Latina

Sul territorio del Santuário Sagrado dos Pajés sorgerà un complesso abitativo per quarantamila persone

Brasile: la speculazione immobiliare minaccia un santuario indigeno

Il progetto si inserisce nel quadro del "Setor de Expansão Urbana"
9 dicembre 2007
David Lifodi
Fonte: Indymedia

Le mire espansionistiche delle agenzie immobiliari, i silenzi della Funai (Fundação Nacional do Indio) che in teoria dovrebbe difenderli, le imposizioni della classe imprenditoriale brasiliana rappresentano gli ingredienti principali dell'ennesima rapina della terra ai danni delle comunità indigene brasiliane.
Questa volta però l'oltraggio ai danni degli indigeni non è limitato alle sole etnie Fulni-ô-Tapuya e Cariri-Xocó e Tuxá (quelle direttamente coinvolte), ma a tutte le comunità indigene sudamericane, poiché il progetto redatto e reso noto alla stampa da parte della compagnia immobiliare di Brasilia Terracap prevede, sul territorio del Santuário Sagrado dos Pajés, la costruzione di un complesso abitativo che andrà ad ospitare circa quarantamila persone appartenenti principalmente alle classe medio-alta della città. Questo disegno si inserisce nel piano di riqualificazione della zona nord-est del distretto federale di Brasilia denominato "Setor de Expansão Urbana": la minaccia concreta contro il santuario indigeno ha avuto l'effetto di mobilitare immediatamente indios e movimenti.
In una lettera inviata alla sezione Unicef di Brasilia, gli indigeni chiedono il rispetto dei popoli originari, da sempre abitanti su quelle terre, e chiamano pesantemente in causa la Funai, già nel recente passato bersaglio delle critiche degli indios. Accusata di aver svolto negli ultimi 40 anni politiche indigeniste equivoche, la Fundação Nacional do Indio sarebbe l'organo istituzionale legalmente designato per dirimere le controversie tra indios e lo Stato per quanto riguarda la demarcazione, la protezione e la tutela delle loro terre. In realtà la Funai, pur avendo identificato geograficamente le terre spettanti alle comunità Fulni-ô-Tapuya e Cariri-Xocó e Tuxá dal 2002, non ha mai portato a termine il procedimento legato al riconoscimento e alla conseguente demarcazione ufficiale, contribuendo così a servire su un piatto d'argento queste terre alla peggiore speculazione immobiliare. Questa situazione di incertezza ha determinato per la Funai l'impossibilità di far valere legalmente i diritti indigeni in quanto area non ufficialmente di sua competenza e ha permesso al tempo stesso l'approvazione del progetto abitativo che vedrà la luce proprio sui territori indios entro il 2008.
Le etnie Fulni-ô-Tapuya e Cariri-Xocó e Tuxá abitano nel territorio del Santuário Sagrado dos Pajés dal 1969, quando furono cacciate dalle loro terre originarie (nella regione di Águas Belas, stato di Pernambuco). A partire dal 1996 gli indios hanno iniziato una dura battaglia non solo per vedere riconosciuta legalmente la demarcazione della terra, ma anche per il riconoscimento delle loro attività culturali, quali la tutela delle lingue originali, i rituali religiosi, la coltivazione di piante ed erbe curative, l'allevamento di animali e lo svolgimento di piccoli lavori agricoli. Il suolo dove sorge il Santuário Sagrado dos Pajés è stato riconosciuto dall’Onu nel 1992 come "Reserva de Biosfera Mundial" sia per la presenza di una riserva idrica che rifornisce la città di Brasilia e gli affluenti del lago Paranoà sia come area attigua al Parco Nazionale, dove si trovano numerose specie vegetali. Inoltre, considerato come l'unico tempio dell'America Latina destinato ad ospitare i diversi rituali delle comunità indios di tutto il continente, il Santuário Sagrado dos Pajés ha visto nel corso degli anni cerimonie di etnie indigene provenienti da Nicaragua, Messico, Cile, Perù, Bolivia, Ecuador, Venezuela e Guatemala. La costruzione di un enorme complesso abitativo sul territorio del Santuario indigeno è ritenuta dagli indios un grave affronto: le comunità si sono appellate alla Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni approvata dall'Onu lo scorso Settembre per esigere il riconoscimento da parte delle istituzioni della loro condizione di popoli liberi, sottolineando inoltre il diritto a non essere soggetti ad alcuna forma di discriminazione: in questo contesto si inserisce l'appello rivolto dalla Comunità del Santuário Sagrado dos Pajés a "tutti i guerrieri che traggono la loro forza vitale dalla madre terra contro il genocidio degli indigeni e della loro cultura".
Contro quello che è stata definito una sorta di "imperialismo neofinanziario", gli indios chiamano alla difesa del loro diritto alla terra, della biodiversità, della madre terra e dei loro diritti, specificando fin da ora che non accetteranno qualsiasi altra soluzione che non sia quella del ritiro immediato del progetto "Setor de Expansão Urbana": nonostante i tentennamenti della Funai gli indigeni hanno dalla loro parte il testo della Costituzione Federale, che all’articolo 231 stabilisce il divieto di allontanamento delle etnie indios dalla loro terra e definisce i loro possedimenti come permanenti.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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