Gli scontri nelle strade di Cochabamba fanno due morti, mentre il sindaco abbandona la città
Le strade di Cochabamba sono state di nuovo teatro di scontri tra movimenti sociali e sostenitori dell'impopolare sindaco. Contadini, nativi, cocaleros (coltivatori di foglie di coca) e gruppi indipendenti hanno protestato sin dall'inizio della settimana chiedendo le dimissioni del sindaco Manfred Reyes Vila. Dopo la violenta repressione di una marcia lunedì, i manifestanti sono rimasti nella piazza centrale della città (piazza 14 settembre) per una veglia; altre simili si sono tenute in altre piazze della zona centrale.
Giovedì 11 gennaio una marcia dei difensori del sindaco ha penetrato le barricate di polizia nel centro della città e ha attaccato decine di dimosttranti dei movimenti sociali con mazze da baseball, armi da fuoco e coltelli per cercare di riottenere il controllo della piazza 14 settembre, sede del Municipio. La polizia è avanzata usando gas lacrimogeni, che hanno dato il via a violenti scontri. C'è un gran numero di persone ferite: 115 circa secondo gli ultimi conteggi, e due morti. Sono il cocalero Nicomedes Gutiérres, ucciso da un colpo di pistola, e Cristian Urresty del gruppo 'Giovani per la democrazia', morto strangolato.
Il sindaco Manfred Vila ha abbandonato Cochabamba la stessa mattina in cui è stato dato l'annuncio degli scontri, rifugiandosi in un hotel a La Paz. Nel frattempo, quel pomeriggo, si è tenuto un meeting tra gli alleati del sindaco nelle città di Benji, Tarija, Santa Cruz, La Paz e Cochabamba. Hanno deciso di comune accordo che non stabiliranno un dialogo con il governo federale e che porteranno avanti azioni di solidarietà al sindaco Vila. Nella notte, il governo federale ha annunciato che durante gli scontri tre persone, tutte collegate al Comitato civico di Cochabamba, sono state trattenute con armi da fuoco, e ha sottolineato come “l'intolleranza e il rifiuto di negoziare” da parte di Manfred Vila abbiano dato come risultato un grave conflitto sociale .
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Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
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