Conflitti

PALESTINA: Il muro e' illegale!

I Palestinesi hanno salutato con trepidazione una decisione emessa lo scorso 9
di Luglio dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) che ha dichiarato
illegale il muro dell'apartheid che Israele sta costruendo nella West Bank
20 luglio 2004
Joyce Semaan - Trad. Melektro

La decisione e' venuta dopo cinque mesi di discussioni durante i quali entrambe le
parti avevano sottoposto all'attenzione dei giudici numerosi elementi di
supporto.

Israele ha rifiutato di accettare la decisione non vincolante, insistendo che il
muro e' necessario per la propria sicurezza. Un Assistente Maggiore del Primo
Ministro Israeliano Ariel Sharon ha dichiarato, "Credo che una volta scomparso
il rancore, questa risoluzione trovera' il suo giusto posto nel bidone
dell'immondizia della storia".

Il muro di 650 chilometri taglia profondamente nella West Bank per circondare
gli insediamenti illegali Ebraici e gran parte delle risorse acquifere della
regione. La barriera, che e' alta otto metri e che sta costando 2 milioni di
dollari a chilometro, includera' le enormi lastre di cemento di torrette di
guardia ben equipaggiate che staranno in agguato sul territorio Palestinese,
oltre che a filo spinato, filo elettrico e a delle telecamere. Interi settori
della Palestina diventeranno rievocativi di un campo di concentramento
all'aperto.

La costruzione del muro e' stato il primo crimine di guerra nei sessantanni di
storia di violenza e oppressione da parte di Israele contro la gente
Palestinese ad essere portato a giudizio della corte internazionale.

E' probabile che i rappresentanti Palestinesi alle Nazioni Unite chiederanno
all'Assemblea Generale di adottare il prima possibile una risoluzione che
riaffermi la decisione della corte. Inoltre stanno progettando di presentare
una proposta ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza. Il consigliere
dell'Autorita' Palestinese Nabil Abu Rdainah, ha detto ad una conferenza stampa
del 10 Luglio che i Palestinesi vorrebbero servirsi della decisione per
spingere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea Generale
ad "isolare e punire" Israele.

Le ripercussioni potrebbero essere enormemente dannose per Israele, e
possibilmente arrivare fino alla proclamazione di sanzioni e di boicottaggi
internazionali contro lo stato fuorilegge, in maniera del tutto similare
all'azione intrapresa contro l'apartheid del Sudafrica dopo che la CIG aveva
emesso una sua decisione contro quel regime razzista nel 1971.

Gli Stati Uniti non sosterranno tali movimenti. In una conferenza stampa del 9
Luglio, il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan ha detto che e' stato
"inappropriato" per la CGI emettere una tale sentenza e che essa potrebbe
interferire con il processo di pace. Il candidato presidenziale Democratico
John Kerry si e' mostrato dello stesso avviso, e ha detto, "la barriera di
Israele e' una legittima risposta al terrore ed esiste soltanto in risposta
all'ondata di attacchi terroristici contro Israele... Non e' un aspetto che
possa essere trattato dalla CIG".

Tuttavia, e' la illegale e violenta occupazione di Israele, condotta con i carri
armati e gli elicotteri Apache, la sua politica delle demolizioni delle case e
delle uccisioni extragiudiziali, e la sua rituale e sistematica umiliazione dei
Palestinesi che stanno interferendo con il processo di pace.

Il muro dell'apartheid condensa tutti i crimini dell'occupazione Israeliana in
un solo progetto. Ogni elementare diritto dell'uomo sanzionato nel diritto
internazionale viene violato da questa singola mostruosita'.

La decisione di maggioranza della CGI (il solo giudice dissenziente e' finito
essere Thomas Buergenthal degli Stati Uniti) detta che:

* La costruzione del muro da parte di Israele in territorio occupato Palestinese
e' contraria al diritto internazionale;

* Israele deve immediatamente interrompere in tutte le zone la costruzione del
muro, smantellare quelle parti che sono gia' state costruite ed abrogare tutta
la legislazione che promuove il muro;

* Israele deve pagare riparazioni per i danni causati dalla costruzione del
muro;

* tutti gli stati sono sotto l'obbligo di non riconoscere la situazione illegale
derivante dalla costruzione del muro e di non prestare sussidio o assistenza
nel mantenimento della situazione generata da tale costruzione;

e * le Nazioni Unite, e particolarmente l'Assemblea Generale e il Consiglio di
Sicurezza, dovrebbero prendere in considerazione quale azione ulteriore e'
necessaria per porre fine alla situazione di illegalità derivante dalla
costruzione del muro e del regime collegato.

La Campagna continua

Nel frattempo, Azmi Bashara, un rappresentante Arabo della Knesset Israeliana,
ha iniziato uno sciopero della fame il 1 di Luglio per protestare contro il
muro. Immediatamente si sono uniti a lui molti altri Palestinesi di alto
profilo. Progettano di accamparsi nel villaggio di Al-Ram, che è adiacente al
percorso seguito dal muro. Il muro separerà i residenti di Al-Ram dalle loro
terre storiche, una separazione che molte migliaia di Palestinesi hanno già
patito in conseguenza del percorso del muro.

Negli Stati Uniti l'Alleanza per la Palestina Libera (FPA) ha pubblicato una
chiamata al digiuno in solidarietà con Bashara e gli altri Palestinesi che
protestano contro il muro. Una volta che tende saranno state piantate in
numerose citta' degli Stati Uniti, gli attivisti digiuneranno per un totale di
sei giorni, in date che sono state selezionate allo scopo di far coincidere la
protesta con le convenzioni dei Partiti Democratico e Repubblicano e con
l'inaugurazione presidenziale dell'anno prossimo.

La storica decisione della CGI e' soltanto una sentenza internazionale di piu'
che Israele, a volte descritto come un esercito con uno stato, ignorera'. Per
molti, se Israele vuole la sicurezza, la risposta e' semplice: che ponga
immediatamente fine all'occupazione e che dia giustizia ai milioni di
Palestinesi che sono stati costretti a lasciare la loro terra storica per
consentire di dar vita allo stato Ebraico.

Note: Joyce Seamann e' un rappresentante del Sawiyan - Palestine Solidarity Group di
Sidney, Australia
Tradotto da Melektro - a Cura di Peacelink

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