Latina

«Stavolta non sarà come nell'88» Intervista a Carlos Montemayor

7 luglio 2006
Federico Mastrogiovanni
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Ogni giorno che passa il voto di domenica solleva più incertezze che certezze. In questo clima di preoccupazione e ansia diffusa Carlos Montemayor, scrittore, saggista e poeta messicano.
Brogli sì o no?L'Istituto elettorale federale non è un'istituzione completamente affidabile. Ha dimostrato di manipolare le informazioni sulle elezioni. Come nel 1988, quando il Pri «scippò» la presidenza al candidato del Prd Cuahutemoc Cárdenas, c'è una tendenza chiara dello Stato di far vincere il candidato di destra. Ma nell'88 non esisteva il Tribunale elettorale, un'istituzione molto affidabile e solida. Per di più, questa volta, López Obrador non ha nessuna intenzione di subire passivamente le frodi. E' consapevole di avere un appoggio vasto e che difficilmente si ripeterà un'occasione del genere. Non si farà sopraffare dai poteri forti. Cárdenas nell'88 non ha voluto arrivare in fondo e in parte non ha potuto, perché temeva che si arrivasse ad uno scontro popolare violento, e ha ceduto di fronte a Carlos Salinas de Gortari. Amlo al contrario può fare affidamento su nuove istituzioni sicure e su una mobilitazione pacifica ma ferma.
Ma alla fine la frode passerà come nell'88?Credo che stavolta sia più difficile. Se si arriverà al Tribunale federale però López Obrador dovrà essere molto sicuro del fatto suo. Non può permettersi di bluffare, altrimenti si scaverebbe la fossa con le sue stesse mani. Se sostiene che, stando ai verbali elettorali, ha vinto lui su Calderón deve avere la certezza.
Lei crede che abbia le carte in regola?Lo credo e soprattutto lo voglio credere. Penso che se non fosse così avrebbe già riconosciuto la vittoria di Calderón.
Cosa la preoccupa di più di queste elezioni?Il potere smisurato dei mezzi di comunicazione, primo fra tutti la televisione. È la prima volta che in questo paese si assiste ad una campagna elettorale e ad un'elezione «mediatizzata». È stata spesa una quantità impressionante di denaro per accaparrarsi tutti gli spazi televisivi, anche giocando sporco. E chi ha in mano i media è l'elite che non vuole permettere la vittoria di Amlo. Il fatto che la campagna si sia svolta in tv è indice di un grave deterioramento della vita politica messicana. Questo si chiama marketing e ha delle regole precise.
Si può parlare di un'emergenza democratica?No, ma sicuramente è un segnale d'allarme per la normalità della vita democratica messicana.
Cosa rende tanto popolare López Obrador e perché molti lo definiscono populista?È popolare perché fa parte del popolo. Non finge. Lui è come la maggior parte della gente. E siccome non è costruito, questa sincerità di fondo si trasmette alle persone. Chi lo definisce populista fa riferimento agli aiuti pubblici agli anziani e alle ragazze madri che ha erogato quando era governatore di Città del Messico. Queste persone però non menzionano il fatto che la classe politica panistae priistacopre e finanzia con miliardi di dollari la ristretta élite di imprenditori corrotti che saccheggia da decenni questo paese. In confronto i pochi pesosdei programmi sociali di López Obrador sono briciole. La differenza tra destinare la spesa pubblica a favore di una minoranza fraudolenta e ricchissima, e una piccola spesa per la grande maggioranza povera è la differenza tra neo-liberismo e sinistra.
Come si pone in questo contesto la Otra Campaña di Marcos, che si è conclusa domenica nel giorno delle elezioni?
La Otra Campañanon significa un'alternativa fra le politiche indigene e l'abbandono di queste politiche. È un'aggiunta ai compiti dell'Ezln. È possibile che non abbia avuto successo immediato, né sul piano politico né sul piano sociale. Ma questo non invalida né annulla l'attività politica svolta nell'universo indigeno. La Otra Campañanon può vincolarsi con le campagne dei partiti politici. È un progetto a lungo termine per una democratizzazione sostanziale del Messico. È una forma molto opportuna di indicare che la politica messicana, in questo momento, si sta limitando agli interessi dell'elite del potere. E' un modo per dire: attenzione abbiamo bisogno di una forza sociale e la stiamo creando affinché agisca non solo quando si vota e a livelli che non si limitino a depositare la scheda nell'urna. Questi due segnali della Otra Campañadell'Ezln sono fondamentali ed essenziali per uno sviluppo reale, effettivo, democratico in Messico. Che in questo momento non siano visibili i risultati è vero. Ma questa mancanza di risultati non invalida l'importanza del progetto.
I n questo contesto crede come giudica la proposta di López Obrador?
Se non vincesse si starebbe perdendo l'opportunità di dare un'opzione di un cambio pacifico in Messico.

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