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Non vogliamo un decreto sicurezza, vogliamo un decreto solidarietà!

Dichiaramo la nostra obiezione di coscienza ad una legge che, a dispetto del nome, porterà invece insicurezza e conflitti.
Il Nord del mondo affama i poveri, all’occorrenza li prende in casa, facendo pagare loro i viaggi, quando non servono li rimanda “a casa loro”, o li chiude in campi di prigionia. E poi?
Questo è portarsi la guerra in casa. La nostra coscienza sta facendo qualcosa per fermare questa legge che uccide i diritti umani? Non diventiamo complici silenziosi.


6 febbraio 2009
Alberto Capannini, Francesca Ciarallo

Sono appena state approvate al Senato le norme del “decreto sicurezza” (A.S. 733 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica). Adesso il tutto passa alla Camera, e, come è nelle previsioni, se anche la maggioranza dei deputati darà il suo assenso, verranno introdotti nel nostro ordinamento giuridico una serie di provvedimenti discriminanti nei confronti di immigrati, in particolar modo per i clandestini.
L’approvazione è stata praticamente concomitante alla ratifica del “Trattato di amicizia con la Libia”, mentre il ministro dell’Interno Maroni volava a Tripoli per firmare il cd “protocollo attuativo” dell’accordo Italia-Libia stipulato nel 2007 dal precedente governo (e richiamato dal Trattato), per cui saranno presto avviati i pattugliamenti congiunti (delle polizie libica ed italiana) per respingere in Libia i migranti intercettati in mare mentre tentano di raggiungere la costa siciliana.

Un accordo che è l’espressione di una visione repressiva, che non affronta alla radice il problema dei clandestini e degli sbarchi sulle nostre coste. E’ inserito nel capitolo della “lotta alla criminalità”, suscitando l’idea, priva di fondamento, che migrante sia sinonimo di delinquente.

Presumibilmente porterà ancora più migranti ad attraversare il mare, a causa delle vessazioni a cui la polizia libica li costringe. Numerosi rapporti di organizzazioni di tutela dei diritti umani – da Amnesty International a Human Rights Watch - denunciano le brutali condizioni a cui sono sottoposte le persone nei centri di detenzione per migranti in Libia: arresti indiscriminati, violenze, deportazioni di massa, torture, connivenze tra polizia e trafficanti. Inoltre, per la maggior parte, i migranti che sbarcano in Sicilia – che secondo i dati del Ministero dell’interno costituiscono solo l’8% del totale dei clandestini presenti nel nostro paese - fuggono da paesi in guerra o dittatoriali come Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia, e avrebbero diritto allo status di rifugiati politici, con i diritti di asilo e protezione umanitaria che questo comporta. La Libia non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra: le può essere affidato con tanta noncuranza e superficialità il compito di “fermare i migranti”?

Ma torniamo al Decreto Sicurezza, fiore all’occhiello della democrazia italiana.

Il pacchetto istituisce un registro delle persone senza fissa dimora; prevede la facoltà (previsione non chiara perché leggendola nel contesto del sistema normativo Viaggi degli immigrati potrebbe tradursi in un obbligo, e talaltro la sola possibilità ha fatto sì che nell’ultimo mese gli stranieri che si rivolgono agli ambulatori siano il 30% in meno) per i medici di denunciare all'autorità giudiziaria gli immigrati clandestini che richiedono cure mediche; una tassa per il permesso di soggiorno che può arrivare fino a 200 euro; il via libera alle ronde padane, (ma non potranno girare armate, si specifica).

Non crediamo assolutamente che questa legge potrà eliminare la clandestinità o i problemi derivanti dalla convivenza, ma renderà gli immigrati ancora più disperati, invisibili. Sarà così ancora più difficile accoglierli, incontrali, vivere insieme. Non vogliamo un’ulteriore iniezione di incomprensione, di paura e di odio nel corpo del nostro paese.

Pertanto proponiamo di esporsi in prima persona con un atto di disobbedienza civile e di dichiarare pubblicamente nelle piazze delle nostre città la nostra contrarietà al decreto sicurezza attraverso l'impegno a contrastarne gli effetti.

Sappiamo che in momenti come questi non è facile uscire dal silenzio e dallo sconforto.
Invitiamo medici, insegnanti, sindaci, amministratori e cittadini a dichiarare pubblicamente la propria obiezione di coscienza alle norme discriminanti del decreto sicurezza.

Note: Per firmare il decreto solidarietà e dichiarare la propria obiezione di coscienza:
www.decretosolidarieta.blogspot.com
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