Latina

Quattro mesi di protesta

Nicaragua: ancora paralizzato il settore sanitario

Sono già passati quattro mesi da quando la Federazione Medica ha iniziato uno sciopero a oltranza per ottenere un aumento dei loro miseri salari.
Parallelamente, anche la Federación de los Trabajadores de la Salud (Fetsalud) si è aggiunta alla protesta, paralizzando di fatto tutti gli ospedali pubblici e Centros de Salud del paese.
16 marzo 2006
Giorgio Trucchi


In modo discontinuo si è garantita l'assistenza nei Pronto Soccorso, anche se solo per i casi più gravi in cui esisteva il rischio di perdere la vita.
Le due organizzazioni hanno portato avanti richieste separate, indebolendo in questo modo la negoziazione con il Ministero della Sanità.
Da parte del Governo non c'è stata la benché minima dimostrazione d'interesse per risolvere il grave problema, trincerandosi dietro all'impossibilità di aumentare i salari per non violare l'accordo firmato con il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), il quale ha imposto un tetto massimo del 9 per cento per gli aumenti salariali nel settore pubblico.
Attualmente, la Federazione Medica richiede un aumento del 30 per cento (che comunque lascerebbe il livello dei salari molto al di sotto della media centroamericana), dilazionata in due quote del 15 per cento, mentre Fetsalud chiede un aumento del 45 per cento e fondi per rifornire gli ospedali di medicine e attrezzature, indispensabili per garantire un'assistenza decente agli ammalati.

Durante una conferenza stampa nei locali del Centro Nicaraguense para la Defensa de los Derechos Humanos (Cenidh), la Federazione Medica e altri sindacati indipendenti del settore sanitario hanno ribadito la propria decisione ad ottenere una risposta positiva alle loro richieste ed hanno annunciato proteste in tutto il paese a partire da domani, giovedì 16 marzo.
Il dottor Elio Artola, licenziato dal Ministero della Sanità insieme ad altri sette leader della protesta, ha rilasciato la seguente dichiarazione (ascolta audio in www.itanica.org ).

"Il nostro sciopero che dura da quattro mesi fa parte di una lotta iniziata nel 1998, quando si firmarono accordi con il Governo di allora per un graduale aumento dei nostri salari. Nove anni di calvario aspettando che il Governo rispettasse questi accordi.
Quattro mesi di sciopero, in un paese povero come il Nicaragua, sono una cosa preoccupante.
Non volevamo arrivare fino a questo punto e pensavamo che sarebbe stato una protesta breve, ma l'insensibilità del Governo e il suo rifiuto ad affrontare il problema ci ha portato a dover intensificare e prolungare il nostro sciopero.
La nostra richiesta è salariale, ma esigiamo anche che si diano risorse adeguate al Ministero della Sanità, in modo da poter assistere in modo decente la gente che ha bisogno.
Avevano iniziato a chiedere il 140 per cento di aumento e in un secondo momento, siamo scesi al 70 per cento e ora chiediamo il 30 per cento, diviso in due quote. Stiamo anche dando tempo fino al 2008 per un aumento graduale che parifichi i nostri stipendi alla media centroamericana.
Il FMI ha detto di non superare il tetto del Bilancio della Repubblica già accordato, ma ha anche detto che il Governo avrebbe potuto apportare dei cambiamenti all'interno delle voci del Bilancio stesso.
Abbassando i megasalari che esistono nelle istituzioni pubbliche si potrebbero recuperare facilmente almeno 150 milioni di cordobas. La verità è che non esiste la volontà di risolvere il problema.
La popolazione non può essere continuamente sottoposta a questa situazione, mentre negli stessi ospedali pubblici sono stati aperti reparti privati dove, pagando, si ha accesso a cure, medicine ed esami.
Bisogna inoltre trasformare lo stesso Ministero. L'attuale Ministra della Sanità è la principale causa della durata di questo sciopero. Non ha saputo gestire la negoziazione e la consideriamo responsabile per quanto sta accadendo.
Esiste una strategia per logorarci, farci dividere e farci crollare ed oggi siamo qui, insieme a tutti quei sindacati dei lavoratori della salute che non fanno parte di Fetsalud, per ribadire la nostra unità.
Otto medici sono già stati licenziati e sono stati trattenuti i nostri stipendi per portarci all'esasperazione, ma continuiamo a contare con l'appoggio di oltre il 90 per cento dei medici.
La Ministra della Sanità sta dicendo che siamo responsabili della morte di alcune persone e noi vogliamo ricordarle che non abbiamo mai sospeso l'assistenza nei Pronto Soccorso e che la consideriamo la principale responsabile di quanto è accaduto fino ad oggi e di quello che accadrà in futuro.
Se avessimo davvero abbandonato i Pronto Soccorso, ci sarebbe stato un enorme numero di deceduti. La strategia è quella di convincere la popolazione che siamo noi i colpevoli di questa situazione.
A partire da domani, inizieremo nuove azioni di protesta e vari settori della popolazione ci appoggeranno. Ci concentreremo in 5 punti a livello del territorio nazionale. Le nostre proteste sono pacifiche, ma non potremo controllare le reazioni della popolazione.
La popolazione ci sta appoggiando nonostante le difficoltà e vari sondaggi ci danno ragione. Più del 90 per cento della popolazione appoggia la nostra lotta.
Chiediamo al Governo che rifletta, perché non riuscirà a dividerci e quando il settore medico è unito, non c'è nulla che lo farà retrocedere.

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