Srebrenica: la tragedia della Bosnia - la vergogna dell'Europa
 
Il 27 febbraio la Corte Internazionale dell'Aia darà inizio alle udienze 
relative alla denuncia della Bosnia Erzegovina contro la Serbia Montenegro. 
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) organizza per questa occasione 
una protesta davanti al Carnegieplein/Vredes Paleis dell'Aia a cui 
parteciperanno centinaia di sopravvissuti al genocidio, tra cui anche 50 
donne rappresentanti di nove associazioni di familiari delle vittime di 
Srebrenica e della valle del Drina, molti ex-detenuti dei campi di 
concentramento e sopravvissuti ai bombardamenti e alle cosiddette "pulizie 
etniche" delle città bosniache. I massacri della guerra in Bosnia (1992 - 
1995) sono costati la vita a circa 200.000 persone.
La denuncia contro la Serbia Montenegro per aggressione e genocidio era 
stata esposta nel 1993 dall'avvocato statunitense Francis A. Boyle per conto 
dell'allora presidio multietnico della Bosnia-Erzegovina. A quell'epoca i 
membri del presidio erano i Bosniaci kroati Stjepan Kljuic e Ivo Komsic, il 
presidente del Consiglio cittadino serbo Mirko Pejanovic (poi anche Premio 
Nobel alternativo), la Bosniaca serba Tatjana Ljuic-Mijatovic e i Bosniaci 
musulmani Nijaz Durakovic e Alija Izetbegovic. Le udienze si concluderanno 
il 9 maggio 2006.
Precedenti storici
Le 50 donne presenti alla manifestazione rappresentano le seguenti 
associazioni : Movimento delle Madri di Srebrenica e Zepa, Associazione 
delle detenute dei lager di Srebrenica, Madri di Srebrenica, Donne di 
Srebrenica a Tuzla, Madri di Srebrenica e della Valle del Drina, 
Associazione delle donne della Valle del Drina, Associazione dei familiari 
degli scomparsi di Srebrenica, Vittime di guerra dei campi di stupro a 
Foca-Visegrad, Donne di Srebrenica a Berlino, Sopravvissuti dei campi dei 
concentramento in esilio a Berlino.
La vergogna dell'Europa
La manifestazione vuole anche ricordare la vergognosa inattività dell'Europa 
che, nonostante tutti gli appelli e le proteste di organizzazioni 
internazionali e intellettuali, è rimasta a guardare per quattro lunghi anni 
mentre in Bosnia veniva compiuto un terribile genocidio, il primo su suolo 
europeo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il genocidio
Dopo oltre dieci anni di processi contro criminali di guerra in Bosnia, per 
la prima volta nella sua storia il Tribunale Internazionale dell'Aia ha 
accettato la denuncia di uno stato (Bosnia Erzegovina) contro un altro 
(Serbia Montenegro) per la violazione della Convenzione per la prevenzione e 
la repressione del delitto di genocidio. Il Tribunale Internazionale 
dell'Aia ha già condannato a 35 anni di carcere il generale serbo Radislav 
Krstic per la sua partecipazione al genocidio. Nel 1995 il Tribunale 
dell'Aia ha esposto denuncia per crimini contro l'umanità contro il leader 
dei serbi bosniaci Radovan Karadzic e contro l'allora comandante capo 
dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic. Il regime serbo ha distrutto con 
il genocidio e i crimini di guerra uno stato sovrano, internazionalmente 
riconosciuto, e dopo la fine della guerra ha istituito su metà del 
territorio bosniaco la cosiddetta Republika Srpska, tuttora sotto 
l'influenza del partito di Radovan Karadzic. Oltre il 90% delle vittime del 
genocidio erano musulmani bosniaci. Insieme alle forze armate di Karadzic e 
Mladic, il regime di Slobodan Milosevic è stato responsabile 
dell'istituzione di centinaia di campi di concentramento in cui morirono 
oltre 20.000 civili e di numerosi campi di stupro, in cui sono state 
sistematicamente stuprate circa 30.000 donne bosniache. Circa 2,2 milioni di 
donne, bambini e uomini sono stati costretti a fuggire dalla cosiddetta 
"pulizia etnica" e molti di loro non possono ancora tornare a casa.
Molte città bosniache sono state sotto assedio per mesi, fino a far morire 
la popolazione di fame e sotto il fuoco dei cecchini. I casi più drammatici 
sono stati gli assedi delle città di Bihac, Sarajevo, Gorazde, Srebrenica, 
Cerska e Zepa. Solo a Sarajevo sono morte in questo modo circa 11.500 
persone, tra cui 1.500 bambini. A Srebrenica sono stati giustiziati oltre 
8.106 uomini e ragazzi e la città di Prijedor piange 3.224 morti. I massacri 
si sono ripetuti in innumerevoli città e villaggi della Bosnia, e molte 
città, come p.es. a Prijedor, Zvornik e Foca è stata sistematicamente uccisa 
tutta la élite politica e intellettuale. Sono stati distrutti centinaia di 
villaggi, interi quartieri cittadini, monumenti di origine islamica e 
ottomana, circa 1.186 moschee e madrasse e 500 chiese cattoliche. Ricordiamo 
però anche le vittime civili serbe: migliaia di giovani uomini hanno 
disertato per non rendersi corresponsabili dei terribili crimini, moltissimi 
si sono opposti alle truppe di Karadzic e hanno pagato l'opposizione con la 
vita, molti altri hanno nascosto i vicini musulmani, hanno condiviso la 
sorte della fuga e dell'esilio o hanno tentato anch'essi di sopravvivere 
nella Sarajevo sotto assedio.
 
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