Le grinfie degli Stati Uniti in Honduras
Dopo la denuncia del membro del Consiglio nazionale elettorale (Cne), Marlon Ochoa, riguardo a un piano orchestrato dall'opposizione politica per destabilizzare il processo elettorale, lo stesso Ochoa ha denunciato il fallimento della simulazione del sistema di trasmissione dei risultati elettorali preliminari (Trep).
Solo il 35,7% dei verbali è arrivato a destinazione, mentre la connessione dei dispositivi biometrici distribuiti a livello nazionale non ha superato il 23,7%.
La connettività satellitare non ha funzionato, così come uno dei canali di trasmissione dei risultati preliminari dai seggi sparsi su tutto il territorio nazionale.
La denuncia del consigliere si basa su diverse registrazioni audio che coinvolgono la collega Cossette López, in carico al partito Nazionale (destra), il capogruppo dello stesso partito, Tomás Zambrano, e un membro delle Forze armate.
Il piano mirava a interferire con il sistema di trasmissione dei risultati preliminari, generando una narrazione sulla sicura vittoria del candidato del partito Liberale (centrodestra), Salvador Nasralla, rafforzandola con l'infiltrazione di osservatori elettorali e la mobilitazione delle basi nazionaliste.
L'obiettivo era quello di creare caos e destabilizzare l'ambiente per arrivare a chiedere nuove elezioni.
Il sostegno di organismi multilaterali e corpi diplomatici, in particolare quello degli Stati Uniti, confermerebbe il fallimento dell'evento elettorale.
"Non ci sono garanzie per un Trep trasparente. Ciò costituisce un'ulteriore prova dell'esistenza di una cospirazione contro il processo elettorale, orchestrata dall'interno stesso dell'organo elettorale", ha affermato Ochoa.
Immediata la reazione della candidata di Libre, Rixi Moncada, che ha detto che non riconoscerà i risultati del Trep.
A dieci giorni dal voto, è sempre più evidente che esistano piani per boicottare il processo elettorale e impedire un secondo mandato presidenziale del partito Libertà e rifondazione (Libre).
Ingerenze
Prima è stata l'Organizzazione degli stati americani (Osa), che in un comunicato ha espresso preoccupazione e ha chiesto allo Stato dell'Honduras di garantire l'autonomia, la continuità e il libero esercizio delle autorità elettorali.
Poi è stato il sottosegretario di Stato, il conservatore Christopher Landau, che, riprendendo le "preoccupazioni" dell'Osa, ha esortato tutte le autorità honduregne a "rispettare scrupolosamente le leggi e la Costituzione".
"Il presidente Donald Trump, il segretario (Marco) Rubio e io siamo profondamente preoccupati per l'emisfero occidentale e risponderemo con rapidità e fermezza a qualsiasi attentato all'integrità del processo democratico in Honduras", ha scritto in tono minaccioso dal suo account X.
Subito dopo, l'ambasciata statunitense, da oltre otto mesi strategicamente retta solamente da un addetto commerciale, si è unita all'offensiva diffondendo il messaggio del sottosegretario di Stato.
La ciliegina sulla torta è stata la virulenta dichiarazione dell'ultraconservatrice
"Rixi Moncada segue come agnellino il copione fallimentare del suo idolo Fidel Castro. Non riconosce il Cne, militarizza le elezioni e prepara un proprio conteggio per rubarsi il potere. Nascono così le dittature: con una socialista dicendo che difende il popolo mentre calpesta la democrazia", ha detto dal suo account X.
"L'emisfero non ha bisogno di un'altra Cuba. Honduras, questo è il momento di difendere la libertà prima che sia troppo tardi", ha concluso.
La notizia, poi, che Salazar ed altri sette congressisti si sarebbero candidati per "osservare" le elezioni, alcuni di loro promotori di un'iniziativa legislativa chiamata "Protect Honduran Democracy Act" (Legge per proteggere la democrazia honduregna), dà un'idea ancora più chiara sulle intenzioni di questi personaggi.
A questo proposito, Luz Angélica Smith, segretaria del Congresso Nazionale honduregno, ha infatti condannato le dichiarazioni di Salazar, accusandola di intromettersi in affari interni di un Paese sovrano.
Ha inoltre espresso preoccupazione verso quella che sarebbe una missione di osservazione elettorale, con l'obiettivo di creare maggiore pressione sulle istituzioni, in un contesto già di per sé difficile e polarizzato.
L'ingerenza degli Stati Uniti nei processi elettorali dell'Honduras non è una novità.
Sono ancora vive le immagini e il ricordo dell'allora ambasciatrice ed ex ufficiale dell'esercito statunitense Heide Fulton, in piedi accanto all'ex presidente dell'autorità elettorale David Matamoros Batson, che avallava la grossolana e sanguinosa frode elettorale che concesse un secondo mandato illegale a Juan Orlando Hernández.
Successivamente, Hernández fu condannato negli Stati Uniti a 45 anni di carcere per reati legati al traffico di droga.
Sede di operazioni e addestramento di forze militari controinsurrezionali negli anni '80, per combattere il governo rivoluzionario nicaraguense e i movimenti armati di liberazione di El Salvador e Guatemala, l'Honduras continua ad ospitare la base militare statunitense di Palmerola (base aerea José Enrique Soto Cano), la più grande dell'America Latina.
Imperialismo e neoliberismo
"Ci troviamo di fronte alla vecchia politica tradizionale, alleata dell'ingerenza statunitense, delle grandi corporazioni, delle classi imprenditoriali legate al neoliberismo, al progetto di spoliazione e smembramento del settore pubblico", ha affermato l'attivista sociale Luis Méndez.
Méndez, che è anche membro del team di coordinamento del capitolo di Albamovimiento in Honduras, ha spiegato che non possiamo separare le elezioni in Honduras dal contesto regionale.
Un contesto in cui i virulenti attacchi verbali dell'amministrazione Trump contro la Colombia e il Venezuela, insieme alla forte presenza militare aggressiva degli Stati Uniti nei Caraibi, stanno portando il continente sull'orlo di un conflitto molto pericoloso.
Ancora più pericolose e irresponsabili le parole del candidato liberale Nasralla, che ha assicurato che, in caso di brogli che lo privassero della vittoria, la flotta statunitense si dirigerebbe immediatamente verso le coste honduregne.
“Il fatto che Libre continui a governare rappresenta un passo indietro per gli obiettivi geostrategici di dominio degli Stati Uniti in America Latina. In qualche modo, questo si rifletterà sulle elezioni”, ha affermato Méndez.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
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