Latina

Nicaragua: la forza dell'Educazione

Impressionante prova di forza dei maestri di tutto il Nicaragua, che hanno sfilato per le strade di Managua sotto un sole cocente e si sono concentrati davanti al Ministerio de Hacienda y Credito Publico.
9 febbraio 2005
Giorgio Trucchi

Erano almeno 30 mila. La maggior parte maestri che arrivavano da tutti i Dipartimenti del paese e che fanno parte dei quattro sindacati che hanno iniziato uno sciopero ad oltranza per chiedere gli aumenti del loro misero salario.
Erano accompagnati da alcuni settori dei lavoratori della sanità, studenti delle superiori organizzati nella Federaciòn de Estudiantes de Secundaria (FES) e da gente comune che ha deciso di dare il proprio appoggio.
Padri e madri di famiglia che devono cavarsela con 70-80 dollari al mese e che quindi, devono cercare un secondo o terzo lavoro per poter sopravvivere.
Migliaia di persone che credono nel proprio lavoro e nell'importanza di dare un'educazione degna di tale nome, ma che si ritrovano con classi di 60-70 bambini e bambine e che, ogni anno, riempiono le statistiche che dicono che in Nicaragua oltre il 70 per cento degli abitanti sono costretti a vivere con una media di due dollari al giorno e che devono sobbarcarsi il 93 per cento delle imposte totali che lo Stato raccoglie.
Un sistema ingiusto di ridistribuzione del reddito e di disuguaglianza del peso fiscale che porta il Nicaragua ad essere il secondo paese più povero dell'America latina, secondo solo ad Haiti.
Nonostante questi dati, il governo insiste nel dire che lo sciopero dei maestri è politico e che questi ultimi vengono manipolati dai dirigenti sindacali per lucro personale (dichiarazione del Presidente Enrique Bolaños durante la giornata del 7 febbraio 2005).

A tutto ciò, i maestri hanno risposto con una prova di forza impressionante, contraddicendo le dichiarazione del Ministro dell'educazione Miguel Angel Garcìa, laureato in veterinaria, secondo il quale erano solo 400 i maestri in sciopero.
La marcia si è fermata davanti al Ministero del Lavoro, dove i sindacalisti sono stati ricevuti dal ministro, denunciato nei giorni scorsi presso la Procura per la Difesa dei Diritti Umani per aver violato i diritti sindacali dei lavoratori dell'educazione.
La massa di gente ha cantato, ha ballato ed ha anche urlato la sua rabbia, chiedendo al ministro di provare a vivere con 80 dollari la mese, lui che ne guadagna oltre 7 mila.
Una donna si è avvicinata al cancello sbarrato e presidiato da un folto gruppo di membri dei corpi speciali della Polizia ed ha mostrato un piatto di riso e un uovo sodo, alimento quotidiano dei maestri ed ha invitato il ministro a condividere con loro il prelibato pranzo.


La marcia è poi seguita fino al Ministero de Hacienda dove i dirigenti sindacali hanno dovuto attendere varie decine di minuti prima di poter parlare per far sì che tutta la gente arrivasse sotto il palco.
Durante il suo discorso, il dirigente del sindacato della sanità Fetsalud, Gustavo Porras, ha detto che "i ministri che stanno reprimendo lo sciopero offendono il magistero nazionale. Il Ministro del lavoro Gurdiàn, ha dichiarato che non si può negoziare con gli scioperanti in quanto lo sciopero è illegale. La fonte di legalità di uno sciopero è la partecipazione dei lavoratori ad esso e qui ci sono 30 mila persone che danno legalità a questo sciopero. Dal Ministero de Hacienda stanno vedendo quello che sta accadendo qui, anche se fanno come le scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano..."


Alla fine della manifestazione ufficiale, che è poi continuata con canti e interventi dei vari maestri giunti da tutto il paese, ha preso la parola Josè Antonio Zepeda, dirigente di ANDEN.
"Solo 15 minuti fa il Tribunale di Appello di Managua ha emesso una sentenza a favore dei maestri bloccando tutte le azioni contro di loro. Adesso vedremo se questi ministri rispetteranno una sentenza giudiziaria. Abbiamo gli argomenti, la legalità, il morale e la mobilitazione per poter continuare a lottare per il nostro salario.
Maestri e maestre, fino a che non avremo una firma che garantisca che il buono di 706 cordobas passerà ad integrare il nostro salario minimo, lo sciopero continuerà.
Il Ministro dell'educazione diceva che chi non lavora non può ricevere lo stipendio. A questo punto, allora, chiederemo che ci paghino tutte le ore extra che facciamo ogni giorno per educare.
Dicono che violiamo i diritti umani perché bambini e bambine non stanno andando a scuola, ma non è forse una grande violazione dei diritti umani il fatto che 825 mila bambini siano rimasti quest'anno fuori dal sistema scolastico? Non è forse violazione dei diritti umani minacciare di non dare lo stipendio, sapendo che le famiglie dei maestri dipendono da esso e minacciare di licenziarli?
Il governo sta violando il Regolamento della Legge di Previdenza Sociale che prevede che il buono che ci stanno dando deve entrare a far parte del nostro salario.
Il buono deve essere incorporato immediatamente!!!!...
...Che sappia il governo che non permetteremo che i crumiri entrino nelle scuole per debilitare lo sciopero. Torniamo nelle nostre scuole e buttiamo fuori quelle persone che cercheranno di entrare per sostituirci dando lezione.
La lotta sarà lunga, stiamo appena iniziando. Conosciamo i ricatti del governo, come la minaccia di licenziamenti, di sospensione del salario. Manteniamo alto il morale perché ora abbiamo una sentenza della Corte di Appello che ci difende".

Un primo importante passo è stato fatto e l'intero paese ha visto la forza di questo settore così importante e nevralgico per le nuove generazioni.

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