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Anniversario dell'indipendenza del Kossovo

Bassano festeggia

30 marzo 2009
Raffaele Coniglio

Vicenza e il Kosovo, apparentemente senza nessun punto in comune, due realtà lontane e diverse tra loro, hanno, invece, qualcosa che le unisce. Il 2009 è la ricorrenza del primo anno di indipendenza del Kosovo, ma anche il decimo anniversario della fine dei bombardamenti NATO contro la Serbia. Le basi militari di Vicenza sono state decisive per arrestare l'atroce progetto di Milosevic. Vicenza correva in soccorso del Kosovo. Vicenza è da tempo ospitale con i kosovari. Nell'area di Bassano del Grappa, infatti, è concentrata una grande comunità di kosovari di etnia albanese, una delle più numerose dopo quella fiorentina. Molti di loro vivono in Italia sin dai primi anni novanta, proprio quando l'aria in Kosovo cominciava ad essere irrespirabile. Fu allora che signori come Advi Beqiri, Arsim Berisha, Fatmir Guri, Thaqi Ragip o Enver Hoti giunsero in Italia. Qui, nel vicentino, la stragrande maggioranza di loro lavora nell'edilizia. Nella zona "verde" della Lega Nord, nel cuore del nord produttivo, "la comunità dei kosovari, quanto a numeri, è la seconda dopo quella dei romeni" afferma Luciano Fabris, assessore alla cultura del comune di Bassano del Grappa. "Una comunità che lavora, pacifica, che non ha mai creato problemi", prosegue l'assessore. Sono loro che con il loro lavoro e i tanti sacrifici mandano avanti la nostra economia così come quella dei parenti che vivono in Kosovo. Con le loro rimesse riescono a mantenere in uno stato di agiata ricchezza le loro famiglie. Sono loro, gli immigrati, che in Kosovo hanno le case più belle e rifinite, progettate da loro stessi secondo gli stili che vedono qui in Italia. Nell'area di Bassano vivono i kosovari provenienti, quasi tutti, dall'hinterland di Mitrovica, Skenderaj e Drenas, dalla parte settentrionale del Kosovo. Questo mette in luce come i legami familiari e la solidarietà abbiano spinto sempre più persone, tra loro consaguinei, a trasferirsi in questo fiorente comune d'Italia. Un po' per volta, di pari passo con l'inserimento nella società, i precursori hanno dato ospitalità ai loro conoscenti e poi, quando il lavoro diventava sempre più stabile hanno preparato l'arrivo di moglie e figli. Mensur ricorda bene la sua infanzia trascorsa a Bassano. Era il 1999 quando insieme alla sorella frequentava la scuola media italiana; ricorda ancora, a distanza di anni, l'ottima accoglienza di maestre e compagni di classe, una solidarietà che è cresciuta quando le atrocità di quegli anni di guerra sono giunte negli schermi delle nostre televisioni, quando attoniti tutti loro ascoltavano la testimonianza del loro "amichetto", storie inimmaginabili per loro prima del racconto di Mensur. Dopo tre anni di permanenza in Italia, Mensur è ritornato a Mitrovica, ma oggi, 24 anni, laureato in Economia ha deciso di ritornare in Italia per proseguire gli studi. Oggi è qui insieme a parenti e cugini a festeggiare l'anniversario dell'Indipendenza del Kosovo. Nella festa organizzata dall'associazione culturale Bashkimi Kombetar mi sembra di vedere tanti Mensur, nel fior della loro giovinezza, ripetere lo stesso suo percorso. Sono molti che frequentano le scuole italiane, che parlano un italiano perfetto e che oggi per l'occasione, con altrettanta naturalezza ballano e cantano canzoni tipiche della loro più genuina tradizione. Circa 200 persone, si sono ritrovati in un grande ristorante a festeggiare la "Pavarsia" del Kosovo. Intere famiglie con bimbi al seguito, giovani coppie, una comunità compatta e solidale, lontana da casa, ha festeggiato un evento tanto sentito. Ad animare la serata musica e balli tipici che hanno coinvolto grandi e piccini. Giovani intenti a festeggiare con le loro coetanee, tra sorrisi e sguardi maliziosi; un po' più composti i loro genitori, intenti a raccontarmi la storia personale dei loro ultimi dieci anni, la loro positiva esperienza e il tempo libero che dedicano alla loro associazione culturale Bashkimi Kombetar. L'associazione conta più di 50 iscritti -50 famiglie- e organizza varie attività di aggregazione, di svago per i bambini, incontri e dibattitti interni e con le altre comunità di stranieri. Sono loro che hanno creato, con il prezioso supporto del Prof. Vittorio Andolfato, la scuola di lingua albanese per i loro figli, che fanno pervenire richieste all'amministrazione locale, come quella di "poter istituire un educatore sociale nelle scuole per supportare l'attività educativa di quanti in difficoltà con l'apprendimento scolastico e i compiti a casa" mi ricorda il loro presidente, Avdi Beqiri. Quella a cui ho preso parte l'altra sera, non è una burla carnevalesca, ma i risvolti positivi di una integrazione riuscita, un'isola felice però, rispetto a quello che l'Italia oggigiorno pare offrire alle persone che provengono da altre parti del mondo. Questo è un altro discorso. Oggi a Bassano si festeggia il Kosovo indipendente.

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