L'AUTORE
è docente di Etnologia all’Università di Bari. Ha scritto numerosi saggi tra i quali L’imbroglio etnico (Bari 2000) con Gallissot e Kilani. È curatrice e coautrice de L’inquietudine dell’Islam (Bari 2002).
(Dal Corriere della sera, 23 novembre 2003)
Ma si può dire «razza ebraica»? No, non si può dire. Non solo perché è un' espressione infelice, odiosa, «politicamente scorretta». Non si può dire proprio tecnicamente. Nemmeno gli autori e gli esecutori delle famigerate leggi razziali fasciste riuscirono a spiegare concettualmente, prima ancora che giuridicamente, cosa diavolo volessero dire quando scrivevano «i cittadini italiani di razza ebraica». Si attorcigliarono intorno alle parole a tal punto che giunsero alla conclusione - in ogni articolo di legge, in ogni decreto o circolare ministeriale - che era da considerarsi di «razza ebraica» chi era figlio di almeno un genitore ebreo.
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