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la libertà di esistere

il diritto alla libertà passa attraverso il riconoscimento della legittimità delle nazioni.
25 aprile 2006
Paola Maccioni

In questo giorno di festa, così importante per la nostra democrazia, il mio pensiero va agli amici dei campi profughi Saharawi di Tindouf, in Algeria. E agli amici della Bosnia e Erzegovina in attesa della riforma “internazionale”.
Kofi Annan, nel suo discorso alle Nazioni Unite, ha praticamente dichiarato inutile il piano Baker che prevedeva il referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi e la sua eventuale e legittima autonomia dal Marocco. Kofi Annan non ha tenuto in minima considerazione la lettera dell’ambasciatore dell’Algeria (qui il testo integrale): http://www.aps.dz/fr/pageview.asp?id=118287. Il Marocco assimila i suoi diritti e i suoi problemi politici alla Cina e a Hong Kong, analizzando la storia dal proprio punto di vista: http://www.lematin.ma/Journal/Article.asp?id=natio&ida=60176

Le mie idee politiche ed economiche sui temi internazionali sono ormai strettamente personali. Mi limito a dire che non capisco più l’onu e le agenzie ad esso collegate, già da molto molto tempo. Che non mi sembra che esista più l’onu se non come dipendenza degli usa. Che gli usa non hanno aderito a tanti protocolli: vedi Kyoto per tutti. Che non sopporto e non capisco la loro idea di esportazione della democrazia. E che e che... in un’associazione d’idee a cascata che mi porta a vedere solo morte e distruzione in nome di che cosa e per chi e a favore di quali interessi?

Il mio pensiero e le mie forze sono indirizzate alle persone che subiscono una “globalizzazione democratica forzata”, con armi vere o politiche o economiche. Sono destinate a chi, ogni giorno non sa cosa mangerà, a chi cerca un lavoro che non c’è o, semplicemente, a chi cerca un motivo per continuare a vivere. Con loro e per loro mi sforzo di convincermi che il diritto esiste, che il perdono è difficilissimo ma non impossibile, che la politica si può fare al mercato e a scuola. Che bisogna continuare a credere e a lavorare per la pace: l’unico diritto per cui oggi sia giusto “combattere” in prima persona e senza bandiera. E senza dare tempo al tempo, perchè il tempo siamo noi e i nostri ottant'anni di vita, qui in occidente, molti di meno in altri paesi. E tutti abbiamo diritto di vivere come essere umani e non come sottopopoli.

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