”.
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