Guatemala: il governo chiude una radio comunitaria
Nel giorno in cui in Guatemala si celebra "el dia del locutor" (istituito dallo stato nel dicembre 1978), una sorta di omaggio al ruolo degli speaker radiofonici che si dedicano a intrattenere e informare la popolazione del Guatemala, la Sovrintendenza delle Telecomunicazioni ha deciso di chiudere una radio comunitaria. Le radio comunitarie in America Latina sono divenute uno strumento di controinformazione di primaria importanza, tanto da avere una crescita e un aumento di ascolto in questi ultimi anni.
La chiusura di Radio Stereo Samalà, dietro la quale sembra nascondersi direttamente la regìa del governo Berger, è stata considerata dalla popolazione come un affronto e una provocazione, oltre che come una violazione del diritto di espressione e di informazione. Il direttore della radio Javier Solis, a cui è stato imposto inoltre il pagamento di una multa di diecimila dollari, ha sottolineato che sebbene Stereo Samalà non avesse tutti i requisiti legali per andare in onda, era comunque nella situazione tante altre radio guatemalteche non sanzionate da simili provvedimenti ad opera del governo.
La popolazione ritiene che la chiusura della radio sia dovuta principalmente alla sua vocazione sociale, non a caso Stereo Samalà si è sempre distinta per la promozione e la difesa dei diritti umani, oltre che essere stata una tra le poche emittenti radiofoniche ad informare i cittadini durante i giorni drammatici dell'uragano Stan. I guatemaltechi non si sono limitati alle semplici proteste, e si sono rivolti al Centro de Reportes Informativos sobre Guatemala (Cerigua) per chiedere alla Sit (Superintendencia de Telecomunicaciones) di riflettere sulla decisione presa e possibilmente tornare indietro proprio perché Stereo Samalà è una radio al servizio dei cittadini.
In questo stesso giorno sembra quanto mai appropriata la denuncia del presidente della Camara de Locutores Profesionales de Guatemala (Clpg) Eduardo Mendoza, che prima di cedere il suo incarico al successore Jaime Archila ha ricordato la difficile situazione in cui devono operare i giornalisti in America latina, spesso fatti oggetto di minacce e intimidazioni in quanto "colpevoli" di fare informazione in modo onesto e indipendente.
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