Scorie-Santochirico: bene il no, ma adesso i fatti

Dopo il diniego al deposito unico nazione espresso dall'assessore all'ambiente della Regione Basilicata, lo si sollecita ad attuare politiche di tutela del territorio e della salute delle popolazioni.
6 ottobre 2008
Movimento NoScorie Trisaia

mobilitazione pacifica scanzano jonico Prendiamo atto del diniego dell'assessore Santochirico verso l'eventualità di realizzare il deposito nazionale di scorie nucleari in Basilicata. Ma dove sono le politiche di difesa attiva del territorio contro gli assalti della lobby nucleare? Sul Centro nucleare Itrec di Trisaia dove sono i monitoraggi ambientali su cui l'Arpab ha fatto enormi investimenti da molti mesi? Dov'e il piano di emergenza esterno per la sicurezza delle popolazioni e le indagini epidemiologiche sul territorio? Che fine ha fatto l'informazione e la trasparenza, visto che l'unico tavolo istituzionale non è convocato dal dicembre 2007? Come mai seppur con atto formale la Regione non ha deliberato in Consiglio Regionale per l'allontanamento delle barre di Elk River dalla Trisaia di Rotondella, così come hanno fatto i Comuni del Metapontino e della Provincia di Matera? E' dal 2003 che NoScorie Trisaia e altre associazioni chiedono una politica attiva sul territorio per evitare che la Basilicata torni, sistematicamente, negli anni ad essere oggetto di intenzioni della lobby nucleare, dal 1963 (creazione dell'Itrec) agli anni 78-80 (deposito nei Calanchi), al 2003 (deposito geologico a Scanzano Jonico).

La lobby nucleare affiancata dalla grande industria è assetata di soldi e per avviare la sua farraginosa macchina nucleare sta tirando fuori dal cassetto studi vecchi di
oltre trent'anni che non trovano più riscontro nella realtà, per il cambiamento
dei luoghi e delle regole di sicurezza. E' il caso dei Calanchi o della Trisaia di Rotondella. Le alternative per una riconversione dei luoghi ora sotto attenzione della lobby nucleare non possono essere più ignorate dalla classe politica. I calanchi devono diventare Parco naturale per creare alternative produttive agricole e turistiche: lo chiedono a gran voce i cittadini e le associazioni mentre la zona sta diventando ricettacolo autorizzato di rifiuti tossici, inceneritori ed industrie molto inquinanti. La Trisaia deve essere riconvertita in facoltà universitaria, alla luce di un possibile commissariamento Enea che vedrebbe la distruzione dei ruoli e compiti di ricerca sulle energie alternative. I fondi della Legge 64 spesi in questo centro dove sono finiti? I sindacati denunciano anche la fuga di attrezzature. Se non si interviene subito oltre ad alimentare gli appetiti di chi in questo posto vuole portarci scorie o
impianti per il trattamento dei rifiuti, avremo altra disoccupazione. Un centro di formazione universitaria per le energie rinnovabili, collegate ad una filiera produttiva proposta da NoScorie, è una strada percorribile e non utopica che porterebbe ulteriore sviluppo e occupazione. Il deposito nazionale che si vuole realizzare solo per le vecchie scorie potrebbe ospitare, invece, rifiuti di ogni tipo e genere: quelli legati agli affari del decommissioning di Sogin, quelli del riprocessamento del combustibile in Francia e anche quelli di future centrali nucleari. Il business dei rifiuti nucleari è immenso, molto più grande dei rifiuti solidi urbani. Fatta la discarica è possibile smaltire tutto e si apre la strada anche alle centrali atomiche con il rischio di realizzare una centrale alla foce del fiume Sinni. La distinzione tra vecchi rifiuti e nuovi rifiuti nucleari fatta dalla conferenza Stato-Regioni può essere, tranquillamente, aggirata in un secondo momento per cause legate alle emergenze (in molti casi create per fare business), il caso Napoli è emblematico. Non servono alla lobby le centrali di quarta generazione, l'Enel utilizza in Slovacchia quelli di II
generazione, mentre in Italia potrebbero usare al massimo quelle di III generazione, tutto a discapito della sicurezza.

Ultima notizia è quella che la lobby nucleare con i provvedimenti legislativi dei parlamentari vuole attingere soldi dai fondi del CIP 6. Ossia i fondi che gli italiani pagano in bolletta elettrica per le energie rinnovabili, mentre la Comunità Europea ha respinto energicamente la possibilità di assimilare il nucleare alle energie rinnovabili. Altro che energia nucleare prodotta dai privati e a basso prezzo come ci vuole far credere Quadrino della Edison. Mentre a Napoli sono stati smaltiti i rifiuti
di facciata, mentre ne sono piene le periferie è bene per la lobby nucleare e per
i parlamentari filo nuclearisti non produrre altri rifiuti, su quelli nucleari è impossibile fare la differenziata, il trattamento a freddo o peggio ancora l'incenerimento.

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