Un altro passo e anche in tribunale sarà… No MUOS?
Quasi 3 anni fa la console USA a Napoli dichiarò che “nella misura in cui gli ostacoli dovessero ancora continuare, ci sarà più attenzione e molto meno pazienza”. Dichiarazioni pesantissime che l’Associazione Antimafie Rita Atria, attivissima sin dall’inizio nella mobilitazione e presente nel processo rappresentata dall’Avvocato Goffredo D’Antona, definì una “insopportabile aggressione che le parole della Console hanno consumato nei confronti delle Istituzioni Italiane”( http://popoffquotidiano.it/2015/06/03/muos-la-console-usa-dichiara-guerra-al-movimento/ ).
L’anno prima, a ridosso del campeggio resistente No MUOS, il divieto di dimora colpì 29 attivisti del movimento. Un provvedimento, dichiarò l’avvocato D’Antona, nel quale si tentava di criminalizzare “soltanto alcune associazioni pacifiste, ambientaliste e antimafia” (No Tav, No Dal Molin, No Radar Sardegna, No Discariche, No ponte, No Triv e l’Associazione Rita Atria)”. Ma “al corteo erano presenti però ben più associazioni, i boy scout, diversi sindaci, partiti e movimenti politici. Perché poi citare l’associazione antimafie Rita Atria e non Libera?”
Nel febbraio dello stesso anno Nadia Furnari, fondatrice dell’Associazione, aveva ricevuto un avviso di garanzia per “essersi, in concorso con altri, introdotta arbitrariamente in un luogo ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”. Un avviso di garanzia che secondo l’Associazione assumeva un “connotato intimidatorio”. In quell’occasione l’Associazione affermò di “rimandare politicamente al mittente l’avviso” perché “se si parla di “intrusione abusiva” questa va contestata a chi, abusivamente, si è introdotto, fin dagli anni ’90 all’interno di una riserva naturale, la Sughereta di Niscemi, violentandola e stuprandola con la costruzione di una base militare prima e con l’installazione del MUOS. Si tratta di una riserva naturale di interesse Comunitario (SIC) la cui tutela è garantita dalla Costituzione Repubblicana italiana e dallo Statuto speciale della Regione Siciliana; Costituzione e Statuto che sono diventate carta straccia davanti alle evidenti complicità istituzionali nazionali e regionali”.
L’opposizione al MUOS, sorto nella sughereta di Niscemi (dove è presente un SIC, sito di importanza comunitaria, e dal 1997 una Riserva Naturale Regionale), unisce la difesa della salute e dell’ambiente ad ampi e importanti temi pacifisti e contro le guerre del XXI secolo. Il MUOS (Mobile User Objective System) è composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni terrestri, una delle quali è sorta a Niscemi e composta da tre immense antenne paraboliche e due trasmettitori. Inizialmente la stazione terrestre in Sicilia era prevista nella base di Sigonella ma, successivamente, la Marina Militare USA ha deciso di puntare su Niscemi – riporta Antonio Mazzeo in un dossier – seguendo le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche, elaborato da Analytical Graphics Inc. in collaborazione con la Maxim Systems, due società statunitensi. Le fortissime emissioni elettromagnetiche avrebbero potuto avviare la detonazione degli ordini della base militare. Per questo Sigonella fu scartata, lasciando il posto a Niscemi. E già la situazione ambientale precedente al MUOS desta preoccupazione. In un’interrogazione del 18 marzo 2015 l’europarlamentare Eleonora Forenza (L’Altra Europa con Tsipras) riportò “che sono stati riscontrati nell’acqua della rete idrica della zona livelli medi annuali di concentrazione di nitrato sicuramente superiori a quanto previsto dalla Direttiva 98/83 CE, come implicitamente ammesso da uno stesso rapporto delle autorità USA per il 2013, e che anche il livello del cloro è assai alto e pericoloso” […] “l’esistenza di inaccettabili livelli di bromato nella base di Niscemi rivelata nella primavera 2012 dal quotidiano delle forze armate statunitensi Stars and Stripes al quale lo stesso portavoce del comando US Navy di Napoli, Timothy Hawkins dichiarò che l’acqua delle stazioni NAS I e NAS II a Sigonella e dell’installazione di telecomunicazioni di Niscemi è stata contaminata dal bromato e al personale militare è stato ordinato di non bere più dai rubinetti” e che “i test hanno provato che la quantità di bromato è superiore al valore massimo stabilito dall’EPA, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente” […] “in quanto erano state riscontrate concentrazioni di bromato oscillanti tra i 52 e i 170 microgrammo per litro, cioè da 5 a 17 volte in più di quanto permesso”, “Lo sversamento di enormi quantità di gasolio nelle falde dell’area causati da incidenti della Marina Militare Usa, documentato anche da perizie della stessa Marina USA”.
Ma, come già riportato, l’opposizione al MUOS ha un fortissimo respiro internazionale. Sempre nel 2014 il Coordinamento dei Comitati No Muos sottolineò che il MUOS s’inseriva già allora in un contesto nel quale “a Gaza, in Siria, in Ucraina e in Libia conflitti stanno martoriando i civili, mostrando chiaramente come intere popolazioni soffrano in maniera drammatica le politiche di guerra dell’occidente, col rischio di continuare a trascinare l’Italia in criminali e costose missioni umanitarie alimentando la spregiudicata e inaccettabile militarizzazione dei nostri territori, delle nostre vite e del Mediterraneo” sempre più “gigantesco cimitero di migranti a causa delle politiche razziste della fortezza Europa”. Impianti come il MUOS hanno come obiettivo, riportò Q Code Magazine intervistando nel 2013 Laura Sciacca ed Enzo Pezzino, medici, attivisti e membri di Pax Christi, la creazione di un flusso di vigilanza militare globale e possono governare i droni, gli aerei senza pilota. “Missioni d’attacco e bombardamenti con l’utilizzo di droni comandati da terra, spesso da grande distanza, sono già operative da diversi anni nel Corno d’Africa, nello Yemen, in Afghanistan e altri paesi – dichiararono i due attivisti pacifisti - Il gigantesco sistema di telecomunicazione che abbraccia tutto il pianeta collegando tra loro diversi satelliti geostazionari e 4 grandi stazioni MUOS terrestri (una delle quali è quella di Niscemi), non ha purtroppo il solo scopo di flusso informativo, ma è particolarmente funzionale anche a dirigere le missioni belliche dei droni in qualunque angolo della terra. L’impianto di Niscemi si inserisce quindi in pieno in un una tecnologia volta alla guerra e precipuamente proprio una guerra messa in atto con i droni”.
Difesa della salute, dell’ambiente e dei diritti della cittadinanza. Opposizione integrale alle guerre e agli strumenti che le alimentano. Sono alla base dell’impegno di PeaceLink. Per questo sin dall’inizio seguiamo quanto sta accadendo a Niscemi, sostenendo associazioni, comitati e cittadini. E auspicando che si possa ripetere la vittoria degli Anni Ottanta a Comiso.
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