L'interesse dell'Italia, l'Europa e l'Onu
Il governo italiano sembra determinato a battersi per difendere gli interessi italiani in occasione della ventilata riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu. La posta in gioco è importante e merita la massima attenzione da parte di tutte le forze politiche, della maggioranza come dell'opposizione. Poiché esiste la seria possibilità che la Germania entri nel Consiglio di sicurezza e l'Italia ne resti esclusa, il Ministro degli Esteri Frattini ha cominciato a chiarire di non essere disposto ad accettare alcun sorpasso. "I nostri amici tedeschi" - ha dichiarato al Corriere della Sera - si muovono secondo i loro interessi. In Italia portare avanti l'interesse nazionale è visto da alcuni come una posizione di partigianeria. Se ci hanno dato dei dispiaceri potremo anche noi darli a loro. E' un nostro dovere". Dobbiamo dunque aspettarci che due paesi dell'Unione europea, che in linea di principio hanno accettato di "far parlare l'Europa con una sola voce" si azzuffino per entrare tra i Grandi? Qual è veramente l'interesse nazionale dell'Italia?
Per rispondere a questi interrogativi occorre in via preliminare esprimere un giudizio sul piano di riforma dell'Onu proposto da Annan. Si tratta di un Consiglio di sicurezza a cerchi concentrici: nel primo cerchio ci sono i Cinque grandi attuali, con diritto di veto; nel secondo, quello dei membri semi-permanenti, potrebbero entrare India, Brasile, Germania, Giappone, Sud Africa; infine nel terzo cerchio, quello dei membri non permanenti, entrerebbero a turno gli altri stati. Questa riforma viene proposta dopo che si è registrata un'evoluzione della posizione americana, prima contraria ad un coinvolgimento dell'Onu nella guerra in Iraq. Ora il governo statunitense prende atto che non è possibile fare a meno dell'Onu in politica estera. Ma la vecchia struttura, fondata alla fine della seconda guerra mondiale, deve essere rivista per tener conto della nuova realtà politica del XXI secolo. La proposta di Annan si ispira alla concezione originaria del Presidente Roosevelt che pensava a Quattro sentinelle, una per ogni continente (alla fine, in Europa, si è aggiunta la Francia). I poteri di veto del nucleo originario vengono mantenuti. Si allarga solo il numero di paesi che possono dare consigli ai Grandi. Si tratta di una riforma che perpetua il principio di un ordine gerarchico tra grandi, medie e piccole potenze.
Una sostanziale riforma dell'Onu dovrebbe invece prendere in considerazione il fatto che, dopo sessant'anni da quando è stata concepita, si sono avviati processi di integrazione regionale importanti, non solo in Europa, ma anche in America latina, in Africa e in Asia. In un mondo che deve affrontare sfide drammatiche, come la pacificazione di regioni turbolente, il superamento del divario tra paesi ricchi e poveri e la riconversione ecologica dell'economia mondiale, sarebbe saggio cominciare a prospettare una riforma dell'Onu che tenga conto delle grandi Unioni continentali in formazione, come l'Unione europea, l'Unione africana, il Mercosur, l'Asean e, beninteso, stati già di dimensione continentale, come l'India. In questo modo, si formerebbe un Consiglio di sicurezza in cui tutti, o quasi tutti, i paesi del mondo potrebbero essere rappresentati. Si comincerebbe così ad affermare il principio della pari dignità ed eguaglianza di tutti i popoli e si creerebbe una solida istituzione per affrontare e risolvere le grandi questioni mondiali. Un conto è discutere i problemi che riguardano i rapporti tra UE, Unione africana, Usa, India, ecc., un altro conto è discutere, come avviene attualmente, crisi tra piccoli stati, che sarebbe meglio affidare alla responsabilità dell'Unione continentale.
Il maggiore ostacolo a questa riforma viene dall'Europa. La Francia e la Gran Bretagna, nel Consiglio di sicurezza, sono un anacronismo. Negli ambienti del governo americano in effetti circola già la proposta che sarebbe più utile agli Stati Uniti la presenza dell'Unione europea in quanto tale, e non di alcuni suoi singoli membri. Gli Stati Uniti hanno interesse ad un rapporto più stabile e costruttivo con l'Unione europea. Una ricaduta della riforma dell'ONU sarebbe, in effetti, quella di mettere su nuovi binari anche i rapporti Europa-USA che si sono incrinati recentemente proprio a causa del ruolo da prime donne giocato da Francia e Gran Bretagna nel Consiglio di sicurezza.
La linea maestra per una riforma efficace dell'ONU è dunque quella indicata dal Presidente Ciampi: che sia l'Unione europea ad entrare nel Consiglio di sicurezza. Se gli europei faranno questo passo, costringeranno anche gli altri paesi a mettersi sulla scia. A questo punto, tuttavia, si comprende che il vero problema non è tanto la riforma dell'Onu, ma la mancata riforma dell'Unione, che con la sua proposta di Costituzione europea ha solo abbozzato le linee di una politica estera e della sicurezza europea. Il vero interesse dell'Italia è dunque quello di rilanciare con coraggio il progetto di un'unica politica estera europea, senza perdersi in questioni di dettaglio. Occorre costringere tutti i paesi dell'Unione ad accettare che l'Europa parli con una sola voce. La vera riforma dell'ordine mondiale comincia in Europa.
Guido Montani
Movimento Federalista Europeo
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