Petrolieri, capricci amministrativi e gogne mediatiche

A Calvello, l'area pic-nic (che pure va preservata) si è rilevata il tranello nel quale è caduta anche parte della stampa locale, soprattutto, quella radiotelevisiva del servizio pubblico
8 maggio 2008

oleodotti in val d'agri In questi giorni, sulla vicenda Parco Val-d'Agri-Oleodotti, si è verificata una vera e propria campagna di disinformazione messa in atto da alcune testate giornalistiche nazionali. La "gogna mediatica", questa volta, viene inflitta alla cittadinanza e agli amministratori del Comune di Calvello, piccolo centro dell'area del petrolio in Basilicata che - è bene precisare – tradizionalmente, non ha mai dimostrato di assurgere al ruolo barricadero di Municipio contrario all'oro nero. Per penna dell'illustre giornale di Confindustria - Il Sole24Ore – è stata ben orchestrata, ma si è presto svelata quella che senza tema di smentita può essere definita una vera e propria campagna di “black-out”.

L'area pic-nic (che pure va preservata) si è rilevata il tranello nel quale è caduta anche parte della stampa locale, soprattutto, quella radiotelevisiva del servizio pubblico. La vicenda assume connotati ridicoli, aprendo all'ipotesi strutturale che, il nodo del polverone sollevato dalla stampa, ricada nella presunta scadenza delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione degli oleodotti. E' divenuto, infatti, impellente per le compagnie petrolifere accelerare i tempi della riconferma delle autorizzazioni in scadenza, prima di incorrere nei vincoli del Parco della Val d'Agri-Lagonegrese a seguito di possibili varianti sostanziali nei progetti originari dell'ENI. I problemi sarebbero, quindi, ben altri da quelli sollevati dal Sole24Ore e vanno imputati alla frenesia di "avere le carte giuste" da parte dei petrolieri che manco a farlo apposta, non parlano in prima persona, ma delegano in propria vece nientemeno che un funzionario pubblico - Franco Terlizzese, Direttore dell'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia (Unmig) del Ministero dello Sviluppo Economico.

Il pericolo di irreversibili e significative implicazioni sulle falde acquifere potabili e sul sistema sorgentizio della Val d'Agri, nonché il tentativo di sventrare, ulteriormente, il neonato Parco Nazionale - nel quale sono già presenti 10 pozzi e circa 700 km di oleodotti - avrebbero allertato gli uffici del Ministero dell'Ambiente che avrebbero richiesto supplementi di istruttoria per il rilascio delle autorizzazioni di rito. E mentre la stessa stampa annunciava l'incontro di giovedì del Presidente della Giunta Regionale, Vito De Filippo - a Roma - trapelava la notizia che con Determinazione Dirigenziale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Ufficio Foreste e Tutela del Territorio del 9 aprile 2008, n. 414 (BUR Basilicata n. 17 del 1/5/2008) è stata "prorogata" l'autorizzazione alla Ditta ENI S.P.A "ai sensi del R.D. 30.12.1923, n. 3267 per l'esecuzione dei lavori di posa dei tratti di rete di raccolta denominati Dorsale Cerro Falcone - Tratto Cerro Falcone I - Vertice 87 e Tratto Vertice I 45 - in agro dei Comuni di Calvello, Marsicovetere e Marsiconuovo - proroga autorizzazione D.D. n. 301/75D del 4.5.2004 e D.D. n. 627/75AD del 19.05.2006".

Ecco così svelato il motivo della campagna di disinformazione e le gogne mediatiche per mascherare gli effettivi impatti sull'ambiente ed i sistemi idrogeologici che metterebbero a repentaglio la biodiversità dell'area protetta nazionale. Altro che "capricci" degli amministratori locali!

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