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"Non uccideranno il futuro"

150 mila a Roma alla fiaccolata per ricordare i bambini uccisi in Ossezia

Circa 150 mila persone, secondo gli organizzatori, hanno partecipato alla fiaccolata indetta dal Comune di Roma Roma in corteo per Beslan. Alla manifestazione protagonisti i bambini. Tra la folla anche politici e i rappresentanti religiosi ebraico e islamico.
7 settembre 2004
CLAUDIA MORGOGLIONE

ROMA - Decine di neonati in passeggino, centinaia di bambini accompagnati dai genitori, migliaia di candele accese nel sole che tramonta, sulla splendida collina del Campidoglio: così, senza parole né bandiere, la capitale d'Italia esprime il suo dolore per le vittime di Beslan. Una fiaccolata che si snoda a partire dalle 19,30, dalla sede del Comune fino al Colosseo: corteo composto, affollatissimo, che ha il volto dei suoi partecipanti più piccoli.

Sono loro, i bambini di tutte le età, i protagonisti della serata, organizzata dal sindaco Walter Veltroni. Che, per l'occasione riunisce - davanti ai 150 mila cittadini presenti, almeno secondo le stime del Comune - i rappresentanti delle grandi religioni monoteiste: ci sono il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e l'imam della moschea Mahmoud Ahmed Shewmita. Insieme al prefetto della città, Achille Serra, e a uomini delle istituzioni nazionali: il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella, quello della Camera Publio Fiori, il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo ("sono venuta con un gesto istintivo", racconta).

E poi ci sono i partecipanti più piccoli. Dai neonati ai bambini delle elementari, o delle medie. Molti sono coetanei delle vittime della carneficina, nella lontana Ossezia. "Non sapevo nemmeno dov'era quel paese - racconta ad esempio Francesco Morra, dieci anni, che sfila accanto alla madre - poi mi hanno spiegato che era in Russia. Ma quelle immagini non le scorderò mai". Mentre un'altra mamma, Alba Feroni, racconta le difficoltà di far capire ai figli un orrore così grande: "E' stata dura - spiega - ma alla fine abbiamo scelto la sincerità, di non censurare quella tragedia. E così stasera siamo qui".

Note: L'ASSALTO FINALE RUSSO ERA DAVVERO INEVITABILE?

L'ex presidente inguscio Ruslav Aushev ha ribadito piu' volte che l'intervento delle forze russe ''non era stato assolutamente programmato''. Aushev, la cui mediazione aveva portato, nel secondo giorno di crisi, alla liberazione di un gruppo di donne e di neonati, ha detto che il solo compito delle forze federali era di salvare le vite di tutti gli ostaggi. Confermando che il 3 settembre era stato raggiunto un accordo con i terroristi per il recupero di 21 corpi di persone uccise nella prima fase della vicenda, operatori della Protezione civile sono andati a prendere i cadaveri. Ma in quel momento, si sono verificate due esplosioni dentro la scuola, e si e' cominciato a sparare da entrambe le parti. Un gruppo di ostaggi, circa 200 persone, e' fuggito: ''abbiamo chiesto ai terroristi di sospendere il fuoco, cercando di convincerli del fatto che non era in corso alcun blitz. La loro risposta e' stata: avete iniziato il blitz, chiudiamo ogni colloquio''. Secondo un ostaggio, i sequestratori avevano avuto da subito l'impressione che nessuno volesse negoziare e che fosse in preparazione un assalto. Le famiglie delle vittime stanno pensando di creare una commissione d'inchiesta indipendente, per avere accesso alle trascrizioni dei 'negoziati'.

Fonte: http://www.ansa.it/fdg02/200409062014164336/200409062014164336.html

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