Latina

L'attivista mapuche è in pericolo di vita

Cile: Patricia Troncoso in sciopero della fame da oltre cento giorni

Deplorevole l'immobilismo tenuto finora dal governo Bachelet
19 gennaio 2008
David Lifodi

Nemmeno la presa di posizione del presidente della Conferencia Episcopal Alejandro Goic sembra smuovere il governo della presidenta Bachelet in merito alla questione mapuche. In una sua recente dichiarazione Goic affermava che la recente uccisione del giovane studente indigeno Matías Catrileo e lo sciopero della fame ad oltranza di Patricia Troncoso rappresentavano un aspetto allarmante in un contesto in cui non sono mai state veramente prese in considerazione le richieste e la attuale situazione in cui vivono tuttora i mapuche.
Arrestata con l'accusa di aver incendiato il Fondo Poluco-Pidenco della Forestal Mininco e condannata a dieci anni e un giorno di prigione, Patricia Troncoso rischia veramente la morte: è in sciopero della fame da oltre 100 giorni ed è intenzionata ad andare avanti: "se la mia morte servirà per la libertà dei miei fratelli, io non voglio desistere", ha scritto in una lettera inviata a tutti i prigionieri politici mapuche poco prima di Natale. La condanna che sta scontando Patricia Troncoso, insieme ad altri quattro mapuche, deriva ancora una volta dalla Legge Antiterrorismo voluta da Pinochet e incredibilmente attuata dall'attuale governo in carica: per condanne di dieci anni e un giorno sono escluse pene alternative al carcere, di cui i mapuche ne stanno facendo le spese. Ancora più singolari sono le interrogazioni sulla vicenda presentate da alcuni deputati del Partito Socialista e la nomina di una commissione che si occupi della questione mapuche (voluta appositamente dalla Bachelet), quando in realtà non sembra esserci una reale volontà di occuparsi seriamente dei diritti indigeni e tanto meno di far desistere Patricia Troncoso dal suo sciopero della fame. L'interruzione della protesta della Troncoso potrebbe avvenire solo nel caso in cui dalla Moneda decidano la libertà dei mapuche incarcerati, la riduzione delle pene detentive e la smilitarizzazione delle zone rurali dell'Auracanía (nel sud del paese), che sono le richieste principali dei prigionieri politici. Trasportata nel reparto di trattamento intensivo dell'ospedale di Angol, la Troncoso ha perso più di 23 kg da quando ha iniziato lo sciopero della fame lo scorso 10 Ottobre. Hector Llaitul, anche lui prigioniero politico (ha sospeso lo sciopero della fame per evitare di andare incontro alla morte), ha accusato apertamente Michelle Bachelet nel caso in cui Patricia Troncoso si lasci morire di fame: "l'immobilismo e le mancate risposte del governo rappresentano una dichiarazione di guerra verso il popolo mapuche".
La mobilitazione per Patricia e gli altri prigionieri politici mapuche si è diffusa velocemente fuori dal Cile: associazioni di solidarietà con il popolo mapuche stanno facendo pressione sul Parlamento Europeo affinché venga rivolta un'interpellanza allo stato cileno in merito alla drammatica situazione dei diritti umani riguardanti i mapuche. La petizione, che denuncia "la politica razzista e repressiva" del Cile nei confronti dei mapuche ed evidenzia processi farsa contro di loro, si rivolge al Parlamento Europeo perché il nostro continente è uno dei principali partner commerciali del Cile. Inoltre, dallo scorso dicembre, è in atto tra le associazioni canadesi di solidarietà con i mapuche un boicottaggio degli acquisti di frutta e vino provenienti dal Cile: "il governo Bachelet", spiegano, "sta trasformando un conflitto politico in una persecuzione etnica".
Il coinvolgimento dell'Europa forse potrebbe spingere il governo Bachelet a muoversi, se non altro per evitare una pessima figura a livello internazionale: per il momento però nemmeno l'impegno di ex prigionieri politici durante la dittatura di Pinochet sembra aver fatto prendere coscienza alla Moneda della gravità della situazione.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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