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Quando il permesso di soggiorno lo firma Dio

Iniziativa dei missionari comboniani contro il ddl sicurezza
22 giugno 2009
Luca Kocci
Fonte: il manifesto - 21 giugno 2009

CASTELVOLTURNO (CASERTA) - A prima vista sembrano uguali a quelli rilasciati dall’Amministrazione della pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, ma guardando meglio si legge: “Amministrazione della pubblica giustizia – Dipartimento della pubblica accoglienza”. Sono i “Permessi di soggiorno in nome di Dio” che ieri, Giornata mondiale del rifugiato, sono stati distribuiti nelle piazze di oltre 30 città a centinaia di stranieri, uomini e donne immigrati in Italia da mesi o da anni, lavoratori sommersi, stagionali e in nero, senza documenti, clandestini, invisibili.

L’iniziativa è stata lanciata un mese fa dai quattro missionari comboniani di Castelvolturno – che già nel 2003 ne promossero una analoga –, e strada facendo si sono aggiunti parrocchie e gruppi cattolici di base, le chiese battiste, ma anche centri sociali, associazioni antirazziste e pacifiste, comunità di stranieri in Italia e, in qualche città, la Cgil e i partiti della sinistra extraparlamentare.

“Con questa azione abbiamo voluto riaffermare pubblicamente il diritto di ogni persona ad esistere, a costruire un futuro per sé e per i propri figli e ad essere rispettata nella sua umanità, nella sua ricerca di vita democratica e libertà, e abbiamo voluto esprimere la nostra opposizione al pacchetto sicurezza e alle politiche anti-immigrati del governo”, spiega padre Giorgio Poletti, dei comboniani di Castelvolturno: il reato di immigrazione clandestina, la stretta sui ricongiungimenti e sui matrimoni misti, l’allungamento del periodo di detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) fino a sei mesi, il permesso di soggiorno “a punti” e a pagamento, i respingimenti in mare verso la Libia e le campagne stampa contro gli immigrati. Negli ultimi anni, dicono i comboniani, “la situazione è notevolmente peggiorata. L'avvento al governo di partiti e forze eversive, come la Lega, ha creato un clima razzista e xenofobo. Stanno giocando con le nostre paure, con quell’istinto che abbiamo nel più profondo di proteggerci e di isolarci. Stanno costruendo una società fondata sulla paura e stanno mettendo i loro eserciti e polizie a guardia delle nostre false sicurezze. Ma i militari ci servono per fare la guardia alle nostre paure, per darci l’ennesima illusione di una sicurezza per pochi”. Anche molti cattolici hanno rinunciato ai valori di giustizia e condivisione, che invece sono propri della fede cristiana. E allora permessi di soggiorno “in nome di Dio” – benché l’iniziativa non aveva valore confessionale – per ricordare, soprattutto ai credenti che “Dio sta sempre dalla parte dei più deboli e indifesi”.

Manifestazioni si sono svolte in tutta Italia, in oltre 30 città: cortei, dibattiti, concerti, proiezioni del docu-film Come un uomo sulla terra, cucina etnica e poi i banchetti con la racconta di firme “Io non respingo” – petizione nazionale contro i respingimenti promossa dalla rete Fortress Europe – e quelli dove venivano rilasciati i Permessi di soggiorno in nome di Dio. Ad Agrigento le associazioni sono scese in piazza anche contro gli arresti di alcuni immigrati ambulanti prima di una manifestazione lo scorso 10 giugno, giorno dell’arrivo di Gheddafi a Roma; a Catania c’era l’Anpi; a Modena i Permessi di soggiorno sono stati distribuiti a piazza Mazzini, nell’ex ghetto ebraico; iniziative a Rosarno e a Reggio Calabria, “contro la caccia all’uomo nero”; a Siracusa, davanti alla prefettura, dove hanno parlato alcuni “non ancora italiani”; e poi Cosenza, Lamezia Terme, Ferrara, Torino, la Lombardia con Lodi, Brescia, Varese, e ancora altre città. A Caserta, con i giovani del Centro sociale Ex canapificio e i religiosi sacramentini in prima fila insieme alla nutritissima comunità dei migranti e dei rifugiati che hanno scritto “l’emigrazione non deve essere la nuova colonizzazione”, i permessi di soggiorno li ha firmati, sotto un gazebo nella centralissima corso Trieste, il vescovo della città, mons. Raffele Nogaro, che ha chiamato “direttiva della vergogna” la recente direttiva sui rimpatri firmata dai Paesi dell’Unione europea e ha detto: “il meticciato è la nuova costituzione della famiglia umana”.

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