Conflitti

Chi alimenta le azioni degli “squadroni della morte” nel Caucaso del nord.

La posizione della legge non è stata stabilita.

7 agosto 2004
Anna Politkovskaja (trad. Francesco Giovannelli)

La pesante influenza della politica sulle strutture giudiziarie è diventata il simbolo dei nostri tempi. Quando la Procura Generale impiega tutto il suo bagaglio intellettuale per discolpare i criminali con le spalline, mentre non muove un dito per trovare le persone rapite “da sconosciuti in mimetica e passamontagna” e sparite chissà dove, questo significa che Strasburgo (il tribunale europeo per i diritti dell'uomo) sarà seppellito sotto le azioni legali dei cittadini russi contro il proprio paese. Non resta altro modo per avere giustizia.

Davanti a me ci sono due documenti. Il primo è il giornale “Angušt”, l'unico giornale libero diffuso oggi in Inguscezia, con dentro una lunga “lista incompleta di persone scomparse, rapite e uccise” come l'ha intitolata il direttore del giornale Murat Oziev. Nella lista ci sono 134 cognomi. Della diretta partecipazione al rapimento della maggioranza di questi da parte collaboratori dell'FSB per l'Inguscezia abbiamo scritto noi, lo sa la gente nella repubblica e, soprattutto, ci sono i testimoni e le prove.
Tuttavia, ecco qui il secondo documento. Per la serie ai confini della realtà. È arrivato in redazione dalla Duma di stato, dal deputato Vladimir Ryžkov, che ci ha spedito la risposta ufficiale della Procura Generale (N°003700), firmata dal sostituto procuratore della Repubblica Federale Sergej Fridinskij.
IL signor Fridinskij è ampiamente noto per la sua cronica allergia a quei media che considera fuori dal controllo statale, e per questo avrà certamente sputato sulle pubblicazioni del nostro giornale riguardo i rapimenti effettuati nel nord del Caucaso, l'esistenza di “squadroni della morte” sotto veste di reparti speciali dell'FSB e del GRU, l'indifferenza dei procuratori, che restano al riparo nei territori protetti, verso l'illegalità sfacciata, la conseguente assoluta sfrenatezza dei delinquenti in divisa e, infine, il fatto che è questa la causa degli incessanti rapimenti quotidiani.
Così il deputato Ryžkov ha inviato alla Procura Generale, per una lettura forzata, il nostro articolo («La confessione di un assassino degli “squadroni della morte”», Novaja Gazeta, 27.05.2004, http://italy.peacelink.org/conflitti/articles/art_6376.html), accompagnato da richieste di informazioni del deputato stesso. Così il signor Fridinskij è stato costretto a concedere una risposta.
Ricordiamo di che cosa si trattava. Era una lettera di uno degli ex collaboratori dell'FSB per l'Inguscezia, I. Oniščenko, che quest'ultimo ha spedito alla Procura Generale (al momento della pubblicazione il testo è stato allegato al materiale del procedimento penale riguardante il rapimento di Rašid Ozdoev, sostituto procuratore della procura della Repubblica di Inguscezia - RI).
Nella sua lettera Oniščenko confessava che la gli uomini venivano liquidati per ordine del capo dell'UFSB per la RI Sergej Korjakov: «Korjakov è un uomo terribile nel nostro sistema. Quella disgustosa carogna annienta la gente solo perché inguscia o cecena. Korjakov ha costretto me e i miei colleghi (eravamo cinque in tutto a lavorare per lui) a picchiare sistematicamente tutti quelli che arrestavamo… Abbigliamento speciale, passamontagna, mimetica, lasciapassare speciali… Con la scusa di una consegna oltre i confini di Magas, dopo esserci fatti un giro, generalmente tornavamo nel nostro edificio e li giustiziavamo. Io personalmente ho mutilato più di 50 persone, e ne ho seppellite 35… C'era un piano: minimo 5 persone a settimana…»
Prima di pubblicare la risposta del signor Fridinskij al deputato Ryžkov, bisogna notare che durante la composizione di questa risposta nella Procura Generale si trovavano già non solo la lettera di Oniščenko, ma anche un'audiocassetta con analoghe confessioni (non anonime) di un altro criminale degli “squadroni della morte”, anche lui collaboratore dell'UFSB inguscio e alle dipendenze del generale Korjakov. Il contenuto sia della lettera di Oniščenko che dell'audiocassetta è scioccante.
Ma ora leggete cosa dice il signor sostituto procuratore della Procura Generale:
«Nel corso della verifica è stato stabilito che Oniščenko Igor N. non è iscritto nell'UFSB RF per la regione di Stavropol'skij. A Budennovskij lavora come vice capo della sezione dell'FSB un Oniščenko Aleksej Nikolaevič, il quale non ha rivolto agli organi della procura nessun tipo di denuncia. Nel corso delle indagini riguardanti il procedimento penale N°04800001, posto in essere per la sparizione del sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Inguscezia Ozdoev R.B., dal comando dell'FSB per la Repubblica di Inguscezia è giunta informazione che gli organi dell'FSB non sono in possesso di notizie riguardanti il rapimento di quest'ultimo, la sua posizione, né di dati sull'attuazione di provvedimenti di carattere operativo collegati al suo arresto».
Riportiamo la contraddizione su binari più chiari, togliendo la tendina di impiegatizio “politichese” da intellighient russo. Il signor Fridinskij, così si desume dalla risposta, si è rivolto al signor Korjakov, in seguito alle cui azioni si gela il sangue nelle vene, e ha domandato: i vostri uomini hanno rapito Ozdoev o no? Quindi il signor Korjakov, risulta, ha risposto: no, «non siamo in possesso» di informazioni sui veri esecutori del crimine.
Perché sia ancora più chiaro di quale procura (che lavora grazie alle nostre tasse) stiamo parlando, immaginiamo che il signor Fridinskij raggiunga finalmente il signor Basaev e gli domandi: signor Basaev, avete informazioni sulle vostre azioni criminose? Il signor Basaev allora sinceramente risponderebbe: no, non ne ho. Bene, annuirebbe soddisfatto il signor Fridinskij, scriveremo così “in alto”, «non ne ha».
Un'opera teatrale di questo tipo potrebbe avere successo. Tra cent'anni, quando il dolore sarà cessato e non ci saranno più le madri e i padri dei figli scomparsi. Ma ora, commuoversi per la “sincerità” del collaboratore dell'FSB che è entrato negli “squadroni della morte” è possibile solo per chi sia del tutto ingenuo o completamente impegnato in politica.
Il signor Fridinskij non ha l'aria dell'ingenuo. Per niente. Quindi, è impegnato politicamente. Il suo compito non è quello di trovare i rapitori, bensì pulire le strutture statali fino a farle splendere, come vuole il presidente. Ed è in questo obbiettivo, questo attento vaglio, assolutamente di Stato, la nostra vergogna. Gli organi giuridici e le strutture statali per la difesa dei diritti non difendono i cittadini con la forza della legge, bensì la totale illegalità, creata grazie ai funzionari statali graduati.
Il paragone di Kokrjakov con Basaev non è casuale. Chi ha avuto il figlio, il fratello o il marito rapito da “sconosciuti in mimetica” è completamente indifferente a quali spalline indossava il criminale che lo ha fatto. Anche alla società in generale è indifferente. La cosa importante è che il criminale venga catturato e che da lui vengano prese informazioni su dove ha lasciato la sua vittima. «Dov'è mio figlio?!»: è questo il grido di angoscia di migliaia di padri e madri, un grido che ha riempito la zona delle operazioni antiterroristiche, condotta dalle sagome del Cremlino, tagliate secondo il modello staliniano.
Tuttavia, ciò di cui il signor Fridinskij non si prende minimamente la briga, è proprio la sorte delle vittime. Non cerca nemmeno di sapere dove sono, queste migliaia di rapiti. Non è suo compito indagare sui rapimenti con lo scopo di trovare il rapito.
Di chi è allora? Nel nostro paese, di nessuno. Nel corso di questa guerra, che tra un mese compirà cinque anni, la procura non ha mai fatto niente per far cessare il sistema delle rappresaglie extragiudiziarie. La quintessenza di questo comportamento è tutta nella risposta del signor Fridinskij al deputato Ryžkov, in quel tono freddo di completa indifferenza verso le vittime, come se si trattasse di un furto di polli dall'orto del vicino: «la posizione della vittima (Rašid Borisovič Ozdoev) al momento non è stata stabilita…».
E questo è tutto, sulla vittima. Una sola frase. L'importante per il sostituto procuratore è respingere gli attacchi all'FSB. Nessun altro compito.
«Tenendo conto di quanto esposto non ci sono motivazioni per l'attuazione di misure di carattere procedurale».
Questo è l'ultimo capoverso del signor Fridinskij. Non gli andava di dirci nulla di più. Nonostante il fatto che Boris Ozdoev, il padre di Rašid, sia invecchiato di dieci anni in questi ultimi cinque mesi. Che i fratelli di Bašir Mucol'gov, portato via proprio davanti casa sua il 18 dicembre 2003, abbiano adesso il doppio dei suoi anni… Tuttavia non si vede ancora la fine…
Il numero delle persone rapite nella “Zona delle operazioni antiterroristiche” (Cecenia e Inguscezia) cresce giornalmente, sebbene i notiziari non ne parlino. Nella notte tra il 16 1 il 17 luglio, nel villaggio di Sernovoskij (al confine tra Cecenia e Inguscezia) i militari hanno rapito sei persone: sono i due fratelli Indarbiev, i tre fratelli Inkemirov (tra i 15 e i 19) e l'invalido Anzor Lukaev. E allora?
«La posizione non è stata stabilita…», se domandiamo a Fridinskij. Le donne, in strada per un comizio con la richiesta di farsi restituire i rapiti, sono state disperse grazie al fuoco aperto sopra le loro teste dalla polizia di Alu Alchanov, “presidente della commissione pubblica per la ricostruzione”, primo candidato alla presidenza della Cecenia, quello stesso Alu che non si stanca di dichiarare alla televisione che “l'ondata di rapimenti è in calo, è merito nostro”.
Un comizio analogo si era tenuto a Sernovodksij il 6 luglio (là i giorni dei comizi sono più frequenti di quelli feriali, perché i rapiti sono più dei vivi): la scorsa settimana le donne del villaggio di Assinovskij e della cittadina di Ačchoj-Martan hanno bloccato la strada federale con quella stessa richiesta fondamentale: far cessare i rapimenti. Il 7 luglio nella cittadina di Šali c'è stata un'assemblea delle madri dei rapiti. Hanno dichiarato di essere pronte ad un ininterrotto sciopero della fame: la pazienza è finita a causa dell'inerzia delle strutture giuridiche.
«Ci uccidono e rapiscono i nostri figli. In Russia siamo persone di seconda classe». Questa è stata la risoluzione dell'assemblea. Ma di notte continuano a portare via gli uomini dalle case di Grozny, Nazran, Karabulak…
Il torrente di lettere verso Strasburo è come una cascata. E “loro”?
«… non ci sono motivazioni per l'attuazione di misure di carattere procedurale…»

Anna Politkovskaja
02.08.04

Note: Traduzione di Francesco Giovannelli a cura di Peacelink
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