Greenpeace: chiarezza su incrociatore nucleare e impegno italiano in Russia
Roma, 23 marzo 2004 - “Bisogna liberare tutti i mari dalla minaccia nucleare e la carenza di manutenzione delle flotta russa è paurosa. Chiediamo al governo russo di rendere noto dove si trova l’incrociatore, predisporre un’analisi del rischio ambientale e rendere pubblico un piano d’evacuazione d’emergenza” commenta Domitilla Senni, direttore di Greenpeace.
L’incrociatore nucleare Pietro il Grande ha a bordo due reattori da 300 Mw e può trasportare missili cruise SS-19 cruise con una testata atomica di 350 chilotoni (una potenza pari a 30 volte la bomba di Hiroshima).
Dal 1955 al 2001, la Marina Russa ha fatto costruire 248 sottomarini a propulsione atomica e 5 incrociatori, ad oggi 183 di questi sottomarini non sono più in servizio, 113 dei quali appartengono alla flotta del nord, la stessa dell’incrociatore ‘Pietro il Grande”. La penisola di Kola, sul mare di Barents, al confine con Norvegia e Finlandia, ospita i due terzi della flotta nucleare russa. Guardando la cartina, non si può non notare la successione di basi navali, cantieri e depositi di combustibile nucleare esausto.
“Cosa sta facendo l’Italia per il decommissioning dei sommergibili nucleari russi?” si chiede Senni. L’Italia partecipa, infatti, alla “Global Partnership”, che impegna i paesi del G8 a investire anche nel campo del decommissioning dei sommergibili nucleari russi, in particolare quelli della penisola di Kola. I russi hanno chiesto all’Italia fondi e apparecchiature per lo smantellamento di un sottomarino classe Oscar (15.000 t), un sottomarino classe Papa (6.000 t) e di un sottomarino classe Victor (6.000 t). Per l’Italia i progetti dovrebbero essere seguiti dalla Sogin insieme alle industrie italiane (Fincantieri, Ansaldo, Duferco, Camozzi).
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