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Singapore si blinda, contro-vertice unito

Divieto d'accesso nella Città stato per Walden Bello e altri quattro attivisti per il vertice del Fondo monetario. Il governo prova a dividere il movimento. Oggi comincia il vertice dell'Fmi
17 settembre 2006
Antonio Tricarico (Crbm/Mani Tese)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il contro-vertice della società civile internazionale riunitasi a Batam per protestare contro gli incontri annuali della Banca mondiale e dell'Fmi, che si aprono oggi a Singapore, ha rigettato con una dichiarazione netta l'offerta del governo di Singapore di accettare ventidue dei ventisette attivisti messi al bando nei giorni scorsi, tra cui anche il sottoscritto. Tra i cinque che rimangono al bando, Walden Bello e Shalmali Guttal di Focus on the Global South e tre attivisti della rete indonesiana INFID. Insomma, alla fine l'esecutivo singaporeano sembra cedere quanto basta per provare a salvare la faccia, accomodando le fortissime pressioni, soprattutto dei governi europei, con quello italiano in prima fila, per permettere l'ingresso di tutti i rappresentanti della società civile nella città-Stato.
Un goffo tentativo di dividere il fronte compatto che ha boicottato in blocco tutti gli incontri previsti con la Banca ed il Fondo. Ma i movimenti non ci stanno, anzi, sono pronti a rilanciare. Per le realtà del forum di Batam oramai il danno è fatto, e Banca e Fondo si sarebbero potute muovere molto prima in maniera più efficace. Non solo è inaccettabile che alcuni rimangano al bando, ma non è pensabile alcuna marcia indietro dopo che più di quaranta persone senza accredito, oltre a quelli al bando, sono state detenute temporaneamente senza accusa e poi respinte o dirottate verso Giakarta. Non ultimi due attivisti indiani fermati addirittura per 38 ore. Per tutti si chiedono spiegazioni pubbliche dell'accaduto, scuse formali e compensazioni per i danni morali ed economici ricevuti.
Allo stesso tempo il forum ha deciso di inviare due rappresentanti a Singapore per portare questa posizione a uno dei pochi eventi indipendenti organizzato oggi in un hotel del centro della città da diverse organizzazioni che sono riuscite a entrare in città. Una scelta per collegare due fronti della stessa battaglia.
Al centro della seconda giornata di lavori a Batam c'è stata la crisi del Fondo monetario internazionale e le strategie della società civile per promuovere alternative all'istituzione considerata tra i principali motori della fallimentare globalizzazione neoliberista degli ultimi decenni. Parte una campagna mondiale per «il ridimensionamento o l'affondamento» dell'Fmi, che per altro alla vigilia del vertice di Singapore manda segnali negativi al governo Prodi in vista della dibattuta elaborazione della legge finanziaria. L'attesa revisione del sistema di governo del Fondo probabilmente partorirà oggi una revisione delle quote che darà più voce a Cina, Corea, Messico e Turchia, lasciando fuori l'America Latina e soprattutto l'Africa. Un'apertura di Washington a Pechino per cooptare la Cina e spingerla a rivalutare la sua moneta, con il fine di diminuire le super esportazioni della superpotenza asiatica.
Si discute anche della nuova, ma alquanto anacronistica, strategia energetica della Banca mondiale, centrata su «carbone pulito» in barba a qualsiasi preoccupazione per i cambiamenti del clima, della pericolosa strategia del Presidente Paul Wolfowitz di lotta alla corruzione e della promozione del buon governo. Paradossale l'idea del falco neo-con di concedere un'amnistia a tutte quelle multinazionali a cui è stato vietato di partecipare ad appalti in progetti della Banca perché trovate colpevoli di corruzione.
A molti governi, soprattutto europei, i nuovi approcci di Wolfowitz non convincono e c'è chi, come il governo inglese, due giorni fa ha annunciato di condizionare il versamento di di 50 milioni di sterline accordate alla Banca alla piena attuazione della diminuzione sostanziale delle condizioni economiche negative legate ai prestiti concessi ai Paesi poveri.
A metà pomeriggio lascio Batam e con il traghetto mi reco a Singapore. Dopo ripetuti controlli nei computer della polizia di frontiera, finalmente posso entrare insieme a Joy Chavez di Focus in vista dell'evento di domani. Una strana atmosfera di normalità, silenziosamente controllata, ci avvolge. Secondo gli indicatori sul buon governo resi pubblici ieri dalla Banca mondiale, Singapore risulta un po' debole soltanto nel rispetto dei diritti civili, ma non così indietro a livello mondiale. Difficile crederlo, soprattutto quando in tarda serata ci raggiunge una telefonata della polizia che chiede chiarimenti sull'incontro di questa mattina.

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