Latina

Nicaragua: dramma atlantico

13 settembre 2005
Giorgio Trucchi



La Costa Caribe (Atlantica) del Nicaragua sta vivendo mesi di grave difficoltà e tensione.
A pochi mesi dalle elezioni regionali (marzo 2006) per eleggere i governi autonomi, la regione nord della Costa Caribe, dove si concentra la maggior parte della etnia miskita, si trova immersa in una grave emergenza a cui il governo sembra non voler dare una risposta concreta.
Non è certo una novità che questa parte del Nicaragua resti abbandonata dalla politica governativa, ma la situazione attuale sembra stia per sfuggire di mano alle autorità nazionali con ripercussioni imprevedibili.
Nella zona di Waspam, il municipio più grande del Nicaragua, 112 comunità in cui vivono circa 40 mila persone stanno soffrendo i disastri provocati dalla natura.
Una velocissima proliferazione di ratas (grossi topi), di vari tipi di plagas e le alluvioni degli ultimi mesi hanno distrutto gran parte dei raccolti e a questo si aggiunge il continuo avanzare della frontiera agricola ad opera dei coloni che provengono dal centro del paese.
Da alcune settimane, decine di migliaia di persone non hanno di che sfamarsi e lottano strenuamente contro le ratas che, dopo aver distrutto le coltivazioni e divorato le scorte delle famiglie, hanno già iniziato ad attaccare le case in cerca di altro cibo.
La gente ha cercato di trasferire le proprie coltivazioni in territorio hondureño oltre il Rio Wankí, cosa che hanno sempre fatto considerandolo come proprio dato che per il Consiglio degli Anziani fa parte del territorio miskito indipendentemente dall'esistenza di una frontiera.
Le tensioni tra Nicaragua e Honduras e il processo in atto nella Corte dell'Aja per decidere sulla ripartizione del tratto di mare che bagna entrambi i paesi, sta però praticamente impedendo alle popolazioni miskitas del Nicaragua di utilizzare queste terre, lasciandole nell'abbandono più assoluto.

Le università delle Regioni Autonome della Costa Caribe nicaraguense, Uraccan e Bluefields Indian & Caribbean University (Bicu), hanno indetto d'urgenza una conferenza stampa per far conoscere la grave situazione che sta vivendo questa parte del Nicaragua e per chiedere al governo che si mobiliti prima che la situazione degeneri.
Secondo Faran Dometz, rettore della Bicu e Alta Hooker, rettrice della Uraccan, la zona del Caribe nicaraguense sta soffrendo gravissimi problemi per quello che riguarda i trasporti, sia per la grande quantità di zone che durante la stagione delle piogge restano totalmente isolate, sia per l'aumento spropositato dei costi dei mezzi aerei, terrestri (autobus) e acquatici (che in molti casi sono gli unici possibili per molte comunità sparse sul territorio) a conseguenza della crisi energetica e il relativo aumento della benzina.
Durante il loro intervento hanno segnalato come "l'attuale grave problema di mancanza di alimenti era prevedibile già dal mese di aprile, ma il governo non ha voluto decretare uno Stato d'Emergenza. Tale situazione non è dovuta solo alla proliferazione di ratas, ma anche al fatto che i semi di riso che il Governo aveva promesso non sono mai stati consegnati".
Tra le varie proposte che vengono inviate al governo vi è "un blocco degli aumenti dei trasporti da parte del Ministero dei Trasporti (Mti), la necessità di una riunione immediata tra governo centrale, governi regionali, municipali e le comunità per cercare alternative che diano risposte integrali in modo concordato a breve, medio e lungo periodo sugli aumenti del combustibile, il problema dei trasporti, l'irregolarità dell'energia elettrica, il problema delle strade impraticabili, il problema della fame e per poter implementare un Piano di Sviluppo dalla Costa Caribe e per la Costa Caribe".

E' anche intervenuto un membro del Governo della Regione Autonoma dell'Atlantico Nord (RAAN), Juan Gonzalez, che ha informato su una serie di misure che la popolazione della zona, le università, le organizzazioni della società civile e le autorità regionali hanno deciso di intraprendere come forma di protesta per l'abbandono da parte del Governo centrale.
Come prima azione hanno iniziato a bloccare i voli aerei diretti a Bilwi (Puerto Cabezas).
Le richieste espresse da Gonzalez sono quelle già riportate dai rettori delle due università della Costa Caribe.
"Chiediamo che il Governo risolva al più presto questi problemi che stanno rendendo la vita impossibile a decine di migliaia di persone. Non siamo anche noi nicaraguensi?
Il presidente come risposta ha inviato 84 mila cordobas (meno di 5 mila dollari) per risolvere il problema della gente affamata delle nostre zone e questi soldi non li ha nemmeno donati il governo, ma l'Ambasciata d'Austria.
E' costato di più il volo con l'elicottero di quello che hanno portato. E' una presa in giro.
Siamo quindi anche noi nicaraguensi o continuiamo ad essere considerati come cittadini di seconda o terza categoria?
Dal 1990 ad oggi la situazione è peggiorata sempre più ed è il momento di dire basta!
Abbiamo il diritto ad avere migliori condizioni di vita con un Piano di Sviluppo che ci permetta di uscire da queste condizioni di povertà estrema che viviamo in tutta la Costa del Caribe.
I dati sono allarmanti e il governo li sta nascondendo. Il problema della povertà e della fame non nasce adesso, ma è un problema cronico che si vive da molti anni.
Come Governo Autonomo non abbiamo reali poteri e non rientriamo nemmeno nella categoria di Enti decentralizzati.
Il Governo continua ad essere centralizzato ed abbiamo lottato a lungo affinché l'autonomia funzioni veramente, ma questo Governo non pianifica per il Paese intero, ma solo per la Costa Pacifica.
Noi vogliamo sentirci nicaraguensi, ma è difficile. Com'è possibile che ogni anno si resti totalmente incomunicati per gli alti costi dei trasporti e per le strade che sono inesistenti?
Non abbiamo un supporto economico da parte del Governo e questo nonostante siamo la regione con maggiori potenzialità economiche del Nicaragua.
L'unica cosa che fanno è inviarci i loro delegati affinché diano le concessioni alle multinazionali per sfruttare il nostro territorio. Che cosa hanno lasciato le multinazionali?
Solo povertà, miseria, malattie e saccheggio.
Con la mancanza di risorse economiche che abbiamo non possiamo fare nulla ed è per questo che stiamo chiedendo al Governo un Piano di Sviluppo Integrale per affrontare le priorità dal punto di vista del territorio e non da quello dei burocrati che non sanno nulla della Costa Atlantica.
Purtroppo anche la maggior parte dei deputati sono del Pacifico e non sentono, non vivono quello che vive la gente della Costa Caribe, quelli che vivono nelle comunità disperse sul territorio e che non hanno acqua, non hanno luce, non hanno nulla.
Se qui nella zona del Pacifico c'è povertà, andate nei villaggi della nostra zona per vedere cos'è la vera povertà e la vera miseria. E' un'altra realtà.
Per questo stiamo protestando e stiamo preparando uno sciopero totale progressivo in cui verranno chiusi tutti gli uffici dello stato partendo da Enel, per quanto riguarda l'energia elettrica e poi la sospensione di tutti i voli aerei.
Se non ci saranno risposte prenderemo misure ancora più drastiche come il blocco del trasporto terrestre privato e pubblico".

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