Presidenziali Argentina e Guatemala: si affermano le destre razziste e securitarie
In Argentina solo due punti percentuali in più il, il 36,4% rispetto al 34,4%, separano Daniel Scioli, candidato del Frente para la Victoria, da Mauricio Macri, della coalizione di centro-destra Cambiemos. E al ballottaggio è probabile che gli elettori dell’altro peronista in corsa, Sergio Massa, finiscano per scegliere Macri, nonostante lo stesso Massa ancora non abbia dichiarato se appoggiare o meno uno dei due candidati. La chiave di volta è stata la provincia di Buenos Aires, che ha voltato le spalle a Scioli. Maria Eugenia Vidal, candidata di Cambiemos, ha battuto nettamente Aníbal Fernández, esponente del Frente para la Victoria e, detto per inciso, assai inviso ai movimenti. A sinistra, discreto risultato per Nicolás del Caño, che racimola il 3,3% di voti per il Frente de Izquierda e nove seggi. La brusca frenata di Scioli e la contemporanea sorpresa di Macri hanno provocato in Argentina un vero e proprio terremoto politico, ma sono anche frutto della corsa al centro del Frente para la Victoria. Figlio politico di Menem per sua stessa ammissione e addirittura amico dello stesso Macri (non a caso i due contendenti non hanno condotto una campagna elettorale particolarmente polemica tra di loro), Scioli prima delle elezioni aveva segnalato quali avrebbero potuto essere gli esponenti del suo esecutivo: nessuno si sarebbe sorpreso se fossero stati nominati da Macri invece che dal candidato progressista. Un altro errore del Frente para la Victoria è stato quello di contrapporre alla pasionaria macrista Maria Eugenia Vidal un candidato come Aníbal Fernández, legato a Eduardo Duhalde, uno dei presidenti susseguitisi alla guida del paese in occasione del default economico del dicembre 2001 e responsabile di aver rilasciato dichiarazioni poco felici sul caso di Julio López, il primo desaparecido in democrazia. E ancora, ha lasciato assai perplessi la visione di Scioli in politica estera: aldilà della retorica meno latinoamericanista di Cristina Kirchner, Juan Manuek Urtubey, uno degli uomini più vicini al candidato del Frente, più volte ha dichiarato la necessità di giungere ad un accordo con i fondi avvoltoio, oltre ad esprimere la volontà di recuperare un legame più solido con gli Stati Uniti.
Tuttavia, aldilà delle contraddizioni e degli aspetti non molto condivisibili di Scioli, la sua vittoria resta comunque auspicabile per evitare che Macri, ex sindaco di Buenos Aires, si installi alla Casa Rosada. Nel suo discorso ad urne chiuse, Scioli ha chiamato a raccolta gli indecisi puntando sull’indipendenza economica dell’Argentina e sostenendo che le sue priorità sono “gli umili, i lavoratori e la classe media”, oltre a rivendicare i risultati conseguiti dal kirchnerismo in tema di diritti umani. Fermare Macri, per quanto non sia facile, sarebbe comunque importante. Presidente del Boca Juniors per dodici anni, Macri ha utilizzato la squadra di calcio come trampolino di lancio per la carriera politica, ma è stata esclusivamente la bravura del suo team della comunicazione a trasformarlo in candidato conservatore di centro destra. Durante gli anni in cui è stato sindaco di Buenos Aires, Macri si è distinto per le sue campagne razziste e securitarie, da quella contro i cartoneros alla violenta repressione contro i migranti al Parque Indoamericano della capitale, per la quale sguinzagliò squadracce legate in parte anche alla tifoseria del Boca, fino alle dichiarazioni omofobe e all’invio della polizia contro i lavoratori del Borda (il più grande ospedale psichiatrico della città) in lotta. Tanto per far capire il personaggio, Macri in caso di vittoria si discosterà dalla politica latinoamericanista di Cristina Kirchner e, tra i suoi primi atti, chiederà la liberazione di Leopoldo López, il picchiatore e provocatore venezuelano che l’opinione pubblica insiste nel far apparire come un sincero democratico incarcerato ingiustamente da Maduro. In caso di rifiuto, Macri ha già promesso ritorsioni contro il Venezuela all’interno del Mercosur.
Argentina e Guatemala sono due paesi estremamente diversi, ma purtroppo uniti, in questo caso, da due personaggi poco affidabili accomunati dallo stesso razzismo e dallo stesso qualunquismo. Il Guatemala è finito ancor più nel baratro e l’Argentina potrebbe finirci presto se Macri, tra le altre cose nipote del fondatore del partito italiano L’Uomo Qualunque, conquisterà la Casa Rosada.
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