Latina

Lanciata la Campaña Latinoamericana por el Derecho a la Educación affinché i negoziati siano trasparenti

Il Tisa incombe sull’America latina

A forte rischio i diritti sociali, culturali, ambientali e lavorativi
22 agosto 2016
David Lifodi

internet Di fronte al pericoloso avanzamento del Tisa in Sudamerica è partita, di recente, la Campaña Latinoamericana por el Derecho a la Educación (Clade), volta ad indirizzare un appello alla società civile affinché faccia pressione sui governi del continente per rendere pubblici i negoziati in corso, sui quali invece, fino ad ora, vige la più stretta riservatezza.

Dal 2012, anno in cui un gruppo di paesi aderenti all’Organizzazione mondiale del Commercio si costituì sotto il nome di Really Good Friends of Services, l’Accordo sul Commercio internazionale dei servizi (Tisa l’acronimo in inglese) ha fatto il suo ingresso nell’agenda economica sotto il più completo riserbo, ma è trapelato il fine ultimo dell’accordo, quello di liberalizzare il più possibile il commercio e gli investimenti nei servizi, compresi quelli pubblici. L’appello della Campaña Latinoamericana por elDerecho a la Educación insiste principalmente sul fatto che il Tisa mette a rischio la garanzia dei diritti umani, ma non lascia presagire nulla di buono nemmeno il fatto che i negoziati siano accompagnati dal Team Tisa, una coalizione di multinazionali tra cui spiccano, tra le altre, Citigroup, Walmart e Ibm. Nel processo di incorporazione ai negoziati non si è inserito il gruppo dei Brics, anche se il Brasile, soprattutto dopo il colpo di stato che ha portato Temer alla presidenza del paese, ha mostrato di recente il proprio interesse a far parte dei paesi che stanno negoziando, in maniera tutt’altro che trasparente, sul Tisa. Stesso discorso vale per l’Argentina, che si è detta propensa ad entrare nel novero dei paesi pro Tisa soprattutto a seguito della vittoria elettorale di Mauricio Macri. Finora i paesi latinoamericani che partecipano ai negoziati sono Colombia, Costarica, Cile, Messico, Panama e Perù.

Nonostante a inizio giugno si sia svolta la diciottesima seduta di negoziati, gli incontri sul Tisa sono stati caratterizzati da una totale mancanza di accesso alle informazioni sul contenuto degli accordi che stanno per essere adottati e i cui provvedimenti avranno una ricaduta sia sulla cittadinanza sia sugli stessi parlamenti dei paesi coinvolti. Tuttavia, da quel poco che è filtrato da Wikileaks, emerge che gli stati avranno sempre minor potere nel regolare il commercio dei servizi e tutto ciò avrà un impatto negativo sui diritti sociali, culturali, ambientali e lavorativi, poiché si ridurranno, per gli stati, le possibilità tutelare gli interessi della cittadinanza. Nelle regioni centroamericane e sudamericane, dove già prevalgono i diritti delle multinazionali su quelli delle persone, e in cui gran parte degli stati agisce per conto delle imprese, è facile prevedere, nel migliore dei casi, un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle persone.Fino a questo momento, gli stati non hanno informato la popolazione sugli accordi relativi al Tisa ed è proprio per questo motivo che, pochi mesi fa, il governo uruguayano ha deciso di uscire dai negoziati per l’accordo ad ampia maggioranza. L’appello del Clade, Alt al Tisa, invita quindi la società civile organizzata ad intensificare la pressione sui governi affinché rendano pubblico il contenuto dei negoziati  e coinvolgano comunità, sindacati, associazioni e partiti politici. Per l’America latina il Tisa rappresenta una minaccia mai vista prima, ancora peggiore rispetto ai trattati di libero commercio, poiché il funzionamento dello stato e le sue priorità finiscono per passare in secondo piano di fronte agli accordi commerciali. Tra gli aspetti maggiormente negativi si trova il mantenimento dello status quo: nessun servizio, una volta privatizzato, potrà essere reso di nuovo statale dai Parlamenti. Inoltre, i termini degli accordi legati al Tisa hanno la priorità rispetto alle leggi dei singoli stati ed esiste una clausola per la quale la validità non è applicabile soltanto agli accordi attuali in una determinata materia, ma anche a quelli futuri. Il Tisa rappresenta un vero e proprio trattato capestro poiché le controversie tra imprese e stati saranno sempre giudicate in tribunali che non siano sottomessi né alle leggi nazionali né ai trattati internazionali. Anche questo è un aspetto preoccupante se si pensa che, già nei primi anni Duemila, la battaglia tra la Bolivia e le multinazionali dell’acqua fu giudicata dal Ciadi, l’organismo legato alla Banca mondiale. Tramite questa norma, di fatto viene interamente svuotato l’apparato giuridico dei singoli stati, che saranno anche costretti ad attendere cinque anni prima di poter divulgare i termini degli accordi.

Servizi pubblici essenziali come la sanità, l’istruzione, la gestione dell’acqua o dei rifiuti rischiano di essere amministrati secondo norme sovranazionali che mettono a rischio la sovranità territoriale dei singoli stati e, in un contesto come quello latinoamericano, già caratterizzato dalle forti disuguaglianze sociali, gli effetti del Tisa potrebbero essere devastanti. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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