Messico: Amnesty International adotta cinque difensori dei diritti degli indigeni come prigionieri di coscienza.
Amnesty International (AI) lancia un appello per la liberazione immediata e incondizionata di Raúl Hernández, Manuel Cruz, Orlando Manzanarez, Natalio Ortega y Romualdo Santiago, detenuti da più di 6 mesi in Ayutla, nello Stato di Guerrero.
Dopo aver scrupolosamente esaminato il caso, AI é arrivata alla conclusione che questi cinque uomini siano innocenti rispetto l’accusa di omicidio che viene loro imputata, e che la loro detenzione e persecuzione siano dovute a motivi politici.
Tutti i detenuti sono membri dell’Organizzazione del Popolo Indigeno Me’phaa (OPIM).
Amnesty International ritiene che il processo abbia avuto luogo come rappresaglia alle loro attività legittime di promozione e difesa dei diritti della propria comunità, e per aver denunciato gli abusi commessi dai boss politici locali (cacique local) e dalle autorità.
I quattro indigeni sono stati arrestati il 17 aprile 2008 con l’accusa di aver assassinato Feliciano García il 1 gennaio 2008 presso la comunità Il Camalote, Stato del Guerrero. Il 20 ottobre scorso, un giudice federale ha concesso una revisione federale (amparo) per Manuel Cruz, Orlando Manzanarez, Natalio Ortega y Romualdo Santiago da cui è risultato che le prove presentate durante il processo erano irrilevanti e non li riguardavano. Per questo motivo è stata ordinata la loro liberazione.
Tuttavia i prigionieri non sono stati messi in libertà, perché la Procura Generale della Republica (PGR) si è appellata alla risoluzione, nonostante non abbia nessuna evidente funzione riguardo il caso e tanto meno siano state presentate nuove prove.
Come risultato, quattro uomini innocenti rimangono in prigione. AI lancia un appello affinché la PGR ponga fine a questo ingiustificato impedimento alla loro liberazione.
A Raúl Hernández è stato negato l’“amparo” perché due testimoni hanno detto che lui si trovava sul posto quando la vittima venne uccisa. Tuttavia, dopo un minuzioso esame del caso, AI considera che le prove di accusa, sono state costruite affinché gli eventuali testimoni non denunciassero i crimini se non giorni dopo i fatti accaduti e solo dopo che il “cachique” avesse accusato pubblicamente i membri di OPIM. Si sa inoltre che il cacique aveva minacciato e lanciato accuse false contro la OPIM in precedenti occasioni; che l’agente del Pubblico Ministero che aveva indagato il caso, aveva lavorato direttamente con el cacique (anche come traduttore ufficiale); e che il fatto evidente che Raúl Hernández non era presente al momento del crimine era stato totalmente ignorato.
“Questa storia dimostra un esempio comune degli abusi contro i diritti umani in Guerrero”, spiega Rupert Knox, ricercatore di AI per il Messico. “Le autorità spesso fanno un cattivo uso del sistema giudiziario per punire coloro che lavorano per il rispetto dei diritti delle comunità emarginate e che osano parlare degli abusi. In questo contesto ci sono poche possibilità di processi equi”.
Amnesty International lancia un appello per la liberazione immediata di questi cinque uomini, la cancellazione degli ordini di arresto contro altri 10 membri della OPIM accusati dello stesso crimine, e una completa e imparziale indagine sull’omicidio di Alejandro Feliciano García affinché i veri colpevoli della sua morte siano assicurati alla giustizia.
Informazioni sul caso
L’Organizzazione del Popolo Indigeno Me’ phaa (OPIM) fu creata nel 2002 per difendere e promuovere i diritti degli indigeni Mé phaa (Tlapanecas) in Messico. Il sud dello Stato di Guerrero, dove vivono circa 116.000 Me’ Phaa, ha uno dei maggiori livelli di emarginazione e gli indicatori di sviluppo umano più bassi del Messico.
Appartenenti alla OPIM hanno subito atti reiterati e concertati di molestia e intimidazione. Sono stati oggetto di attacchi e minacce in numerose occasioni; molte di queste persone sono state sotto sorveglianza e uno dei leader dell’organizzazione è stato ucciso.
Il 9 febbraio 2008, Lorenzo Fernández Ortega, uno dei leader di OPIM e fratello di Inés Fernández Ortega, è estato sequestrato. Il suo cadavere è stato ritrovato in Ayutla de los Libres il giorno dopo con segni di tortura, però non è stata eseguita alcuna autopsia e l’indagine sulla sua morte é stata chiusa.
(AMR 41/040/2008); http://www.amnesty.org/en/library/info/AMR41/040/2008/en
"Comunicato stampa di Amnesty International 11/11/2008. Traduzione coord.americalatina@amnesty.it "
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