Messico: ONU condanna attentato contro donna indigena nel Guerrero
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, in un comunicato stampa del 26 giugno, condanna l’attentato contro Margarita Martín de las Nieves, vedova del difensore dei diritti umani Manuel Ponce dell’Organizzazione per il Futuro del Popolo Mixteco (OFPM) che è stato assassinato lo scorso febbraio e il cui omicidio rimane ad oggi impunito.
Nello Stato del Guerrero, a Sud del Messico, le intimidazioni e gli attentati contro i difensori dei diritti dei popoli indigeni sono all’ordine del giorno. Tale è l’aggravarsi e l’urgenza della situazione che il 9 aprile 2009 la Corte Interamericana dei Diritti Umani ha ordinato misure di protezione per 107 attivisti dei diritti umani, per la maggior parte indigeni, che corrono gravi pericoli.
Tra questi anche Margarita Martín de las Nieves che il 24 giugno, ad Ayutla de los Libres, ha partecipato ad una riunione presso il Centro dei Diritti Umani della Montagna Tlachinollan. Un’ONG che si occupa della tutela dei diritti umani e costituisce un importante punto di riferimento per le altre organizzazioni locali. A questa riunione ha partecipato anche un ufficiale della polizia preventiva statale per prendere accordi con Margarita Martínes riguardo le misure per la sua protezione (ronde a domicilio, cellulari etc.) che lo stato aveva promesso a partire dal 23 giugno.
Durante il tragitto verso la sua comunità una persona non identificata, che si trovava ai bordi della strada, ha sparato contro Margarita Martín de las Nieves e a due famigliari, anche loro membri di OFPM, che l’accompagnavano. Per fortuna nessuno è stato colpito. La polizia, nonostante gli accordi, non era presente a proteggerla, il cellulare che le aveva fornito il governo federale come mezzo di protezione non funzionava, e al numero di telefono che avrebbe dovuto fare in caso di emergenza non rispondeva nessuno.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite richiama le autorità competenti perché stabiliscano come sono andati i fatti in maniera rapida ed efficace, e sollecita lo Stato Messicano perché attivi le misure dettate dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani in forma effettiva e diligente per proteggere i difensori dei diritti umani e il loro lavoro.
Amnesty International ha lanciato un’azione urgente suo caso (www.amnesty.it).
Nel frattempo il Centro dei diritti Umani della Montagna Tlachinollan in collaborazione con altre organizzazioni locali e internazionali, continua a gran voce a chiedere la liberazione del prigioniero di coscienza Raúl Hernández dell’Organizzazione del Popolo indigeno Me’phaa (OPIM).
L’attivista è stato imprigionato il 17 aprile 2008 con l’accusa di omicidio in base a prove fabbricate ad arte per rappresaglia contro il suo legittimo lavoro di difesa dei diritti del popolo indigeno. Tutt’ora rimane recluso nella prigione di Ayutla de los Libres.
In tutto il Messico i difensori dei diritti umani continuano a subire minacce, aggressioni, incriminazioni penali politicamente motivate e detenzioni per aver guidato proteste o promosso il rispetto dei diritti umani.
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