Manovre militari alla Tripla Frontera
Non occorre troppa fantasia, infatti, per pensare che l’esercito statunitense, quando si muove, non lo fa certo casualmente. L’interesse degli Stati uniti per impossessarsi delle risorse naturali latinoamericane e tenere i fari puntati su Caracas risulta fin troppo evidente, per questo Washington ha deciso di circondarsi di stati amici (Perù, Colombia e il Brasile del golpista Michel Temer) per far percepire in maniera decisa la propria presenza nel suo cortile di casa. Come ha evidenziato anche la Banca mondiale, l’America latina possiede sul suo territorio le riserve d’acqua dolce più grandi del pianeta. Considerando che le guerre del futuro saranno combattute sempre più per assicurarsi l’oro blu e che tra i paesi con le maggiori riserve d’acqua del pianeta si trovano, guarda caso, proprio Brasile, Perù e Colombia, basta fare uno più uno per capire il motivo per cui questi paesi abbiano partecipato alla cosiddetta operazione “America unita”. Secondo la giornalista argentina Telma Luzzani, autrice del libro Territorios Vigilados, nel solo stato brasiliano di Amazonas si trovano il 95% delle riserve di niobio, imprescindibile per l’acciaio dei missili intercontinentali, e il 96% delle riserve di titanio e tungsteno, minerali utilizzati per l’industria aeronautica spaziale e militare.
La presenza militare Usa e gli addestramenti degli eserciti, ridottisi durante il periodo in cui si era affermata nel continente latinoamericano l’onda progressista, non è tuttavia una novità. Attualmente, gli Stati uniti operano in Sudamerica attraverso tre modalità. La prima è la cosiddetta Main Operating Base, da Guantanamo, a Cuba, a Soto Cano (in Honduras). La seconda riguarda le cosiddette basi per operazioni avanzate, caratterizzate dalla presenza di un numero ridotto di militari, che però può aumentare in base agli eventi. Le Forward Operating Locations si trovano ad Aruba, Curazao ed El Salvador, dopo che l’ex presidente ecuadoriano nel 2009 Rafael Correa non rinnovò il contratto della base di Manta agli Stati uniti. Infine, la terza modalità è quella della Cooperative Security Location, ma il fatto certo è che, in tutto il continente, pur in mancanza di cifre ufficiali, si conta un gran numero di basi militari a stelle e strisce.
L’operazione Amazon Log 17 ha visto la partecipazione di 1.500 militari brasiliani, 120 peruviani e 150 colombiani. Secondo l’analista messicana Ana Esther Ceceña, l’intenzione degli Stati uniti è quella di avere un appoggio già pronto, una sorta di base militare in grado di mobilitarsi rapidamente dal Brasile, dal Perù e dalla Colombia, nel caso in cui la situazione politica venezuelana precipiti. Le operazioni militari alla Tripla Frontera non sono piaciute all’opposizione brasiliana, che ha preteso da Temer la discussione nella sede della Camera dei deputati per avere un’informativa precisa in merito ad Amazon Log 17 sul proprio territorio. Risulta evidente che gli Stati uniti e i governi latinoamericani orientati a destra sempre più stiano gettando le basi per poter condurre incursioni militari in Venezuela e, più in generale, nel continente latinoamericano, non a caso il governo boliviano ha fiutato la trappola e non ha accettato di partecipare alle manovre militari a cui era stato invitato da Washington. In Brasile la questione è stata sollevata dal deputato del Psol (Partido Socialismo e Liberdade) Glauber Braga, grazie al quale il caso è arrivato alla Camera dei deputati. Braga ha evidenziato che queste esercitazioni militari potrebbero far perdere la sovranità territoriale al Brasile ed ha chiamato in causa il generale Eduardo Villas Boas e il ministro della Difesa Raul Jungmann, chiedendo loro spiegazioni più dettagliate in proposito.
Anche in Perù la partecipazione di militari provenienti da Lima ha suscitato numerose polemiche, soprattutto perché dietro ad Amazon Log 17 si nasconde il Comando Sur degli Stati uniti. Del resto, i movimenti dell’esercito Usa in America latina sono sinonimi di venti di guerra, si pensi al rovesciamento di Jacobo Arbenz in Guatemala, nel 1954, alla Baia dei Porci a Cuba, al colpo di stato cileno dell’11 settembre 1973 e, per venire ai giorni nostri, ai golpe andati a segno contro Zelaya, Lugo e Dilma Rousseff negli ultimi anni in Honduras, Paraguay e Brasile. Il presidente peruviano Kuczynski, al pari del colombiano Santos e del brasiliano Temer, insiste nel dire che il problema principale dell’America latina è la democrazia in Venezuela, come se nei loro tre paesi regnasse la giustizia sociale e non ci fosse alcuna violazione dei diritti civili, sociali, umani e politici. Di fronte alla dichiarazione dell’America come “zona di pace”, secondo quanto espresso dalla Celac (Comunidad de Estados de América Latina y el Caribe), le manovre militari svoltesi di recente a Tabatinga rappresentano una evidente provocazione.
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