Palestina

Anche l'Italia nelle nanoarmi d'Israele

L'ultima frontiera: «calabroni» bionici Affidato alla «colomba» Peres il nuovo programma di armi miniaturizzate. Grazie al trattato di cooperazione militare con Israele anche gli scienziati italiani potranno lavorare per le guerre di Tel Aviv
23 novembre 2006
Manlio Dinucci
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Sciami di «calabroni bionici», mini robot volanti, si infiltrano a Gaza e in Libano a caccia di nemici e, individuatili, li uccidono con mini cariche esplosive di nuovo tipo. Fantascienza? No, scienza. Anzi la scienza più avanzata, la nanotecnologia, su cui sta puntando Israele. Il primo ministro Ehud Olmert - informa il giornale israeliano Yediot Aharonot (17 novembre) - ha deciso di costituire uno speciale ufficio per lo sviluppo di un «arsenale basato sulla nanotecnologia». A tale scopo ha incaricato il vice primo ministro Shimon Peres (già padre della bomba atomica israeliana) di scegliere 15 tra i massimi esperti dal mondo accademico, dall'industria ad alta tecnologia e dal settore militare.
Israele, insieme a Stati uniti e Gran Bretagna, è all'avanguardia nella ricerca sulla nanotecnologia, la scienza che progetta strutture microscopiche costruendole atomo per atomo. Al crocevia tra fisica, chimica, biologia e ingegneria, essa può portare a realizzazioni di grande importanza in tutti i campi. Finora però sono le applicazioni militari quelle che hanno dato maggiore impulso alla ricerca: la nanotecnologia è nata nei laboratori delle armi nucleari per creare sistemi di innesco sempre più piccoli e affidabili. La ricerca, coperta da segreto militare, punta alla realizzazione non solo di armi nucleari miniaturizzate, ma di armi di nuova concezione.
Su The Guardian (4 settembre), subito dopo la guerra in Libano, Shimon Peres ha spiegato che le armi di cui dispone Israele non sono adatte a guerre di questa natura: «E' insensato usare un elicottero o aereo, che costa milioni di dollari, per dare la caccia a un piccolo gruppo di terroristi». Israele ha bisogno per questo di «armi miniaturizzate e robot controllati a distanza che operino sul campo di battaglia, basati sulla rivoluzionaria nanotecnologia». E, dopo aver ricevuto da Olmert l'incarico di costituire uno speciale ufficio per accelerare la ricerca in questo campo, Peres ha dichiarato che «prototipi delle nuove armi sono attesi entro tre anni».
Il governo israeliano ha dunque deciso di dare il massimo impulso alle ricerche di nanotecnologia per applicazioni militari. Proprio in questo campo l'Italia può dargli un notevole contributo, nel quadro dell'accordo di cooperazione militare stipulato dal governo Berlusconi con quello israeliano nel 2003 e trasformato in legge nel 2005 (n. 94, 17 maggio). In base all'accordo, i due governi si impegnano a «incoraggiare le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiali di interesse per entrambe le parti». Per di più, sono stati varati dall'allora ministro Moratti 31 progetti di ricerca congiunta tra controparti italiane - Cnr e alcune università - e controparti israeliane: soprattutto gli istituti Weizmann e Technion, che compiono ricerche sulle armi nucleari e quelle di nuovo tipo. E' quindi possibile che ricerche italiane, ufficialmente a fini civili, possano essere usate (anche all'insaputa dei ricercatori) per mettere a punto armi di nuovo tipo.
Il legame tra ricerca militare e civile è stato evidenziato dal simposio sul tema «Sviluppo delle nanotecnologie: applicazioni per la difesa», organizzato a Roma il 30 giugno 2004 dal Segretariato generale della difesa e direzione nazionale degli armamenti, con la collaborazione dell'Università di Roma La Sapienza. Nella presentazione del simposio, apertosi con le relazioni del generale Botondi e del prof. Carlo Rubbia, si sottolinea che - nel quadro del Piano nazionale della ricerca militare (Pnrm) creato nel luglio 2001, un mese dopo l'insediamento del governo Berlusconi - è possibile «avvalersi di risorse sia civili che militari per condurre studi coordinati». Il Pnrm consente di «promuovere, valutare e coordinare la ricerca di base nei settori di importanza strategica e di interesse ai fini delle applicazioni militari, in particolare per lo sviluppo dei futuri materiali d'armamento». A tal fine esso raccoglie anche le idee e proposte provenienti da «partner internazionali».
A questo punto vorremmo sapere: se nel quadro dell'accordo il partner israeliano proporrà (se non ha già proposto) una collaborazione, aperta o no, allo sviluppo di nanotecnologie militari, che cosa farà il governo Prodi? E che cosa farà in generale riguardo all'accordo di cooperazione militare con Israele? Lo abrogherà o proseguirà sulla via aperta dal governo Berlusconi? Aspettiamo una chiara risposta. Magari prima che comincino a volare i primi «calabroni bionici», figli anche dalla ricerca militare italiana.

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