Conflitti

Karbal, miliaia di persone in piazza

23 aprile 2003
Rosarita Catani

Oggi nella città di Karbal, Iraq, migliaia di persone sono scese in Piazza
per il 40° anniversario della morte d'Ali, nipote dello zio del Profeta
Maometto.
Saltellano dinanzi la moschea agitando le braccia e battendo il petto con
le mani in segno di preghiera. Il nipote dell'Imam della Moschea annuncia
che dopo la preghiera, le persone riunite nella piazza, faranno una
dimostrazione pacifica contro l'invasione americana. Seuk Ali Tai, spiega
le ragioni della dimostrazione: "Noi vogliamo vivere in Pace. Vogliamo
un'Irak senza intrusioni. Non crediamo che gli americani vogliano portare
né la libertà né la Pace. Ci sono stati troppi episodi di violenza".
A BAGDAD, anche oggi, i cittadini scendono per le strade in segno di
protesta. Agitano i loro cartelli. Sono sempre più numerosi. I
manifestanti, chiedono nuovamente, che le forze americane rilascino lo
sceicco sciita arrestato illegalmente dagli americani. Durante la
manifestazione, gli operatori della TV araba Al Jazeera, mettono a
disposizione delle persone la propria telecamera affinché possano dare un
messaggio ai loro parenti lontani.
Ogni messaggio, prima del saluto alla sorella, al padre, alla madre, al
fratello, allo zio, inizia con "Il Dio sia con Te. La Pace sia con Te"
(Salam Alekoom).
Le dimostrazioni continuano a NEJEF. Migliaia di persone, anche qui,
dimostrano proprio di fronte al presidio americano, circondato da filo
spinato. I dimostranti chiedono la liberazione d'alcuni giornalisti presi
dagli americani.
Alcune persone dichiarano che in Iraq la televisione non esiste più. Il
video trasmette solo immagini di repertorio. Un uomo dichiara: "Non
riusciamo a sapere neanche quello che succede realmente nel nostro paese.
Non ci divulgano notizie. Mi sento chiuso fuori del Mondo".
Gli episodi di violenza da parte dei soldati anglo-americani sono
all'ordine del giorno in Iraq.
In una zona desertica nei pressi di Bagdad, i soldati anglo-americani,
prendono una decina d'iracheni. I fucili sono tutti puntati sulle loro
teste. Sono maltrattati e fatti stendere per terra. Gli legano le mani
dietro la schiena. Ora, li fanno inginocchiare. Uno di loro tenta di
parlare. E' colpito con un calcio sulla faccia.
L'uomo cade con la testa rivolta all'indietro. Un altro soldato con il
piede puntato sulla sua schiena lo fa rialzare.
I soldati continuano i loro maltrattamenti. L'operatore che sta riprendendo
queste immagini è forse in luogo nascosto, perché ad un certo punto le
immagini si interrompono bruscamente.

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