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MareNostrum Newsletter n. 4

17 luglio 2005
Stefano Mencherini (regista RAI e giornalista indipendente)

Nota dettata ai dimafoni Ansa e, come sempre negli ultimi mesi, censurata
preventivamente

(ANSA) - ROMA, 15 LUG - 'Sono sempre piu' convinto che in Italia oggi, e non da
pochi mesi, l'informazione sia cosa di qualcuno, quindi per nulla
rappresentativa di tutte le voci e le opinioni che dovrebbero rappresentare
gli italiani. E non e' certamente solo una questione personale, ma un problema
costituzionale che coinvolge la liberta' di stampa e di espressione, ma anche i
diritti calpestati dei "consumatori",in un'Italia sempre piu' assediata dalla
malapolitica e da lobby che mille
interessi hanno, tranne quello per cui i lettori o i telespettatori pagano
un prezzo (nel caso della mia azienda, la Rai, un abbonamento che dovrebbe garantire
il servizio pubblico).
Credo, e non sono il solo, tanto e' vero
che sta continuando dal 24 giugno uno sciopero della fame a staffetta di 24 ore e ad
oltranza, per rivendicare il diritto dei cittadini di essere
informati e i doveri di editori e direttori a informare in maniera pluralista e
puntuale la popolazione.
Si fa quindi sempre piu' urgente l'incontro
richiesto al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi da
giornalisti, cittadini antirazzisti, preti e suore di vera carita', uomini e donne
di cultura, e non pochi politici di cinque schieramenti diversi.
Va nella direzione di una lotta dura, senza quartiere e ovviamente non violenta,
anche la campagna che e' iniziata due giorni fa sotto al palazzo della presidenza e
della direzione generale della Rai che e' stata lanciata
dal basso, cioe' dai dipendenti, precari e non, e che ha trovato la solidarieta'
concreta del piu' grande sindacato della Rai, lo Snater, di Fnsi, di Cobas Rai, di
Usigrai, del Forum Dac (Diritto accesso alla
comunicazione) e di tanti dipendenti interni che si sono incontrati in un'assemblea.
Da quell'incontro e' nata una raccolta di firme che chiede alla politica
e all'azienda di ritornare al ruolo di servizio pubblico e di evitare di calpestare
la dignita' dei telespettatori e i diritti del dipendenti.
Lo slogan che ci accompagnera' nei prossimi mesi e': 'dipendente Rai alza la voce e
la schiena!'.

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