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«Sarà pure efficiente, ma è una prigione da chiudere»

Il presidente della Puglia Nichi Vendola: in quei centri non si rispettano i diritti umani, perciò vanno chiusi
20 settembre 2006
Antonio Massari
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Moderno ed efficiente, da far invidia ad altri paesi europei». Così s'è espresso Staffan De Mistura visitando il centro di Bari. Ne parliamo con il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Che pensa di questa dichiarazione?Certo, rispetto alla baraccopoli di Bari-Palese il cpt brilla: sono frasi che mi ricordano i giudizi sui vecchi manicomi. Nel Sud erano sporchi ma a Trieste, per esempio, erano in perfetto stile austro-ungarico, puliti ed efficienti. Ma l'orrore non stava nel sudiciume sui pavimenti. L'orrore era in sé, nel concetto stesso della loro struttura: una prigionia senza ragione. Esattamente come per i cpt. .
Chiaro. L'ordine e la pulizia non mi mettono al riparo dai dubbi. Primo su tutti: quello che nei cpt si violino i diritti umani. E tutto questo mi sembra inaccettabile. Il nostro no ai cpt, quindi, resta tale e quale.
Adesso, con il centrosinistra al governo, quali novità si augura, riguardo i cpt e la politica sull'immigrazione?Mi aspetto una modifica significativa della Bossi-Fini, e per significativa non intendo una politica di emendamenti, ma un vero e proprio rovesciamento. L'intero impianto va capovolto. Un esempio: per ogni cinque euro destinati all'immigrazione, il centrodestra ne destinava 4 ai cpt o alla repressione, e soltanto uno all'integrazione. E' una filosofia cattiva, oltre che fallimentare, ma i cpt sono soltanto la chiusura di un cerchio: un cerchio che fa dell'immigrato, in maniera strumentale, soltanto una persona di cui avere paura.
In Puglia, nelle campagne, sono gli immigrati ad avere paura. Paura di morire ammazzati.Fabrizio Gatti, il giornalista dell' Espressoche ha svelato la durezza, la violenza delle condizioni degli immigrati nelle nostre campagne, ha svolto un lavoro eccezionale. Se uno degli immigrati schiavizzati, poi, viene trovato senza permesso di soggiorno, finisce in un cpt e viene espulso. La Bossi-Fini è tutto questo: ti obbliga alla clandestinità, ti costringe al lavoro nero, ti consegna nelle mani della criminalità organizzata, ti sfrutta e poi ti espelle. Il paradosso è che l'imprenditore schiavista si becca una denuncia, mentre lo schiavo viene rimpatriato. E si cancella così la prova vivente della schiavitù. Il danno è incommensurabile, sotto il profilo umano, culturale e giuridico: con quella persona svanisce anche l'unica fonte di prova, quella che potrebbe denunciare e incastrare lo schiavista.
Lei che propone?E' semplice: a chi, essendo vittima della tratta, denuncia il proprio schiavista, si offra un permesso di soggiorno. Almeno provvisorio. Non possiamo distinguere la lotta ai cpt dalla lotta contro le «campagne» di concentramento, in cui hanno trovato la morte decine di immigrati. C'è una stretta parentela culturale tra queste due realtà: il cpt priva l'immigrato della libertà per un illecito amministrativo, il caporalato stritola la sua libertà in nome del mercato del lavoro. E mi riferisco, in particolare, al lavoro nero. Purtroppo, ho l'impressione che l'attenzione su questo fenomeno si stia già spegnendo.
La Puglia come si sta organizzando?Il 4 agosto abbiamo varato il nostro piano sull'immigrazione: prevede il recupero di alcuni casolari di campagna per destinarli ad albergo diffuso. Ospiteranno i lavoratori stagionali. A ottobre sarà varata la nostra legge contro il lavoro nero e in questi giorni incontrerò l'associazione Medici senza frontiere. Lo denunciamo come dato imprescindibile: non è possibile alcuna riforma se non ripartiamo dalla bonifica di queste zolle di terra, dove il caporalato continua a mietere vittime.

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