Cile: resta in carcere la mapuche Francisca Linconao
La persecuzione nei confronti di Francisca Linconao rappresenta l’ennesimo esempio della criminalizzazione dei mapuche da parte del Cile. Di recente, in una lettera inviata alla presidenta Michelle Bachelet dal carcere femminile di Temuco, dove si trova rinchiusa, Francisco Linconao scrive di essere messa sotto accusa dallo Stato per un crimine che non ha commesso e denuncia gli abusi della Policía de Investigaciones del Chile. Non solo la polizia ha fabbricato prove false contro la donna, ma ha violato lo spazio sacro della machi, dove svolge il suo lavoro di guida spirituale, ritenuto intoccabile per il mondo mapuche. “Nessuna istituzione dello Stato cileno”, scrive Francisca Linconao, “si è preoccupata di prendere in considerazione le mie richieste né ha accolto le denunce relative al divieto di tornare nel mio territorio per svolgere la funzione di machi”. L’opinione pubblica cilena ha sempre definito Francisca Linconao come “terrorista” e “assassina”. Il contenzioso tra la machi e il Cile va avanti almeno dal 2008, quando la donna era riuscita a condurre in tribunale la Sociedad Palermo Limitada per il taglio illegale di alberi nel fundo Palermo Chico, confinante con la sua comunità nella comuna Padre Las Casas. Il taglio degli alberi era illecito, argomentava la machi, poiché avveniva all’interno del perimetro dove si trovavano tre sorgenti d’acqua, rendendo così carta straccia l’articolo 5 della Ley de Bosques. Inoltre, questo comportava la violazione dello spazio “Menokos”, ritenuto sacro nella cosmovisione mapuche e nel quale si trovavano piante medicinali utili al lavoro della machi nelle sue funzioni curative. Il verdetto della Corte d’Appello di Temuco fu a suo favore e, del resto, non avrebbe potuto essere diversamente poiché, proprio nel 2008, il primo governo Bachelet aveva ratificato il Convenio 169 dell’Organización Internacional del Trabajo sobre los Pueblos Indígenas. Si trattò del primo caso in cui il Cile applicò il Convenio, il cui articolo 13 sancisce l’obbligo dello stato a rispettare i valori spirituali dei popoli indigeni ed il loro legame con la terra e il territorio. Tuttavia, proprio a causa del suo impegno militante in difesa del territorio, la machi ha finito per essere inserita tra gli indiziati dell’omicidio contro i latifondisti svizzero cileni Luchsinger-Mackay. Francisca Linconao ha dovuto sopportare per mesi diverse misure cautelari, a partire dall’obbligo di rimanere in casa nelle ore notturne. Tutto ciò ha fortemente pregiudicato la salute della machi, a cui lo Stato rifiuta di riconoscere il ruolo di autorità religiosa e spirituale. Nella sua missiva inviata a Michelle Bachelet, Francisca Linconao denuncia le prove false fabbricate nei suoi confronti da parte della Policia de Investigaciones e le fa capire che dalla presidenta si sarebbe aspettata molto di più per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti dei mapuche, oltre ad un maggior interesse in merito al suo caso. “Con la presidenta sarà meglio”, si augurava la machi, dicendo di aver votato Bachelet alle ultime elezioni e sottolineando la scarsa fiducia nel precedente esecutivo. Il caso Luchsinger-Mackay è uno dei più complessi in cui sono coinvolti i mapuche, anche per la detenzione di altri dieci comuneros in carcere e per la pressione esercitata sul governo dai latifondisti. Sono state molteplici le petizioni rivolte allo Stato cileno e alle autorità carcerarie affinché sia permesso alla machi e agli altri comuneros reclusi di poter accedere alle medicine naturali e a svolgere i rituali tipici della cosmovisione mapuche. Fuori dal carcere la mobilitazione per Francisca Linconao e compagni cresce, dall’appoggio degli studenti universitari all’interesse mostrato dalla presidenta dei giornalisti cileni Javiera Olivares, che ha espresso preoccupazione per la salute fisica e spirituale della donna, invitando lo Stato a rispettare il ruolo di autorità tradizionale mapuche della donna.
È superfluo segnalare che, nell’ansia di criminalizzare i mapuche e trovare un facile capro espiatorio, la giustizia non ha mai indagato sulle dispute tra le famiglie Luchsinger e Mackay, caratterizzate da scorrettezze ed episodi di violenza di ogni tipo.
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.
Articoli correlati
- Intellettuali, giornalisti e politologi analizzano il risultato delle urne
Cile: come ripartire dopo la sconfitta dell’Apruebo?
L’esito del voto del 4 settembre ha lasciato molti dubbi e poche certezze sul futuro del paese13 settembre 2022 - David Lifodi - Un’occasione del genere difficilmente si ripresenterà nel breve periodo
Cile: alcune ragioni del no alla nuova Costituzione
Sull’esito del voto ha pesato lo scollamento tra il paese reale e il governo di Gabriel Boric7 settembre 2022 - David Lifodi - 14 donne e 10 uomini nel governo di Boric che entrerà in carica l’11 marzo
Cile: i ministri che guardano al cambiamento
Alla Difesa Maya Fernandez, la nipote di Salvador Allende, ma al Bilancio e in altri ministeri sono diversi gli esponenti della vecchia Concertación24 gennaio 2022 - David Lifodi - Tra il 17 e il 21 novembre 2021 la polizia ha ucciso due giovani, vittime di razzismo e pregiudizio
Argentina: repressione e grilletto facile
Il mapuche Elías Garay lottava per il diritto alla terra della sua comunità. Lucas González era un ragazzo delle periferie che sognava di fare il calciatore.4 gennaio 2022 - David Lifodi
Sociale.network