Il Parco della Val d’Agri e la giusta informazione

L’istituzione della nuova area protetta ha sollevato, come è noto, molteplici polemiche di agricoltori, cacciatori ed imprenditori boschivi, che hanno deciso di ricorrere al TAR per ottenere una riperimetrazione.
30 maggio 2008
Antonio Conte

parchi L’istituzione del parco della Val d’Agri ha sollevato, come è noto, molteplici polemiche soprattutto ad opera di agricoltori e cacciatori e imprenditori boschivi, che, dopo vari tentativi hanno deciso di ricorrere al TAR al fine di ottenere una riperimetrazione del parco stesso. Ricorso che come appreso oggi è stato respinto dal TAR Basilicata con una propria ordinanza del 21 Maggio 2008 (Ordinanza numero 200800180 depositata in segreteria il 22 Maggio 2008).

Sicuramente, come ho già detto altre volte, alla base di questo atteggiamento vi è una scarsa, per non dire nulla, conoscenza dei limiti e delle potenzialità offerte dal parco; inoltre i timori della gente sono stati amplificati in maniera esponenziale nel corso delle recenti elezioni politiche grazie alle varie dichiarazioni ostili di alcuni politici locali. Tuttavia, ritengo che l’atteggiamento negativo nei confronti del parco sia dovuto anche alla completa mancanza di una campagna informativa accurata e attenta da parte delle associazioni competenti, che avrebbero dovuto aiutare la popolazione a capire che cos’è un parco, quali sono i suoi limiti e le sue potenzialità e soprattutto che tipo di cambiamenti comporta.

Purtroppo, quelle stesse associazioni che adesso si ergono giustamente a difesa del parco della Val d’Agri hanno trascurato questo aspetto, rendendo possibile indirettamente il cementarsi di convinzioni sbagliate ed estremamente dannose. A questo si deve aggiungere che i cittadini della Val d’Agri sono stati per anni illusi dal miraggio di uno sviluppo legato alle industrie prima e al petrolio poi e si è sempre più radicata la convinzione che la natura e il parco “non danno da mangiare”. Una discreta fascia di popolazione non crede alle possibilità di sviluppo offerte dal parco, non capisce in che modo la preservazione della fauna e della flora possa comportare uno sviluppo delle nostre zone e soprattutto continua a credere nel miraggio industriale: ed in tal senso il parco viene percepito come una potente minaccia, un ostacolo insormontabile ad ogni possibilità di sviluppo. È facile, in una situazione di questo genere, che convinzioni errate di pochi possano portare a una sorta di epidemia di massa, che si concretizza in visioni apocalittiche: non sono in pochi quelli che pensano al parco come una specie di recinto in cui gli animali prendono il sopravvento (da qui la convinzione dei lupi come minaccia al genere umano) e in cui niente può essere fatto (i miti più frequenti riguardano l’impossibilità di coltivare la terra, di portare gli animali al pascolo, di costruire le case….).

Quindi, se è vero che l’atteggiamento delle genti della Val d’Agri nei confronti del neonato parco è ostile e se è vero che alcuni illustri cittadini hanno usato le paure della gente per scopi politici (e non), è anche vero che le associazioni ambientaliste hanno in parte trascurato l’aspetto informativo, soprattutto nelle fasce più deboli sella società, causando in questo modo un danno notevole e gettando le basi per la situazione attuale. Mi auguro, quindi, che si prenda coscienza di questo aspetto e anche se in ritardo si prendano provvedimenti in tal senso cercando di arginare la valanga di disinformazione che si è abbattuta sul parco, promuovendo finalmente una giusta e corretta informazione per tutti.

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